Sequestro dei beni anche per Gnassi, in totale 34 mln per il fallimento Aeradria

Sequestro dei beni anche per Gnassi, in totale 34 mln per il fallimento Aeradria

“Questa mattina, prima di partire per Roma per un importante incontro su canoni pertinenziali e beni demaniali, mi è stato notificato un decreto di se

“Questa mattina, prima di partire per Roma per un importante incontro su canoni pertinenziali e beni demaniali, mi è stato notificato un decreto di sequestro dei beni in ordine alla vicenda Aeradria”. Ad annunciarlo è lo stesso sindaco di Rimini, Andrea Gnassi. “Nell’atto, insieme al mio, ci sono i nomi di altri 33 indagati tra amministratori societari, ex sindaci e sindaci in carica, privati, presidenti e ex presidenti di associazioni di categoria, ex presidenti di Provincia, cittadini”.

La polizia tributaria della Guardia di finanza di Rimini nell’ambito dell’operazione “Icaro” coordinata dal procuratore capo Giovagnoli e dai Pm Bertuzzi e Gengarelli, ha sequestrato complessivamente quasi 35 milioni di euro. E’ l’ultimo colpo di scena relativo all’indagine sul fallimento di Aeradria. L’ex presidente di Aeradria e il vice e l’ex presidente di Air (insieme ad un commercialista e ad un impiegato) hanno ricevuto un provvedimento di obbligo di dimora nel comune di residenza. Fra gli indagati, oltre a Gnassi, anche l’ex sindaco Alberto Ravaioli, Stefano Vitali e Nando Fabbri, il presidente di Rimini Fiera Lorenzo Cagnoni, Manlio Maggioli ex presidente della Camera di commercio. L’ipotesi di reato è associazione finalizzata alla truffa di erogazioni pubbliche. Per loro un sequestro di 749 mila euro ciascuno, ai quali si aggiungono altri 28 milioni per i tre ex amministratori.

“Lo stato d’animo e il mio giudizio non cambiano rispetto a quanto dichiarato circa un mese fa alla notizia dell’ipotesi di reato di ‘associazione a delinquere’ dal 2005 al 2013”, spiega Gnassi. “Lo stato d’animo è quello di chi si sente a posto con la propria coscienza, avendo sempre e costantemente agito con atti e iniziative alla luce del sole per tutelare e salvaguardare un’infrastruttura strategica per il nostro territorio come l’aeroporto. E non muta il mio giudizio. Trovo l’accusa di appartenere a una ‘associazione a delinquere’ così totalmente infondata, financo abnorme, da apparire inaccettabile e umiliante allo stesso tempo. Credo di non apparire eccessivo se dico che ‘leggere’ alla stregua di una cupola criminale (addirittura pensata nel 1999 e architettata propulsivamente da ‘registi’ istituzionali nel 2005), un rapporto di governance pubblico/privata lineare per sostenere l’aeroporto di Rimini – va detto, al pari di molte altre realtà nazionali e europee- sia qualcosa di più simile a un teorema che a un atto di accusa. Associazione a delinquere con una gestazione e esecuzione lunga quasi 15 anni per sostenere e rilanciare una infrastruttura pubblica fondamentale per l’economia del territorio, decine di persone diverse coinvolte tra cui 4 sindaci in carica, nessuno che ci abbia guadagnato un euro: sono queste e molte altre le cose che lasciano perplessi, pur rispettando il difficile compito degli investigatori. Ai quali, se mi si permette, andrebbe fatto semmai un appunto sul metodo di interpretare leggi e garanzie, preferendo da due anni a questa parte (due anni in cui, nonostante lo screditamento continuo, non sono mai stato sentito da alcuno sui fatti in questione) il lampo mediatico ad annunciare il tuono agli interessati. In ogni caso, ho giù consegnato al mio legale di fiducia il decreto per la sua analisi e per la richiesta di riesame ai giudici del Tribunale.”

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