San Marino: “Governo e Banca Centrale si muovono nell’illegalità, adesso basta”

San Marino: “Governo e Banca Centrale si muovono nell’illegalità, adesso basta”

S’infuoca lo scontro politico e la Dc suona la carica contro la “rivoluzione” finanziaria pilotata da Wafik Grais.

Era ormai già notte, ieri a Domagnano, quando è partito l’affondo di Pasquale Valentini, a conclusione dell’incontro del Pdcs sul sistema bancario sammarinese: “Siamo stati troppo tolleranti fino adesso sulla illegalità con cui l’attuale governo e Banca centrale si sono mossi”, ha tuonato l’ex Segretario di Stato agli esteri minacciando una lotta serrata a partire dai prossimi giorni. “Illegalità”: parola forte, se a pronunciarla è un politico solitamente cauto e felpato come Valentini. Ma in generale tutta la serata – dal titolo «Verità, Consapevolezza, Responsabilità. Il vero progetto del Governo su Cassa di Risparmio» – è stata all’insegna della analisi spietata su ciò che accade nelle finanze del Titano, argomento che sta ricompattando la coalizione uscita sconfitta dalle elezioni del dicembre scorso (l’incontro di Sala Montelupo era organizzato insieme agli alleati storici del Ps e del Psd).
I tecnici di via delle Scalette hanno messo su anche delle “slides” nelle quali si disegnava lo schema che avrebbe in mente il governo: non entriamo qui nei dettagli tecnici, alcuni ancora oscuri, ma in sintesi il Pdcs sostiene di avere le prove che le banche sammarinesi saranno presto spolpate, se l’opposizione e più in generale la cittadinanza non fermeranno il progetto.
“Progetto” non è una parola debole e messa lì a caso: significa un disegno che sarebbe stato cullato e ordito da tempo, attraverso avvicinamenti graduali. Ha raccontato Valentini, ricordando l’approdo dell’egiziano Wafik Grais alla testa di Banca centrale: “All’inizio sembrava non sapere molto della nostra realtà. Eppure se ne uscì subito con una frase shock: «il sistema è sull’orlo del baratro». Io gli feci presente che, data la sua autorevolezza, il tema andava spiegato, d’altra parte nessuno aveva mai dato questa definizione. Nella sua relazione dell’ottobre 2016 disse praticamente che tutto ciò che era stato fatto prima era sbagliato”. E’ così che Valentini – all’epoca al governo, quindi molto ben informato su tutto ciò che accadeva – fa capire che le mire di Grais sul sistema finanziario sammarinese sono quelle tipiche di una tecnocrazia. L’ex Segretario di Stato ha ripercorso le mosse parallele di Grais e dell’attuale esecutivo: il banchiere annuncia l’AQR (Asset Quality Review, cioè una radiografia della qualità degli attivi delle banche), sospende i progetti all’esito di questo check-up sui bilanci degli istituti di credito, mette l’enfasi sull’allineamento agli indici internazionali, poi parla di “rivoluzione” del sistema bancario; il governo comincia a parlare di ricapitalizzazioni e fusioni fra le banche, appoggiandosi a Grais per via dell’accreditamento internazionale che questi gli garantisce. Sullo sfondo, la creazione di un polo finanziario del tutto nuovo, le cui caratteristiche precise nessuno conosce. “Chi tira le fila dello scenario – ha accusato Valentini – non saranno i sammarinesi. Oggi siamo un paese senza governo, o meglio di un esecutivo che ha delegato l’azione di governo a questo progetto, di cui però Banca centrale non ha mai voluto parlare, limitandosi a dire: vedrete fra qualche mese, avrete un sistema moderno…”. “Abbiamo senz’altro bisogno di accreditamento internazionale – ha continuato Valentini – ma noi l’avevamo impostato con l’FMI come un accompagnamento del sistema: oggi invece il sistema lo si vuole rivoluzionare, rifare. Eppure è sotto gli occhi di tutti che gli annunci e i provvedimenti presi hanno avuto solo effetti recessivi: oggi non c’è più fiducia di 5 mesi fa, ma ce n’è di meno! Siamo tornati ad avere l’immagine di un paese di beghe infinite, di un paese da rifare. Dentro questo ci sarà chi farà i suoi affari…”, ha concluso amaramente Valentini alludendo forse alla gestione degli NPL (Non Performing Loans, i crediti deteriorati che saranno venduti per il realizzo).
Non è questo il luogo per riannodare i fili di intricate vicende, che vedono vecchie figure dell’establishment economico sammarinese andare oggi a braccetto con i nuovi poteri forti della Repubblica, magari condividendo con loro – toh – una sede in Lussemburgo, dopo aver cambiato casacca: piroette politiche che hanno contribuito alla “remuntada” della coalizione di sinistra nel ballottaggio di dicembre. Argomenti, questi, già affrontati proprio ieri in un infuocato discorso in Consiglio Grande e Generale da Mariella Mularoni, che non ha usato mezzi termini per condannare gli atti dell’esecutivo al riguardo delle nomine in Cassa di Risparmio, spiattellando una serie di strane “coincidenze” societarie e finanziarie.
Ma il centro della faccenda non sono i dettagli dei nomi, di nuovi indagini e nuovi indagati (non molto di nuovo sotto il sole), qui ci interessa il dato politico: “Dobbiamo fermare questa folle corsa verso la distruzione”, “siete un Governo disonorato, screditato che non è degno di alcuna stima nella cittadinanza, che merita solamente di essere mandato a casa”, “non mi meraviglierei se ci trovassimo la cittadinanza sotto al Palazzo per rimuovervi”, ha detto fra l’altro la pasionaria della DC sammarinese, accusando la sinistra al governo di aver preso provvedimenti che “stanno portando un danno infinito al Paese e stanno spazzando via tutto il lavoro fatto nella passata legislatura, riconosciuto per altro dal FMI che aveva registrato i primi segni di ripresa” (nel sito ufficiale del Consiglio Grande e Generale il verbale della seduta non è ancora disponibile, ma il testo del discorso si può leggere qui).
La questione è anzitutto politica: quando la maggioranza governativa impone nel Cda della Cassa di Risparmio (al 46% di proprietà pubblica) anche il membro che in base alle regole scritte e non scritte “spetta” alla minoranza, significa che gli attuali occupanti delle poltrone del Congresso di Stato, o se la fanno sotto, oppure credono veramente di poter papparsi San Marino a loro piacimento. In ognuno dei due casi, non è un bello scenario.

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