Teatro Galli, in Comune non sanno che fare: ma il sipario si apre fra un anno

Teatro Galli, in Comune non sanno che fare: ma il sipario si apre fra un anno

Come gestire la mega-bomboniera da oltre 800 posti?

Il teatro sarà comunque una questione industriale, che lo si voglia o no (intendendo per industria le produzioni culturali di alto livello), da mettere in rete con gli altri spazi-risorsa. Questioni da milioni di euro l’anno, e rischi da assumersi.

“Alla vigilia dell’apertura del Fulgor e del Galli si rende necessario un approfondimento sulle modalità di gestione dei nuovi spazi e dei costi relativi”. Lo dice l’amministrazione comunale nel DUP (Documento unico di programmazione) 2017-2021. Il Comune ha annunciato il teatro pronto entro la fine del 2017, e nei primi mesi del 2018 i lavori di allestimento interno, ma ad un anno circa dal taglio del nastro il suo “programma” è “approfondire”… Equivale a porsi la domanda di Lenin: “che fare?”, lasciandola bellamente senza risposta. Complimenti alla classe politica riminese, che nel frattempo ha messo in liquidazione l’unico ente di spettacolo che aveva, l’Istituzione Musica Teatro Eventi nata 11 anni fa e amministrativamente estinta alla fine del 2014 (motivazione: un nuovo decreto giustamente richiedeva vincoli più stringenti nel redigere contabilità, bilanci, affidamenti ecc., allora il Comune che riteneva “antieconomico” lasciare il “sistema contabile semplificato” usato fino allora, ha ripreso la gestione nel calderone dei propri uffici).
Il consiglio comunale e la giunta dove sono? dov’è la commissione cultura? Dalle elezioni in poi si è riunita otto volte, ha trovato il tempo per una “visita alla casa circondariale” e per un “focus Fulgor”, che fa sempre fico, ma mai una volta che abbia proposto come qualmente gestire, a partire speriamo dall’estate 2018, la mega-bomboniera da oltre 800 posti.
Perché di questo si tratta, di un gioiello di teatro con palchi, platea, luci che si abbassano, golfo mistico, do di petto, loggionisti o troppo arrabbiati o troppo generosi, struscio di dame imbellettate in piazza, e tanto altro: riti e miti di una borghesia medio-alta (ma nell’Ottocento ci andava anche la gente del popolo ad ascoltare Verdi, in piedi, prima che nelle platee montassero le poltroncine), cose che il mondo ci invidia e che la Rimini del dopoguerra ha voluto deliberatamente smontare, mattone dopo mattone, pur di non avere nel centro del proprio arengo cittadino il monumento borghese per eccellenza.
Ora, scordando il passato, si pongono nuovi problemi: il golfo mistico deve avere un direttore con la bacchetta magica in mano; dietro le quinte ci vuole un manager coi contro-attributi; quanto ai palchi e alle file di platea, le famiglie-bene devono fare la corsa al botteghino, o sulla tastiera del pc, per accaparrarsi le migliori e sborsare i baiocchi che servono; nella sala dei bottoni servono amministratori di vaglia, che sappiano non solo fare i conti ma anche procurarsi finanziamenti. La finiamo qui perché ci siamo capiti: un teatro è come una fisarmonica dal respiro lunghissimo e dalle mille sfumature sonore; può far godere tutti, ma perché accada molti – i migliori – devono fare la loro parte perché si gonfi il mantice e si pigino le combinazioni giuste dei tasti; se no, rimane un ingombrante strumento inerte, e costoso.
Varrebbe lo stesso discorso anche se non si facessero l’opera e il balletto, ma si optasse per formule minimaliste e contaminazioni modaiole: il teatro Galli sarà comunque una questione industriale, che lo si voglia o no (intendendo per industria le produzioni culturali di alto livello), da mettere in rete con gli altri spazi-risorsa: il Novelli, gli Atti ed altro. E da gestire attivando sinergie con tutti i soggetti della scena pubblica. Questioni da milioni di euro l’anno, e rischi da assumersi. Abbiamo detto della classe politica di Rimini, che pare non essersi posta il tema (“approfondiremo”): ma la classe dirigente in senso lato, che cosa ne pensa? Toc-toc, imprenditori e creativi, ci siete? Volete farvi sentire? Se volete vi ascoltiamo.
Noi di Riminiduepuntozero, una nostra idea ce la siamo fatta, studiando come se la passano altre imprese simili, con teatro “all’italiana” e altri asset da gestire, in giro per lo stivale. Ne parliamo alla prossima puntata.

Sul tema segnaliamo le riflessioni del prof. Paolo Fabbri raccolte da Riminiduepuntozero il 4 ottobre scorso, che spaziarono su molti temi ma toccarono anche il futuro gestionale di Fulgor e Galli.

Fotografia: curiosi controllano i lavori di ristrutturazione del teatro Galli (© Gianluca Moretti)

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