Saluti da Nadia Rossi: nel fondoschiena ci vede l’arte

Saluti da Nadia Rossi: nel fondoschiena ci vede l’arte

L'ex assessore alle politiche di genere del Comune di Rimini, finalmente ha ceduto. La nostra cartolina alla fine ha fatto effetto. Ma che dice Nadia

L’ex assessore alle politiche di genere del Comune di Rimini, finalmente ha ceduto. La nostra cartolina alla fine ha fatto effetto. Ma che dice Nadia Rossi? Ha appena pubblicato un lungo intervento sulla sua pagina facebook. E provate a immaginare qual è la sua opinione sull’uso del corpo femminile in “Saluti da Rimini”. Manco a farlo apposta lei pensa che sia arte e non pubblicità sessista.
“L’arte, soprattutto quella contemporanea, divide”, attacca. “L’arte è scomoda”, spiega, e “Saluti da Rimini affidato ad un artista indiscutibilmente tra i più noti e apprezzati del mondo, ha colto nel segno”.
Ma il bello viene scoperto lentamente, come in uno spogliarello. Ecco il sequel: “In molti in queste ore hanno voluto evocare il “Protocollo contro la pubblicità sessista e lesiva della dignità dei generi” sottoscritto dalle più importanti agenzie pubblicitarie del territorio e dai media, un grande e importante lavoro che ho voluto e seguito per conto dell’Amministrazione Comunale e che nasce con uno scopo ben preciso: mantenere alta l’attenzione verso ogni forma di comunicazione pubblicitaria che tende a costruire un senso comune maschilista o con elementi di omofobia e transfobia. In questi anni, grazie alla sottoscrizione di questo protocollo, sono state inviate numerose segnalazioni di comunicazione pubblicitaria impropria, che hanno sortito il più delle volte il loro effetto, fino al ritiro di materiali già diffusi. Il protocollo ha quindi svolto concretamente la sua funzione, quella che tutti assieme abbiamo pensato dovesse ricoprire: sensibilizzare. Detto questo “Saluti da Rimini” non vìola il protocollo, per un motivo semplice: qui non si tratta di comunicazione pubblicitaria, finalizzata alla vendita di un prodotto. Anche i detrattori più feroci credo non possano considerare Cattelan l’equivalente di chi firma la pubblicità dello shampoo per capelli. Con “Saluti da Rimini” siamo in un altro campo, quello dell’arte. E l’arte, per definizione, non può essere definita nei protocolli”.
Come diceva Totò? Ma mi faccia il piacere! E’ eccome una operazione pubblicitaria, anche se il prodotto da vendere non è quello messo sul mercato da un’azienda qualunque ma da una città, Rimini, e nel bel mezzo della stagione turistica. E quindi quale sarà la finalità? Su, faccia uno sforzo. Alla fine della fiera è una grande operazione di comunicazione, che però sfrutta (se si volesse guardare con la lente del suo protocollo) anche il corpo femminile.
Ma, conclude Nadia Rossi, “Saluti da Rimini è un progetto artistico; che piaccia o non piaccia, che irriti o che affascini, che lasci indifferenti. E come tutti coloro che aprono strade non visibili ad altri, gli artisti hanno la capacità di farci pensare, arrabbiare, riflettere, estasiare. Avrete senz’altro, come ho fatto io in questi giorni, discusso con amiche e amici e parenti su questo o quell’altro cartellone, su quello che vi evocava o che non vi ispirava, su come vi facesse sentire. Non so voi, ma le opinioni che ho raccolto sono state talmente in contrasto da far venire il dubbio che non avessimo guardato gli stessi cartelloni. C’è chi apprezza, chi trova banale l’insieme, chi si scandalizza, chi trova che sia sessista nel senso dell’utilizzo improprio dell’immagine femminile e maschile, chi lo considera un lavoro che riafferma gli stereotipi, chi invece lo ritiene un lavoro che questi stereotipi li ribalta dall’interno. In tutto questo vortice di commenti, una cosa è innegabile: da tre giorni l’uso strumentale o meno del corpo femminile o maschile è tra gli argomenti al centro del dibattito. Potere delle immagini, il più delle volte più potenti ed efficaci di tanti slogan”.
Anche quella di rivoltare la frittata (che però è uscita sbruciacchiata) è un’arte.

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