Sabato in Duomo: la sorpresa mariana nel concerto di San Gaudenzo

Sabato in Duomo: la sorpresa mariana nel concerto di San Gaudenzo

I musicisti dell’orchestra sinfonica dell’istituto Lettimi e il coro della cappella musicale Malatestiana, diretti dal maestro Filippo Maria Caramazza. Il tradizionale evento per le celebrazioni della festa del patrono della diocesi, giunto alla dodicesima edizione, presenta quest'anno tre opere, una di Mahler e due di Mozart. Di quest'ultimo anche le magnifiche Litanie Lauretanae per la Beata Vergine.

C’è l’eco e l’influsso del primo soggiorno italiano di Mozart nel contenuto del concerto di San Gaudenzo che anche quest’anno per la dodicesima edizione verrà proposto alla città in occasione delle celebrazioni della festa del patrono della diocesi di Rimini.

E’ un evento trasformatosi in tradizione. Le celebrazioni previste per questa festa (precisamente il 14 ottobre) hanno inserito a pieno titolo il concerto che anche quest’anno sarà nella basilica cattedrale a cura della diocesi in collaborazione con l’associazione musicale Malatestiana. Sabato 12 ottobre alle ore 21, sul singolare palco del presbiterio della cattedrale si esibiranno i musicisti dell’orchestra sinfonica dell’istituto Lettimi di Rimini, il coro della cappella musicale Malatestiana di Rimini coi solisti Isabella Orazietti (soprano), Sara Rocchi (contralto), Marco Mustaro (tenore) e Davide Filipponi (basso), diretti dal maestro Filippo Maria Caramazza. Il concerto è gratuito e gode del patrocinio del Comune nonché del contributo della Fondazione Giuseppe Gemmani, di Banca Malatestiana, Romagna Banca, della fondazione dei commercialisti e degli esperti contabili, nonché di altre realtà private.

In programma tre opere in ordine di esecuzione: il Laudate Dominum dai vespri solenni de Confessore opera KV 339 di Mozart per soprano, coro e orchestra; l’Adagietto della sinfonia 5 di Gustav Mahler e le Litanie Lauretanae per la Beata Vergine KV 195 sempre di Mozart. In particolare ci soffermiamo su quest’ultima perché si tratta di un’opera tra le meno eseguite dello straordinario genio musicale austriaco vissuto nella seconda metà del ‘700. Eppure tra le più belle, perché Mozart la compose dopo il suo primo soggiorno in Italia (dal 13 dicembre 1769 al 28 marzo 1771) quando aveva 15 anni, colpito dalla devozione popolare che fa recitare questa preghiera al termine del rosario e che veniva cantata nel santuario di Loreto già a partire dalla metà del XVI secolo. Mozart poi ne compose una seconda versione tra l’aprile e il maggio del 1774. Ma questa devozione popolare non solo lo colpì nella sua fede ma gli permise una maggiore libertà compositiva perché, come dice il direttore Filippo Caramazza, “non costretto a rigide regole liturgiche come prevedeva l’arcivescovo Hieronimus Colloredo per le sue celebrazioni nella cattedrale di Salisburgo”.
In effetti le litanie lauretane sono un’eloquente e genuina espressione della devozione popolare mariana. Sentiamo ancora cosa dice Caramazza: “Si tratta di una grande sinfonia, un grande lavoro strutturato in cinque movimenti, legati fra loro da una sottile unità tematica. A volte ascoltando riaffiorano alla nostra mente frammenti melodici sedimentati nella memoria, sembra che li abbiamo già sentiti ma non sappiamo bene dove, eppure riaffiorano”. Com’è testimoniato da questo episodio personale: in un mio recente viaggio in California ho incontrato Pierpaolo Polzonetti, un simpatico marchigiano che vive da anni in America e insegna musica all’università di Davis in California. Quando gli ho raccontato che a Rimini sarebbe stato eseguito questo concerto ha esclamato: “Finalmente qualcuno esegue questo pezzo: le litanie lauretane di Mozart sono tra le mie preferite e anche tra le meno eseguite”.
Ma torniamo a noi e ai cinque ‘movimenti’ delle litanie: all’inizio c’è un Kyrie, un tempo lento che precede l’allegro successivo e la richiesta “miserere nobis” (“abbi pietà di noi”) ripetuto per ben undici volte. Mozart ci dona così un altro gesto della sua grande fede e della coscienza di essere un “povero cristo” nonostante la sua universale genialità.

Il direttore Filippo Maria Caramazza

Nei movimenti successivi si descrivono le qualità di Maria come Colei che ha dilatato nel tempo la presenza di Dio e come “Regina degli Angeli”, coloro che collegano Dio all’uomo. Ancora Caramazza: “Come gli Angeli, anche la musica di Mozart collega Dio e l’uomo. Dio toccò Mozart e, attraverso la sua musica, vuole toccare noi tutti che l’ascoltiamo. Le litanie lauretane si concludono con l’Agnus Dei dove “il sentimento del sacro e dell’umano non ha distinzioni”. Il musicologo Alfred Einstein (1880-1952) scrisse: “l’Agnus Dei è uno degli adagi più ultraterreni che Mozart abbia scritto… se questo brano possiede una tale potenza di seduzione, è proprio perché si tratta di una preghiera che ci riempie di beatitudine”.

Infine un accenno alla ‘sede’ del concerto, finora nei dodici anni della sua storia sempre proposto nella basilica cattedrale: sicuramente perché si tratta di musica sacra e per la premurosa volontà del rettore della cattedrale, don Giuseppe Tognacci e anche per il repertorio. Certo si tratta di una sede prestigiosa e adatta ma anche non del tutto comoda: in ogni edizione, soprattutto per coloro che arrivavano non troppo in anticipo, c’erano persone in piedi o sedute sui gradini delle cappelle laterali. Ora finalmente che la città ha ritrovato il suo teatro, non sarebbe male che il patrocinio concesso dall’amministrazione comunale per l’oggettivo rilievo dell’evento, si trasformasse nella concessione del teatro Galli. E’ chiedere troppo?

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