Rurali salentini

Rurali salentini

Alla scoperta della cucina del Salento ipotizzando un gemellaggio con le orecchiette...

Debbo necessariamente e pubblicamente ringraziare il gran maestro Maurizio N.H. Della Marchina e tutti i confratelli, compreso e non escluso, il sommo poeta dialettale Ivano Aureliano Muratori per la grande opportunità che mi è stata offerta: andare alla scoperta della cucina salentina ipotizzando un gemellaggio con le orecchiette in un contesto ambientale tra i più belli d’Italia.
Se faccio qualcosa, mi piace farla bene, e allora forte di questo principio mi sto impegnando al massimo con risultati a mio modesto avviso, eccellenti. Certamente qui non manca la materia prima. I prodotti base sono di gran valore e la terra ed il mare (la Puglia ha 300 km di costa) offrono ai protagonisti della tavola enormi possibilità.
La mia è sempre una ricerca della ruralità che significa semplicità, parsimonia, stagionalità, racconto. Non sono per la cucina ricercata, detesto, ricambiato, i francesi, la loro supponenza e presunzione. Amo il Mediterraneo, le influenze arabe, il contrasto, il cibo povero e le verdure.
Come sempre ricerco l’ospitalità, il sorriso, il contatto, la masseria, il rurale che mi racconta della farina Cappelli e del grano arso, che per fortuna non c’è più. Dimenticavo i vini veri, quelli che non costano più di 10 €. Il resto, lo lasciamo agli enofighetti e a quelli che pasteggiano a champagne.
Morale della favola: Hic manebimus optime.
Rurali sempre.

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