Se 20 milioni di debiti vi sembrano pochi: i conti della Diocesi migliorano, ma la trasparenza…

Se 20 milioni di debiti vi sembrano pochi: i conti della Diocesi migliorano, ma la trasparenza…

Il "rosso" nel bilancio della chiesa riminese è calato parecchio, ma resta sostanzioso. Si conta di estinguerlo tra 30 anni. Il Ponte spiattella alcuni numeri ma, a differenza di altre diocesi, Rimini continua a non pubblicare il rendiconto completo. A disposizione di tutti. Nonostante gli appelli del papa e della Conferenza episcopale.

Nella “Chiesa in uscita” si fa un gran parlare di “trasparenza” dei bilanci, sia a livello di Conferenza episcopale che di Diocesi. Ma quante sono quelle che pubblicano i propri conti in modo completo? Pochissime, e Rimini non è fra queste.

Il settimanale diocesano Il Ponte nell’ultimo numero dedica molto rilievo a “L’«impresa della Diocesi», cioè tira una riga sotto alle entrate e alle uscite relative ai primi dieci mesi del 2019, e fa sapere, non senza giubilo, che il debito è sceso di 14 milioni dal 2014 ad oggi: da 34 a circa 20 milioni. Ma vi sembrano pochi 20 milioni di “rosso”? E come sono stati realizzati? “Tra il 2008 e il 2013 quando alcuni investimenti (alcune parrocchie e centri pastorali, il nuovo seminario (senza preti, ndr) e Istituto di Scienze Religiose, la messa a norma del vecchio seminario affinché vi potesse essere ospitata una scuola di circa 800 alunni ecc.) che era previsto dovessero essere pagati con alienazioni di immobili non più necessari alla vita della Chiesa, non sono andati a buon fine”, racconta l’economo diocesano don Danilo Manduchi sul Ponte.

Sta di fatto che il bilancio verrà presentato solo a laici e sacerdoti che fanno parte dei consigli parrocchiali degli affari economici della Diocesi, in programma il 23 novembre in Seminario. A differenza di altre Diocesi, i conti restano top secret per i più.

Eppure sia dal papa che dalla Conferenza episcopale i solleciti a rendere trasparente per tutti, e non solo per gli addetti ai lavori, il modo in cui la chiesa gestisce le proprie risorse, si sono fatti ripetuti e frequenti. Lo scorso anno era stato il segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino, a battere su questo tasto in occasione del convegno nazionale degli economi e dei direttori degli uffici amministrativi delle diocesi italiane: “Siamo chiamati ad operare sempre di più e sempre meglio perché la nostra gestione sia trasparente, perfettamente rispondente ai nostri principi e strettamente legata agli obiettivi dai quali le comunità cristiane con i loro Vescovi intendono farsi guidare. Attraverso la fedeltà a questi principi ed obiettivi, oggi soprattutto, transita la nostra credibilità. Guai se la gestione delle risorse a nostra disposizione, soprattutto dei vari beni economici, non fosse coerente con l’annuncio cristiano che ci è proprio e divenisse addirittura motivo di scandalo!”. Disse anche che “è importante dare visibilità, non solo a ciò che viene realizzato, sia in campo caritativo che in campo pastorale, con i fondi dell’8×1000. É importante anche che la stessa visibilità e quindi la stessa trasparenza riguardino i nostri bilanci, ai diversi livelli. È, tra l’altro, una forma di rispetto per la fiducia che tantissimi, non solo cattolici, mostrano di avere destinando l’8×1000 alla Chiesa cattolica”.

Ma allora perché non si spiattellano i conti della chiesa riminese sul sito della Diocesi? Altre lo fanno. Ad esempio quelle di Padova, Ventimiglia, Cremona, Trieste.

Per ora bisogna accontentarsi di quel che riferisce l’economo diocesano don Danilo Manduchi sul Ponte. “L’avanzo al 31 ottobre è di 1.709.000 euro, contro i 952.000 del 2018”. Il saldo “alla fine sarà più basso del 2018 anche se i ricavi sono aumentati: 3.949mila euro a fronte di 3.176mila. Il motivo è presto detto: un aumento di 500mila euro nei finanziamenti alle parrocchie, che salgono ad un totale di 1.300.701 euro”. Si parla di contributi erogati per 1.300.701 euro contro gli 857.697 dell’anno precedente, ma nel dettaglio non si sa altro. Poi gli interessi passivi “scesi a 276.959 euro (ovvero 113.762 in meno rispetto al 2018)”, le spese di gestione, “che fanno registrare apparentemente un’impennata poco virtuosa di 27.000 euro, passando da 189.818 a 216.605. In realtà si tratta di una voce che va conteggiata insieme a quella del personale per comprendere il virtuosismo: in questo caso, infatti, la Diocesi è scesa da 360.539 dell’anno scorso a 283.470 dell’anno in corso”. La voce “imposte” ammonta nel 2019 a 87.531 euro (95.548 nel 2018).

“Proseguiamo anche il nostro lavoro di ristrutturazione bancaria – dichiara l’economo – il quale ha portato a una corposa riduzione del pagamento degli interessi: da più di 1 milione l’anno nel 2014 ai presumibili 320.000 euro di fine anno”. Il debito (20 milioni di euro) la Diocesi conta di estinguerlo tra trent’anni: “Poiché abbiamo ancora crediti per 5 milioni presso il Comune di Rimini, consegue che il debito della Diocesi nel 2024 sarà di circa 15 milioni. Realizzando un avanzo di 500.000 euro l’anno, nel 2050 avremo azzerato il debito“, assicura don Manduchi.

E l’8 per mille? “Più della metà del finanziamento annuale dell’8xmille (circa 800.000 euro su circa 1.500.000) viene destinato per aiutare la vita delle persone, delle famiglie, dei poveri, degli emarginati, degli anziani, ecc”. Fine.

Dai dati pubblici (fino al 2018) sull’8 per mille si ricava qualche informazione in più sulla Diocesi di Rimini.
Anno 2018: per esigenze di culto e pastorale € 788.623,10, mentre per interventi caritativi € 760.046,60 e per il sostentamento del clero € 1.263.351,78.
Anno 2017: culto e pastorale € 792.625,11, interventi caritativi € 763.933,84, clero € 1.509.868,61.
Anno 2016: culto e pastorale € 792.927,91, interventi caritativi € 738.769,29, sostentamento del clero € 1.594.517,36. Gli interventi caritativi fra 2017 e 2018 sono stati leggermente in calo.

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