Sandra Sabattini incamminata verso la Beatificazione: c’è un riminese miracolato

Sandra Sabattini incamminata verso la Beatificazione: c’è un riminese miracolato

E' morta a soli 23 anni, nel 1984. Apparteneva alla comunità Papa Giovanni XXIII, nel 2008 si è chiuso il processo diocesano per la serva di Dio Sandra Sabattini. L'anno seguente la tomba di questa giovane è stata trovata vuota. Segno concreto della sua resurrezione, disse il vescovo Lambiasi. Ora la Congregazione delle cause dei santi sta esaminando quello che viene considerato il miracolo attribuito alla sua intercessione: un cinquantenne di Rimini guarito da un tumore.

La causa di beatificazione di Sandra Sabattini ha subito un brusco balzo in avanti. Al punto che la Congregazione delle cause dei santi sta esaminando quello che viene ritenuto il miracolo che aprirebbe la strada degli altari per la giovane riminese morta a soli 23 anni. E il miracolato per intercessione di Sandra Sabbatini sarebbe un riminese, guarito da un tumore.
Sbocciata nella comunità Papa Giovanni XXIII, questa ragazza che aveva abbracciato la fede in maniera totale, dedicandosi al servizio degli ultimi, ha lasciato il segno da viva e anche dopo morta. Don Oreste Benzi (anche per lui poco più di un anno fa si è aperto il processo di beatificazione) la definì una contemplativa di Dio nel mondo perché ha saputo – disse nel 1993 – “scrutarlo, vederlo, coglierlo nel volto di ogni uomo, di ogni aggregazione umana, nel cammino della Chiesa e delle aggregazioni ecclesiali”. Sandra era già morta da alcuni anni, esattamente il 2 maggio 1984, nell’ospedale Bellaria di Bologna, dove venne trasportata dopo essere stata investita da un’auto. Si trovava a Igea Marina per un incontro della Papa Giovanni, ci era arrivata insieme al fidanziato ma, travolta e colpita violentemente alla testa, finirà quel giorno la sua esistenza.
Lei stessa fissò le tappe della sua conversione in un Diario che ha già avuto tre edizioni, la prima curata dallo stesso don Benzi.
Il 22 aprile 2009, quando l’apposita commissione si diede appuntamento nel cimitero di S. Andrea in Casale per la traslazione della salma, la sopresa, per non dire lo sconcerto, fu enorme. La sua bara, sepolta nella terra a fianco di quella della mamma Agnese, venne trovata vuota. Lo constatarono de visu il vescovo mons. Lambiasi, lo zio di Sandra, don Giuseppe Bonini, il medico legale Pierpaolo Balli, don Nevio Faitanini della Papa Giovanni XXIII ed altri. Nemmeno la minima traccia organica, un dente, un osso, nulla. Solo qualche brandello di tessuto (forse delle calze) e tulle, pezzi della bara e della croce in legno che si trovava sul coperchio. Gli unici “resti” della sepoltura di Sandra Sabattini, che poi vennero trasferiti nell’urna fatta preparare nella parrocchia di San Girolamo, inaugurata nell’agosto del 2009. Era stata pensata per contenere un corpo, seppure rimasto a lungo nella nuda terra, invece il cristallo che la ricopre mostra un profondo mistero. Mons. Lambiasi nella messa per il venticinquesimo anniversario disse che “il chicco di Sandra è talmente caduto in terra da sciogliersi completamente”. Lasciando qualche dubbio nei più increduli: possibile che in 25 anni sia avvenuta la completa mineralizzazione della salma? E perché le operazioni di scavo in occasione della riapertura della bara evidenziarono uno spostamento di circa mezzo metro rispetto alla collocazione originaria?
Sta di fatto che la “ricognizione canonica”, tassello importante per imbastire una causa di beatificazione perché deve accertare l’autenticità delle spoglie mortali di un Servo di Dio, diede quel risultato inequivocabile. Lambiasi ha più volte sostenuto che il sepolcro vuoto andasse interpretato come segno di resurrezione.
Nel settembre 2006 l’allora vescovo mons. Mariano De Nicolò, introdusse la causa di canonizzazione della Serva di Dio Sandra Sabattini per far luce sulla sua fama di santità. Questa fase si è chiusa il 6 dicembre 2008 con gli atti del processo diocesano (mille pagine di documentazione, comprese le deposizioni di circa 70 testimoni) inviati a Roma.
Nel dicembre 2014 la comunità Papa Giovanni XXIII è stata ricevuta in udienza da Papa Francesco e a lui è stata presentata la figura di Sandra Sabattini.
Il miracolo al vaglio degli organismi della Congregazione vaticana si riferisce ad un riminese al quale circa otto anni fa è stato diagnosticato un tumore in fasa avanzata. Le terapie mediche, che pure ci sono state, non spiegherebbero da sole la guarigione, che verrebbe invece attribuita alla intercessione di Sandra Sabattini. Sono state raccolte numerose testimonianze e anche relazioni scientifiche al riguardo, ed ora si attende il definitivo responso romano, che dovrebbe arrivare a breve.
La procedura canonica delle cause di beatificazione prevede che il miracolo debba essere provato tramite un’apposita istruttoria, seguendo una procedura analoga a quella per le virtù eroiche, e si conclude con il relativo decreto. Una volta promulgati i due decreti (virtù eroiche e miracolo) il papa decide la beatificazione. Per la canonizzazione occorre invece un altro miracolo, attribuito all’intercessione del Beato dopo la sua beatificazione.

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