Stefano Giannini, lo spremi-cittadini

Stefano Giannini, lo spremi-cittadini

Il sindaco di Misano pare non avere concorrenti nella conquista alla segretaria provinciale del Pd. Ma quali sono i trascorsi politici che lo hanno portato ad essere il candidato unico alla guida del partito renziano? Eccoli: dal 2000 è entrato nel settore dei servizi pubblici (acqua e successivamente nettezza urbana), e da allora gli aumenti delle tariffe si sono messi a correre, tanto nel suo comune quanto nell’intera provincia.

Zitto zitto, Stefano Giannini è arrivato alla designazione di candidato bulgaro (pardon, unico) alla importante carica di segretario provinciale del partito democratico. Il 61enne avvocato cassazionista e sindaco di Misano Adriatico sembra quindi aver attraversato senza ostacoli le insidie congressuali. Stando ai commenti di corridoio, il risultato è stato ottenuto grazie ad un accordo interno che riguarda, per dirlo con le parole di Giannini al congresso, le “strategie di area vasta Romagnola che abbiamo portato avanti o da poco iniziato nella sanità, nei servizi di rete (idrico, fognario, rifiuti), nei trasporti, nel turismo”. Con l’aggiunta di un accenno: il Pd deve saper “mettere nei luoghi di decisione strategica competenze e autorevolezza”.

Le parole usate da Giannini – “luoghi di decisione strategica” in combinazione con la triade “idrico, fognario, rifiuti” – non sono certo a caso. Riguardano il core-business – per dire così prendendo a prestito la definizione dal lessico aziendale – della sua attività politica all’ombra del partito di maggioranza, dall’anno 2000 in avanti.
Altro che sindaco di Misano, per quanto prestigiosa possa essere tale carica: Giannini è stato per otto anni vicepresidente di Romagna Acque, la società pubblica proprietaria di Ridracoli e dei bacini di “oro blu”, ed è poi sbarcato nel 2012 nell’agenzia regionale ATERSIR erede delle agenzie di ambito provinciali. Qui è arrivato con tutti gli onori, come dimostra la “staffetta” con l’ex presidente della Provincia Stefano Vitali che lasciò a lui le cariche rivestite nell’agenzia.
Il soggetto istituzionale di cui stiamo parlando non è affatto di secondaria importanza. Al contrario, il suo peso è inversamente proporzionale al numero di pagine che gli dedicano di norma i giornali. L’ATERSIR ha il ruolo di regolatore della gestione dei servizi pubblici: tiene in mano quindi il timone del complesso sistema, che legittima il prelievo annuale di miliardi di euro dalle tasche dei comuni mortali, soldi che finiscono nelle casse delle società – anch’esse a maggioranza pubblica – che gestiscono il business “idrico, fognario, rifiuti” (vedi triade gianniniana di cui sopra).

Giannini è entrato in ATERSIR (della quale ci siamo di recente occupati per una importante partita, la gara di acqua e rifiuti, con tanto di replica del suo presidente) prima come membro del Consiglio locale (Rimini), divenendone poi il coordinatore, infine salendo al piano superiore come membro del Consiglio d’ambito, cioè il parlamentino centrale dell’agenzia regionale. Un gruppetto elitario formato da 9 persone, una per ogni provincia.

Ebbene, vale la pena domandarsi: negli anni in cui Giannini ha rivestito il duplice ruolo di amministratore pubblico di un Comune, da una parte, e di decisore politico nella regolazione dei servizi pubblici, dall’altro, come sono andate le cose per i fruitori di questi stessi servizi, cioè i cittadini paganti?
La risposta è presto detta: sia nell’acqua che nei rifiuti, si sono susseguiti aumenti su aumenti, senza soluzione di continuità.

Ci occupiamo oggi del solo settore dell’immondizia, riservandoci in seguito un eventuale approfondimento idrico-fognario.
Partiamo dalla microarea di Misano Adriatico, amministrazione comunale governata da Giannini con la sua maggioranza, e vediamo nei dettagli quali sono stati gli aumenti percentuali, praticati fra il 2014 e il 2017 nella tariffa dei rifiuti, per le utenze domestiche e per quelle commerciali (nostra elaborazione sui dati delle delibere pubblicate dal Comune di Misano Adriatico: all. B e C, delib. C.C. 80/2014; all. B e C, delib. C.C. 12/2017).

