Sigismondo Pandolfo Malatesta è rimasto senza finanze statali e senza braghe civiche

Sigismondo Pandolfo Malatesta è rimasto senza finanze statali e senza braghe civiche

Milioni e milioni dallo Stato per il ventiduesimo centenario della morte di Tito Maccio Plauto (Sarsina) e per il settimo centenario della morte di Dante Alighieri (Ravenna, Firenze e Verona). E per i 600 anni dalla nascita del condottiero rinascimentale eternato da Piero della Francesca? Zero. Visto che il Comune di Rimini continua a trattare Sigismondo come una ‘gloria locale’ urge una feroce riscossa civica.

Sia lode ora a SPM.
Quest’anno sono i 600 anni dalla nascita di Sigismondo Pandolfo Malatesta. Sapete tutti chi è. Il profilo virile, con elmo di capelli scuri, è eternato da Piero della Francesca. Tra i grandi condottieri del Rinascimento, SPM è stato:
*il più felicemente feroce (onorato dell’epiteto di “anticristo” da parte di Pio II, pare abbia fatto razzie sessuali tra le suorine di Fano);
*il più filosoficamente audace (folgorato dal neoplatonico Gemisto Pletone, a Firenze, va fino in Grecia, con la scusa di una spedizione punitiva contro i Turchi, scastra il sarcofago con le spoglie del sacro maestro, lo porta a Rimini e lo incassa sulla parete laterale del Tempio Malatestiano);
*il più fotogenico (il profilo virile sbalzato da Piero è ricalcato da Benozzo Gozzoli nella Cappella dei Magi a Palazzo Medici Riccardo in Firenze, dove SPM cavalca un potente sauro);
*il più amato dalla letteratura internazionale (se Rimini è nota alla letteratura occidentale è grazie ai “Malatesta Cantos” di Ezra Pound, che riteneva SPM – per ferocia e fierezza sapienziale – l’emblema del condottiero assoluto).
Sigismondo Pandolfo Malatesta ha lasciato a Rimini due monumenti simbolici: il Castel Sismondo – dove c’è la zampina geniale del Brunelleschi – e il Tempio Malatestiano, opificio di geniacci – vi hanno lavorato Leon Battista Alberti, Matteo de’ Pasti, Agostino di Duccio, Piero della Francesca, è un po’ il cantiere-incubatrice di tutto il Rinascimento – maledetto da papa Pio II (“non sembra un tempio di cristiani ma di infedeli adoratori dei demoni”, scrisse l’antimalatestiano pontefice), ma benedetto dalla Chiesa: è basilica cattedrale dal 1809.
Insomma, possiamo dire che SPM – pur nato a Brescia, all’età di 15 anni diventa signore di Rimini – è un riminese sommo, forse il più grande, il più illustre, il più illuminato. Ditelo anche a Sua Autorità Andrea Gnassi.

La solita sola dei “diversi appuntamenti”.
I 600 anni di SPM capitano una volta sola. E cosa fa di secolarmente unico il Comune di Rimini? Dedica a SPM “diversi appuntamenti”, così si legge in una velina civica per saziare le annoiate mascelle della stampa locale. Quali “diversi appuntamenti” non si sa. Faranno un faraonico convegno, un aperitivo, una mostra, magari anche una messa in scena – magari. Insomma, quasi nulla. Perché? Perché sono arrivati troppo tardi. Ecco perché.

