Storia (leggendaria) della kamikaze riminese. Con proposta: raccogliamo le firme per intitolare una piazza a Pound

Storia (leggendaria) della kamikaze riminese. Con proposta: raccogliamo le firme per intitolare una piazza a Pound

Ottobre 1944: “La Domenica del Corriere” pubblica una tavola sull’“Eroina di Rimini”. La giovane, violentata dagli Alleati, si vendica facendoli esplodere su un campo minato. Pura propaganda della RSI. Utile a capire i crocevia della Storia. Perché continuiamo a pubblicare ‘Che’ Guevara, un omicida, e non stampiamo Pound, il poeta più influente del Novecento?

“Volevo vendicarmi…”
La memoria è una brutta bestia. Esempio. Tutti conoscete La Domenica del Corriere. Settimanale popolarissimo, tirava 600mila copie nel 1950 e quasi un milione e mezzo nel 1963, roba che oggi i quotidiani avrebbero sanato tutti i bilanci sballati. Tra gli storici direttori vi furono Eligio Possenti, teorico del teatro – diresse dal 1929 al 1943 poi dal 1946 al 1964 – e Indro Montanelli – subito dopo la guerra, per neanche un anno, fino all’ottobre del 1946 – ma anche Giulio Nascimbeni e Maurizio Costanzo. Alla mitica “Domenica” perfezionò la penna tale Dino Buzzati. Bene. Durante l’era nera della Repubblica Sociale, a dirigere la “Domenica” c’era Pietro Caporilli, già corrispondente di guerra nei sommergibili e scrittore piuttosto noto – firmò anche una biografia dedicata a Baracca, l’asso dell’aviazione. Come si sa, la “Domenica” era celebre per le copertine illustrate di Achille Beltrame. Bene. Il retro della copertina della Domenica del Corriere del 10 ottobre 1944 mostra una bella donna accasciate sulle macerie; di fianco a lei una manciata di soldati morti, sfigurati; sopra di lei, un soldato tedesco che la reclama, con la divisa a brandelli. Segue didascalia che inneggia all’“Eroina di Rimini”. Eccola: “Richiesta di un’indicazione stradale dalla prima pattuglia di canadesi entrati in città, una popolana di diciotto anni la guida a sfracellarsi in un campo minato, cadendovi pur essa colpita a morte. Si salva soltanto un soldato tedesco, prigioniero della pattuglia: egli si accosta alla ragazza agonizzante e ne riceve le ultime parole: ‘Sapevo che qui esisteva un campo di mine… vi aveva lavorato mio fratello… Vi ho condotto gli Inglesi perché sono stata violentata da due Australiani in una casa colonica dove ci eravamo rifugiati… Ho seguito questa pattuglia… volevo vendicarmi… non sapevo come… la sorte mi ha favorito… ho vendicato il mio onore…’”.

O eroe o assassino. Dipende dallo schieramento
La storia, riesumata oggi è interessante per capire il viavai della Storia e dei pregiudizi storici. La “popolana di diciotto anni”, riminese, è l’antesignana dei kamikaze. Si fa esplodere su un campo di mine per uccidere quelli che ritiene dei ‘nemici’. D’altronde, la ragazza è stata vittima di uno stupro brutale, che s’inserisce nei cosiddetti ‘delitti’ contro le donne. Eppure: saremmo disposti a ornare quella ragazza con l’epiteto di “Eroina”, oggi, ora, con il senno storico di poi? Sarebbe disposta, l’Amministrazione comunale, a intitolare una via all’Eroina di Rimini, che riteneva le truppe ‘alleate’ costituite da vili barbari, da bastardi stupratori? Per carità, l’episodio dell’eroina riminese pare più che altro frutto dell’estrema propaganda dell’RSI allo sfascio (sull’“episodio leggendario del sacrificio dell’eroina riminese” ha scritto un libro, L’ultimo giallo sulla Linea Gotica, Federicomaria Muccioli, Panozzo, 2011), eppure… Eppure l’episodio assurge a simbolo: perché non riconoscere che gli ‘eroi’, a volte, stanno anche dalla parte dei vinti? Bizzarro: a seconda della squadra per cui combatti o sei un eroe o sei un assassino. L’Eroina di Rimini mi serve per agganciarmi, per l’ennesima volta, a Ezra Pound. La sua memoria, a 45 anni dalla morte, è vilipesa. Qualcuno gli ha cucito – ad arte, per pura propaganda – la giacca di ‘fascista’, annientando così il buon nome della sua poesia. La politica, si sa, si fa attraverso la cultura. Ungaretti fascista, per dire, ci va bene – ma non gli diedero il Nobel per la letteratura a causa del suo passato – mentre Pound ci sta sul gozzo. Se i libri di ‘Che’ Guevara sono un settore editoriale ben definito – e redditizio – quelli di Pound fanno fatica a ‘passare’. Eppure, il ‘Che’ ha ucciso, Pound è stato il poeta più influente del Novecento. In queste settimane, l’editore Guanda ha ristampato i XXX Cantos tradotti da Massimo Bacigalupo, che comprendono anche i ‘malatestiani’. Apprezziamo lo sforzo, ma è ancora davvero troppo poco. Nel mondo anglosassone stanno per uscire l’edizione critica – a cura di Michael Kindellan – dei The Late Cantos of Ezra Pound, un saggio di Daniel Swift, The Bughouse: The Poetry, Politics and Madness of Ezra Pound e Lustra, il libro poetico pubblicato da Pound un secolo fa, nel 1917. Va ricordato che Leonardo Paganelli, discepolo di Bacigalupo, ha pubblicato per Linguistics and Literature Studies, un breve studio su Ezra Pound in Rimini. Non mi ripeto. Il lavoro di scavo ‘poundiano’, dai testi poetici perduti alle lettere, è immenso. A Rimini abbiamo già l’editore, Raffaelli. Alla peggio, che il Comune intitoli al poeta una piazza, almeno. Cominciamo a raccogliere le firme.

Fotografia: l’Eroina di Rimini, La Domenica del Corriere (http://www.centrorsi.it)

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