Parte fissa
Famiglia 1 componente: +17,6%
2 componenti: +17,6%
3 componenti: +15,2%
4 componenti: +15,2
5 componenti: +15,2
6 o più componenti +15,2%

Parte variabile
Famiglia 1 componente: +5,6%
2 componenti: +12,4%
3 componenti: +5,6
4 componenti: +5,6
5 componenti: +5,6
6 o più componenti: +5,6%

Rifiuti non domestici
musei, biblioteche, scuole, associazioni, luoghi di culto: +10,3%
attività artigianali tipo botteghe (falegname idraulico fabbro elettricista): +12,3%
ipermercati di generi misti: +12,4%
attività industriale con capannoni di produzione: +12,4
uffici, agenzie, studi professionali: +13,5
alberghi con ristorante: +13,6%
stabilimenti balneari zona A: +16,9%
supermercato, generi alimentari: +18,9%
ristoranti: +18,9%
attività artigianali tipo botteghe (parrucchiere barbiere estetista): +19%
bar caffè pasticceria: +22,5% (n.b.: da 8,435 a 10,331 euro/mq)
banche: +21,4
ortofrutta, pescherie, fiori e piante, pizza al taglio: +24,8%

Dunque i servizi gestiti dal settore pubblico e gli ipermercati hanno avuto l’“aumentino” (tra il 10 e il 12%, pur non trascurabile), mentre i piccoli esercenti e le piccole imprese si sono beccati l’“aumentone”, con un peso anche superiore al doppio (dal 19 al 25%). Trattamenti ben diversi, a seconda delle categorie. Le ragioni di tali preferenze da parte di Giannini e della sua maggioranza, le lasciamo ipotizzare a chi legge, a noi basta dare i numeri ed illustrare i fatti concreti.
Una bella mazzata è caduta anche sulla testa delle famiglie di due componenti, che a Misano (dati ufficiali 2015, fonte Provincia di Rimini) sono il 25,7% del totale dei nuclei. Questi, insieme ai nuclei di un solo componente (destinatari anche’essi di un forte aumento sulla parte fissa della tariffa) costituiscono il 58% del totale. Lo facciamo osservare perché sia chiaro che gli aumenti solo apparentemente sono spalmati in diverse gradazioni sulla popolazione, in realtà quelli più pesanti riguardano la maggior parte dei contribuenti.

Veniamo ora ad osservazioni su dati di più ampia scala, di competenza non già degli amministratori di piccoli comuni, che possono avere armi spuntate nei confronti delle multi-utilities, bensì dei regolatori del mercato dei servizi. In teoria costoro potrebbero e dovrebbero fare la voce grossa “poiché, sia il servizio idrico che il servizio di gestione rifiuti urbani si trovano, di fatto, in condizione di monopolio naturale” – lo dice la stessa ATERSIR -, di qui “la necessità di una regolazione del mercato da parte dell’ente pubblico”. Guardiamo allora che cosa è successo nel servizio rifiuti da quando Giannini è entrato, nel 2014, in quel Consiglio d’ambito che ha fra i suoi compiti il “monitoraggio e valutazione, tenendo conto della qualità ed entità del servizio reso in rapporto ai costi, sull’andamento delle tariffe all’utenza deliberate dai Consigli locali” e l’“eventuale proposta di modifica e aggiornamento”.