Come si fa? Un paio di esempi.
Ribadisco l’ovvietà già scritta altrove. Quando un Assessore, bello come il sole, vi dice che in Comune non ci sono soldi, beh, gonfiate le guance e sparategli una pernacchia sul muso. È come se uno andasse in banca a ritirare il frutto dei propri guadagni e si sentisse rispondere, niet, conto esaurito… Gli amministratori pubblici hanno il compito di trovare i denari per migliorare la città che amministrano. Se non sanno farlo, hanno sbagliato mestiere, lascino il posto a chi sa farlo. Due esempi per capirci (rispettando l’incivile par condicio).
Esempio Numero 1: Plauto. Tito Maccio Plauto è il commediografo latino che conoscete, il padre della ‘commedia all’italiana’. Su Plauto il Comune di Sarsina ha costruito la propria grandezza, con lungimiranza (il Plautus Festival è lì da 57 edizioni). Il 29 settembre del 2016 il deputato Elio Massimo Palmizio (Forza Italia) firma una proposta di legge “per la celebrazione del ventiduesimo centenario della morte di Tito Maccio Plauto”. La proposta, per il 2017 e il 2018, riguarda la “promozione, ricerca, salvaguardia e diffusione della conoscenza della vita, dell’opera e dei luoghi legati alla figura di Plauto”, con, tra l’altro, “promozione della ricerca scientifica in materia di studi plautini, anche attraverso la pubblicazione di materiali inediti”, “restauro e riordino del materiale storico, artistico, archivistico, museografico e culturale”, “costituzione del Parco letterario plautino, quale itinerario turistico-culturale”. Richiesta economica: “un contributo straordinario di 4 milioni di euro per ciascuno degli anni 2017 e 2018”. Plauto, almeno sulla carta, per il Governo Italiano vale 8 milioni di euro.
Esempio Numero 2: Dante Alighieri. Come si sa, Josefa Idem ha lasciato il kayak per il seggio in Senato, la decana delle Olimpiadi (otto partecipazioni da Los Angeles 1984 a Londra 2012) si è data alla politica, giocando nella squadra del Partito Democratico. Lo scorso anno ha presentato come capofila un disegno di legge “per la promozione di iniziative in occasione del settimo centenario della morte di Dante Alighieri”. Richiesta economica: “un contributo straordinario pari a 500.000 euro per gli anni dal 2016 al 2021, per ciascuno dei comuni di Ravenna, Firenze e Verona”. Totale: 3 milioni di euro a città. Per il Governo Italiano l’anniversario dantesco vale 9 milioni di euro.

Il Malatesta malvestito.
E il nostro Malatesta? I suoi 600 anni per lo Stato Italiano valgono 0. Come mai? Perché la politica non ha fatto quello che deve fare: studiare, cercare, lavorare, chiedere. Intanto, le “Celebrazioni del 750° anniversario della nascita di Dante Alighieri” sono partite in pompa, “principalmente nelle città di Firenze, Ravenna e Verona”, irradiandosi negli Istituti italiani di cultura sparsi nel mondo, ovviamente con bollino ministeriale. Tagliando fuori Rimini, la città di Francesca – e del Centro Internazionale di Studi Francesca da Rimini –, la protagonista del canto più bello della Commedia, il quinto dell’Inferno. E il Malatesta, ancora? Per il resto d’Italia non esiste. Il Comune di Rimini, infatti, non ha cannato solo l’appuntamento in Parlamento – per carità, non pretendiamo dai politici piccini riminesi di caldeggiare una proposta di legge ad hoc, però… Non è riuscito a ricavare 1 euro neanche dai “Comitati Nazionali per le celebrazioni, le ricorrenze o le manifestazioni culturali”. Eppure, lì i soldi li danno un po’ a tutti, a cani e porci: hanno finanziato il centenario della nascita di Carlo Cassola (50mila euro) e il centenario della morte di Leopoldo Franchetti (30mila euro) e il bicentenario della nascita di Francesco De Sanctis (90.764 euro) ma pure il bicentenario della nascita di Bertrando Spaventa (36mila euro) e i cento dalla nascita di Giorgio Bassani (70mila euro). Tutta brava gente. Ma tutti insieme, costoro, non fanno la grandezza di Sigismondo Pandolfo Malatesta. Restato senza finanze statali e senza braghe civiche. Perché subiamo tale vergogna? Perché, così la Circolare n. 101/2016 del Ministero, la domanda di contributo per onorare l’anniversario “deve essere trasmessa entro il 31 marzo dell’anno precedente all’anno delle celebrazioni”. Per capirci: per avere i fondi necessari a festeggiare come si deve, senza infamia né scherno, SPM, avrebbero dovuto inviare la letterina al Ministero entro il 31 marzo 2016. Ormai è passato più di un anno, il fuso orario che distanzia la cultura riminese da quella del resto d’Italia. Visto che il Comune di Rimini continua a trattare SPM come una ‘gloria locale’ urge una feroce riscossa civica. Altrimenti una risata del gagà Gnassi vi annienterà.

COMMENTI

DISQUS: 0