Risiko fieristico: alle alleanze venete di Rimini e Parma, Bologna risponde con l’asse milanese

Risiko fieristico: alle alleanze venete di Rimini e Parma, Bologna risponde con l’asse milanese

E' in atto un forte ripensamento sulle strategie all'interno del sistema fieristico emiliano-romagnolo. Quello che si configura è un terremoto. Dopo che Rimini ha siglato il matrimonio con Vicenza e lavora alla quotazione in Borsa, da Bologna si risponde con una inedita partnership con Milano. Interviene la Regione, che non esclude questo scenario, anzi lo incoraggia, ma indica la priorità: non può essere messo a rischio il percorso verso un unico sistema fieristico regionale. Sarà possibile tenere insieme tutte queste "pulsioni"?

Terremoto all’orizzonte per il sistema fieristico italiano? Si sta parlando di dividere BolognaFiere in un soggetto gestore del patrimonio e uno delle attività fieristiche, quindi la quotazione in borsa per la società di gestione, e, udite udite, l’alleanza con la fiera di Milano. Queste voci sono diventate richieste di chiarimenti presentate in consiglio regionale da Silvia Prodi (Misto-Mdp), Igor Taruffi, Yuri Torri (sinistra italiana) e Piergiovanni Alleva (AltraER). Una rivoluzione come quella che si starebbe delineando, che ripercussioni avrebbe sullo scenario regionale e su quella collaborazione fra Fiere di cui si parla da tempo? Anche perché in passato la Regione Emilia Romagna perseguiva la scelta di un unico soggetto fieristico regionale “in grado di competere seriamente con Milano”.

E’ stato l’assessore Emma Petitti (al posto dell’assessore alle Attività produttive, Palma Costi, assente per impegni istituzionali) a rispondere in aula durante il question time. E non ha escluso nemmeno l’alleanza con Milano. Anzi. Per la Regione, qualsiasi decisione sulla Fiera di Bologna “dovrà puntare a obiettivi che ribadiamo: la nascita di un unico sistema fieristico regionale, il potenziamento del quartiere fieristico di Bologna, con la sua valorizzazione nell’ambito del territorio metropolitano, la salvaguardia dei livelli occupazionali e dell’indotto”.
La Regione andrà “al confronto senza alcuna preclusione verso proposte deliberate da un Cda che comunque ha presentato un bilancio positivo – quindi una solida base di partenza per i necessari progetti di sviluppo – portando però elementi dai quali per noi non si dovrà prescindere”.

Un punto fermo è quello che “le soluzioni adottate non possono mettere a rischio il percorso verso un unico sistema fieristico regionale. Un soggetto forte che favorisca l’internazionalizzazione delle nostre imprese, mettendole nelle condizioni di essere sempre più competitive sui mercati e con positive ricadute economiche sui territori. Per questo sono necessarie aggregazioni e alleanze, anche per mantenere primati che la Regione Emilia-Romagna in questi ultimi anni ha raggiunto: da quattro anni consecutivamente prima per crescita e prima anche per export pro-capite, con il turismo che cresce a ritmi vertiginosi”.
In questo contesto “è bene chiarirlo subito, una possibile alleanza con la Fiera di Milano potrebbe rappresentare un ulteriore tassello di rafforzamento del sistema fieristico regionale, in una ottica allargata a più regioni. Un fatto certamente nuovo, a quel punto allargato alle tre principali regioni del Nord, poiché già oggi abbiamo sostenuto la nascita di Ieg, la nuova società nata dall’integrazione fra la Fiera di Rimini e la Fiera di Vicenza, così come abbiamo sostenuto insieme agli altri soci pubblici la Vpe, la newco tra Fiera di Parma e Fiera di Verona. Ma l’eventuale proposta che guarda a Milano sposterebbe l’asse su un livello ancora più alto di alleanze e questo comporterebbe la necessità di avviare un percorso procedurale e politico-istituzionale da verificare nella sua fattibilità. E solo in caso di esito positivo si dovrebbe lavorare a un soggetto in grado di dare gambe a un sistema fieristico anche interregionale, che sarebbe strategico per il sistema produttivo italiano e in grado di essere sempre più competitivo a livello mondiale”.

Nello stesso tempo, spiega ancora Petitti, “si devono porre basi solide per potenziare il quartiere fieristico dal punto di vista dell’occupazione e dell’indotto. Salvaguardia dell’attuale occupazione, con la prospettiva di aumentarla, così come, altro obiettivo che abbiamo sempre dichiarato, la salvaguardia dell’occupazione delle imprese manifatturiere che hanno nella Fiera uno strumento fortissimo di internazionalizzazione. E aggiungiamo la salvaguardia della occupazione prodotta indirettamente dalle attività fieristiche sul territorio metropolitano e non solo, grazie all’afflusso di un gran numero di visitatori e buyer, con un indotto economico molto alto per la città e il sistema metropolitano”.
Così come “è essenziale il mantenimento delle rassegne maggiori a Bologna, grandi marchi dai quali non si può prescindere per piani di sviluppo futuri. Quindi, la verifica approfondita sulle garanzie, anche in tal senso, che dovrebbero venire dalla proposta di riassetto societario, che possano escludere già nel medio periodo l’evoluzione verso una società di gestione delle strutture del quartiere fieristico, in mano ai soli soci pubblici, e una società di gestione delle rassegne fieristiche che porti a scelte che possano penalizzare Bologna nei calendari fieristici nazionali e internazionali”.
Infine, “i progetti di riorganizzazione societaria e di sviluppo ai quali stanno lavorando i vertici di Bologna Fiere vengono discussi all’interno degli organismi competenti, nei quali, questa è sempre stata la nostra posizione, su questa linea auspichiamo la massima condivisione, oltre al confronto con sindacati e parti sociali”.

Intanto Italian Exhibition Group procede in vista della quotazione delle proprie azioni sul segmento Star del mercato Mta di Borsa Italiana e il 25 maggio scorso ha annunciato la costituzione del gruppo di lavoro. L’impressione è che Bologna stia cercando strade proprie per uscire dall’angolo soprattutto dopo l’alleanza fra Rimini e Vicenza.

COMMENTI

DISQUS: 0