Rivelazioni: il vero “miracolo” dei mondiali di calcio del 1982 porta a Rimini

Rivelazioni: il vero “miracolo” dei mondiali di calcio del 1982 porta a Rimini

E' stato spesso scritto, anche da grandi firme del giornalismo sportivo, che la coppa del mondo conquistata in Spagna sia stata "un miracolo". Ma adesso questa espressione assume un valore diverso dal solito modo di dire: un sacerdote di Rimini, in "trasferta" con un gruppo di amici per seguire la Nazionale nel primo turno, andò a Fatima per chiedere anche una grazia molto particolare: la vittoria dell’Italia ai Mondiali.

Un gioco iniziale: tra chi scrive, che i Mondiali di Calcio in Spagna nel 1982 li vide in tv, o chi sedette sugli spalti degli stadi spagnoli (come alcuni dei miei amici e coetanei riminesi), alzi la mano chi non ha mai detto, o almeno pensato, che l’Italia vinse quei Mondiali “per miracolo”. Di certo molte cronache giornalistiche hanno espressamente tirato in ballo il “miracolo”. Senza volere fare troppa ironia o confondere il sacro col profano, la storia che vi raccontiamo, se avrete la pazienza di leggerla fino in fondo, dimostrerà che questa affermazione, usata spesso per modo di dire, ha invece almeno in parte un fondo di verità. Lo facciamo dando a Cesare quel che è di Cesare e cioè dicendo che questa storia la riprendiamo dal blog curato dalla brillante penna di Francesco Giuseppe (conosciuto ai più come Cecco) Pianori, che cita col soprannome, che ormai è diventato il ‘vero’ nome, colui che può essere considerato un protagonista di primo piano della vicenda, ovvero don Stefano Vendemini, cioè “Bubi”, oggi parroco a Sant’Ermete. Maneggiare i miracoli è sempre difficile e imponderabile, ma in questo caso la notizia collega Rimini alla magica e storica vittoria dei Mondiali 82.

In quella calda estate dell’82 alcuni miei amici, tra cui lo stesso Cecco e altri, più alcuni preti, invidiati da noi che restammo a Rimini a organizzare i “nostri mondiali” con le tv più grandi che si riuscivano a reperire nelle case (a quel tempo i maxischermi erano marchingegni futuribili), partirono alla volta della Galizia, esattamente a Vigo, dove avrebbero giocato gli Azzurri nella prima fase del torneo nel girone che vedeva l’Italia insieme a Polonia, Perù e Camerun. Scrive Cecco Pianori sul suo blog: “Alcuni giorni prima della partita col Camerun, decidemmo di andare in pellegrinaggio a Fatima: era relativamente vicino. Attraversammo il confine col Portogallo, giungendo a Oporto, Coimbra e infine Fatima. La sera dello stesso giorno partecipammo alla processione che si svolgeva ogni sera nel piazzale antistante la grande basilica. Furono invitati a portare la statua della Madonna alcuni di noi riminesi: tra questi don Bubi. Andammo a dormire. La mattina seguente, a colazione il don mi disse: “Sai che grazia ho chiesto alla Madonna?”. “Quale?”, domandò Cecco, che si sentì rispondere: “La speranza per me e la vittoria dell’Italia ai Mondiali”. Non scandalizzato, ma ironicamente io butto là: “Bubi, ma che razza di grazie chiedi? Sei proprio ai limiti dell’impossibile”.

Come andò a finire quella partita decisiva per proseguire nel torneo molti ovviamente lo sanno già: l’Italia pareggiò col Camerun 1 – 1 e il turno successivo fu agguantato per il rotto della cuffia solo per differenza reti. Intanto gli amici riminesi, dopo il primo turno, rincasarono in Italia per vedere le partite che restavano davanti alle tv allestite spesso nei giardini delle case con gli schermi riparati dai raggi solari con ampie lenzuola o sotto le fronde degli alberi. Il primo turno era passato ma non c’è bisogno che ricordi che finimmo in un girone non di ferro ma d’acciaio con Argentina e Brasile. Fu così che don Bubi, dopo la partita vittoriosa con l’Argentina (gol di Cabrini e Tardelli per gli Azzurri e di Passarella per gli Argentini) confermò la sua idea fissa: “L’Italia vincerà i Mondiali”. Ditemi e spiegatemi voi, se conoscete un po’ il calcio e se ce la fate, la stranezza e la gioia dell’incomprensibile vittoria anche nel confronto col Brasile. Anche qui, permettete l’accento sportivo, voglio citare gli autori dei gol (penso che non ce ne sarà bisogno per i marcatori della finale con la Germania): una tripletta del mitico Paolo Rossi e per i brasiliani Socrates e Falcao. Fino alla cavalcata trionfale della vittoria della Coppa nella finale contro gli eterni rivali sportivi tedeschi davanti al Re di Spagna e al presidente italiano Sandro Pertini.

Cecco nel suo blog aggiunge: “Avrei voluto scrivere al commissario tecnico Bearzot perché sapesse chi li aveva aiutati. Bubi si mostrò discreto: la cosa era in verità molto intima e non avrebbe dovuto essere messa in piazza. Nei giorni della chiassosa gioia collettiva, nel silenzio del mio cuore pensavo di sapere chi aveva fatto vincere l’Italia quel 13 giugno 1982, contro le previsioni e i calcoli di tutti. Negli anni lo raccontai solo ad alcuni amici stretti e solo di recente ad un amico brasiliano che nel 1982 aveva solo 2 anni. In Italia e in Brasile, come ha confermato questo amico, ancora si chiedono come fu possibile che l’Italia avesse potuto battere un Brasile, mai così forte come allora. Lo scrivo ora: non c’erano solo questi grandi calciatori in campo e in panchina, Bearzot e gli accompagnatori e tutto il tifo degli italiani con loro: la Madonna s’era fatta convincere dalla preghiera di Bubi!”.

Chi conosce Cecco e anche Bubi, come chi scrive, sa che non c’è una parola o una frase di fantasia ma che è tutto vero. Non si tratta certo di verità di fede né di tirare in ballo l’autorità ecclesiastica o di fare della facile ironia. Anche se su Facebook qualcuno ha chiesto a Cecco se non fosse un po’ azzardato l’accostamento. Ma Cecco ha risposto: “Non si tratta di ironia. Non sono il Papa e quello che dico non coinvolge la fede di nessuno se non la mia e non è un dogma di fede. Certo, a volere analizzare tutti gli elementi delle previsioni e le quotazioni degli scommettitori (l’Italia era data vincente all’1% delle possibilità) ed anche il passaggio al turno successivo per differenza reti e la parata di Zoff sulla riga all’ultimo minuto della partita col Brasile si possono ritrovare molti fatti imponderabili e davvero singolari in quell’avventura spagnola. Insomma, a me resta la domanda su questa possibilità”.
Com’è come non è, ditemi voi se non sia stato un miracolo la vittoria dell’Italia ai Mondiali dell’82…

Fonte

Una delle fotografie, da “Alitalia, storia (in bianco e nero e a colori) di un Paese”, simbolo della impresa azzurra: Enzo Bearzot, Sandro Pertini, Dino Zoff e Franco Causio sul volo di ritorno con un trofeo speciale, la Coppa del Mondo vinta in Spagna.

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