Partiamo dal 2013. Quell’anno il Consiglio d’ambito ATERSIR aveva stabilito i Piani Finanziari del servizio gestione rifiuti con le seguenti cifre: per Misano Adriatico (gestore Hera), costo totale di 2.778.221 euro; per il Comune di Rimini costo totale di 32.299.616 euro. Su scala provinciale, il costo totale dei territori a gestione Hera era fissato in 62.385.348 euro; il bacino servito da Montefeltro Servizi costava 2.142.395 euro; totale generale, 64.527.743 euro.
Confrontiamo questi dati con quelli del 2017 e facciamo i dovuti confronti.
Il Consiglio locale di Rimini dell’ATERSIR, coordinato da Giannini, il 13 marzo 2017 ha approvato il Piano Finanziario della gestione rifiuti per l’anno in corso. A Misano Adriatico il costo totale (pianificato) del servizio è di 3.125.970,63 euro: rispetto al 2013 un aumento del 12,5%, tutto pagato dai cittadini.
Passano due soli giorni, e il 15 marzo il Consiglio d’Ambito, presente Giannini, approva il Piano Finanziario deliberato a maggioranza dal Consiglio locale di Rimini, senza alcuna modifica.
Secondo questo Piano il 2017, limitandoci al territorio riminese, è un affare da 70,4 milioni di euro, di cui 68,2 milioni sotto la gestione di Hera, e 2,2 milioni nel bacino di Montefeltro Servizi, cifre al netto dell’IVA. Nel giro di soli quattro anni, quindi, il volume dei costi è aumentato di 5.866.185,21 euro, cioè il 9,1% in più.

Domanda: l’incremento del fatturato è giustificato da un aumento della quantità dei rifiuti raccolti e smaltiti, cioè da un maggiore sforzo industriale profuso dai gestori?
La risposta è no. Al contrario, i rifiuti trattati sono diminuiti mentre le tariffe si alzavano, dunque è aumentato il costo unitario praticato ai cittadini.
Un aumento giustificato dall’inflazione?
La risposta è ancora una volta no. Non c’entra la dinamica dell’inflazione, in questi anni praticamente nulla come tutti sanno.

A dimostrazione, vediamo nel dettaglio le cifre che servono.
Secondo i dati pubblicati ufficiali dei Piani ATERSIR, nell’anno 2011 a Misano erano state raccolte e trattate 13.142,65 tonnellate di rifiuti, ad un costo di 2.629.515,23 euro (comprendente anche la somma a forfait dei “servizi territoriali”).
Nel Piano Finanziario 2017, si stima per Misano un totale di 12.324 tonnellate di rifiuti, al costo pianificato già citato sopra, di 3.125.970,63 euro.
Facendo il confronto fra i due anni, a Misano nel 2011 il trattamento rifiuti costava alla collettività circa 200 euro a tonnellata; nel 2017, circa 253 euro a tonnellata (nostra elaborazione sui dati dei Piani Finanziari): aumento del 26,5% in soli 6 anni.

La stessa dinamica si ripresenta su scala provinciale, cambiano solo le cifre e gli anni per i quali abbiamo i dati a disposizione per fare confronti.
Nel 2013 i rifiuti prodotti nell’intera provincia ammontavano a 258.709,68 tonnellate (fonte: Provincia di Rimini, Osservatorio rifiuti, Report 2013). Come già riferito sopra, quell’anno il Piano Finanziario della gestione del servizio imputò costi per 64,5 milioni di euro.
Secondo il Piano Finanziario 2017, i rifiuti prodotti in provincia di Rimini saranno quest’anno 246.711 tonnellate, ed il costo imputato al servizio sarà di 70.393.928,21 euro.
Calcolatrice alla mano, se nel 2013 la collettività riminese pagava il servizio circa 249 euro a tonnellata, quest’anno il costo sarà di circa 285 euro a tonnellata. Un aumento del 14% in soli 4 anni.

Tutti questi incrementi sono privi di rapporto con la dinamica dell’inflazione, che nel periodo da noi considerato è stata pressoché inesistente (+1,52, nostra elaborazione su dati di fonte it.inflation.eu).

Una manna per le società pubbliche che gestiscono i servizi in monopolio, un salasso per i cittadini.
Lo dobbiamo agli amministratori pubblici che spremono i cittadini, sia in qualità di sindaci che come membri di agenzie di regolazione. E’ il loro modo di esercitare “competenze e autorevolezza nei luoghi di decisione strategica” “nei servizi di rete (idrico, fognario, rifiuti)”.
Proprio come ha detto Giannini al congresso, conquistando così la poltrona di segretario provinciale.
Senza concorrenti.
In monopolio “naturale”.

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