Sigismondo scopritore dell’America? Una bufala

Sigismondo scopritore dell’America? Una bufala

Il tale che ha proposto la bufala evidente che Sigismondo Pandolfo abbia scoperto l'America, a mio avviso può essere o uno che vuole farsi notare con una cribbiata che sa che è una cribbiata, oppure è uno di quelli che credono agli alieni, ai rettiliani, e ad altre simili psicosi collettive. E L'assessore ha fatto bene a rifiutare il contatto. L'intervento del prof. Rimondini.

Leggo con ritardo l’articolo su Sigismondo Pandolfo scopritore dell’America. Il tale che ha proposto la bufala evidente che Sigismondo Pandolfo abbia scoperto l’America, a mio avviso può essere o uno che vuole farsi notare con una cribbiata che sa che è una cribbiata, oppure è uno di quelli che credono agli alieni, ai rettiliani, e ad altre simili psicosi collettive. Purtroppo, sì, la gente è sensibile a questi personaggi toccati e/o sfruttatori della dabbenaggine pubblica: “vulgus vult decipi, ergo decipiatur” – la zenta vuol essere ingannata, allora la si inganni -; in America questo difetto della gente e, ahimè, della democrazia è definito: il consenso delle masse ad essere “ciarlatanizzate”, caratteristica che viene sfruttata dagli esperti della persuasione per fini commerciali e politici.

L’assessore ha fatto bene a rifiutare il contatto con quel tale; e la pretesa che doveva ascoltarlo è simile all’aspettativa di chi pretendesse che un medico preparato e serio si mettesse a discutere con una santona sull’efficacia dei sassi magici, da infilare su per il culo, per guarire le emorroidi. Tremo al pensiero che quel tale avesse contattato il sindaco, del tutto privo di senso storico e archeologico, ma presumente di sapere tutto, ottenendone la simpatia e magari la collaborazione. Magari l’assessore si può criticare per altri motivi.

C’è anche da fronteggiare un tetro malcostume relativo all’archeologia e alla storia. E’ incredibile l’uso che della “storia” fanno persone che in altri campi magari sono preparate; li senti spacciare cribbiate ‘storiche’ senza senso come verità storiche o archeologiche. Mi è successo di trattare malissimo due professori dell’Università di X, venuti a Rimini per parlare di cose attinenti alla loro professione. In effetti ho imparato delle cose che non sapevo tra quelle in cui erano competenti. Ma poi, infioravano il discorso competente con cribbiate storiche, tanto che ho deciso di dargli – secondo la tradizione letteraria classicista che va dal Boccaccio al Carducci, preferisco usare “gli” al posto di “loro” – una lezione. Dicevano: “il pantheon del secondo secolo avanti Cristo”; e io: – Il pantheon è del tempo di Adriano, tra il primo e il secondo secolo dopo Cristo. E loro: – non quello di Adriano, quello prima. E io: – Allora quello di Agrippa, verso l’anno zero. Ancora, dicevano: – Quando i Montefeltro governavano Rimini. E io: – Non lo sapevo che i Montefeltro avessero governato Rimini, quando?. E ancora, loro: – il pavimento antico di granito del ponte di Tiberio. E io: – il pavimento di granito è della seconda metà dell’800… La gente mi odiava e cercava di zittirmi, replicavo che i due si sarebbero indignati se qualcuno avesse detto delle cribbiate relative al campo di loro competenza, io modesto ‘storico’ mi indignavo a sentire delle cribbiate storiche.

Infine c’è da dire che ogni tanto arrivano in Riviera gli imbroglioni ‘storici’ e hanno fortuna: qualche lustro fa vennero a Rimini i sedicenti “discendenti dei Malatesta”, dei romani che abitavano in case popolari della periferia di Roma, ma erano riusciti a pubblicare la loro ‘storia’ su una rivista dei Carabinieri, e ad essere inclusi sull’elenco internazionale dei nobili – “residenza estiva, Castel Sismondo a Rimini” -. Viaggiavano con una mercedes bianca con le bandierine dello Stato del Vaticano preceduta da centauri della polizia italiana. Il comune di Gradara li ospitò in un hotel della costa. Enzo Pruccoli trovò negli archivi di un Ministero le prove che i sedicenti Malatesta di Rimini discendevano da Malatesta l’anarchico. E Silvano Cardellini pubblicò sul “Carlino” gli articoli di Pruccoli, gustosissimi, che rivelavano l’imbroglio. Pruccoli e Cardellini vennero denunciati e ci fu un processo a Bologna. Dimostrarono con documenti la verità delle loro affermazioni e vennero assolti, ma i falsi Malatesta non furono condannati. Rappresentava gli interessi del Comune di Rimini l’avvocato Titta, che stranamente non chiese di recuperare il consistente pacchetto di documenti malatestiani che i sedicenti Malatesta avevano prelevato dai documenti comunali all’Archivio di Stato.

Fotografia: Interno del Tempio dei Malatesta a Rimini, da Eugène Müntz, Histoire de l’art pendant la Renaissance … I. Italie: les primitifs, …, Hachette et Cie, Paris 1889, p. 125

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