Rimini insieme a Forlì e Cesena nella Camera di Commercio della Romagna

Rimini insieme a Forlì e Cesena nella Camera di Commercio della Romagna

Alla fine hanno prevalso quanti si sono battuti per l'accorpamento ridotto, tenendo insieme solo Rimini e Forlì-Cesena, mentre nella fase iniziale del

Alla fine hanno prevalso quanti si sono battuti per l’accorpamento ridotto, tenendo insieme solo Rimini e Forlì-Cesena, mentre nella fase iniziale della discussione si era ventilata anche l’ipotesi di riunire Ravenna e Ferrara. Fondersi non era una scelta ma un obbligo per le Camere di Commercio con meno di 75 mila imprese e in regione solo Bologna e Modena superano questo tetto, e si trovano quindi nella condizione di continuare a mantenere le attuali circoscrizioni territoriali.
Ieri le Cciaa di Rimini, Forlì-Cesena hanno deliberato l’avvio del “processo di accorpamento su area vasta”, dopo un confronto partito oltre un anno fa. Il nuovo ente si chiamerà “Camera di commercio della Romagna-Forlì-Cesena e Rimini”, con sede legale a Forlì, e le sedi territoriali di Rimini e Cesena.
“L’ambito sul quale la nuova Camera di commercio eserciterà le proprie importanti funzioni nell’interesse delle imprese e dell’intero sistema economico, comprende 56 Comuni, oltre 730.000 abitanti, quasi 100.000 imprese e un valore aggiunto prodotto ogni anno dalle diverse attività economiche e produttive di 19,5 miliardi di euro. Sono sufficienti questi dati per comprendere l’importanza che il nuovo ente camerale avrà a livello regionale”, spiega il presidente di Cciaa Rimini, Fabrizio Moretti.
Ora si attende il decreto istitutivo della nuova Camera di Commercio da parte del ministero dello sviluppo economico e per la fusione vera e propria se ne riparlerà nel 2016.
Si scommette sul “vantaggio conseguibile dall’integrazione di due sistemi economici complementari, caratterizzati dalla diffusione delle PMI e in particolare delle piccole imprese, dalla presenza di forti specializzazioni nella produzione di beni e servizi nei settori del turismo, del commercio, dell’artigianato, della manifattura e dell’agro-alimentare”. Con la promessa di tutelare e valorizzare le rappresentatività dei diversi territori, “riorganizzando le funzioni e i servizi tradizionali e prevedendone altri innovativi, realizzando economie di scala nel rispetto di una sostenibilità economica e finanziaria che deve tenere conto della riduzione progressiva, nel triennio 2015/2017, delle entrate da diritto annuale secondo quanto previsto da una norma entrata in vigore nel 2014”.
Il resto, cioè il ruolo non gregario che Rimini saprà giocare, sarà tutto da vedere alla prova dei fatti.

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