Terremoto elezioni a Rimini: che batosta per Pizzolante e Gnassi!

Terremoto elezioni a Rimini: che batosta per Pizzolante e Gnassi!

La performance di Sergio Pizzolante a Rimini è ancora più stridente se confrontata coi risultati di Beatrice Lorenzin a Modena e Casini a Bologna. Ora il conto sarà presentato anche al sindaco, che tanto si è speso in questa campagna elettorale.

I risultati del Pd e di Pizzolante a Rimini sono ancora più deludenti se si guarda a cosa è successo a Modena. Una candidata a radicamento centrodestra come Beatrice Lorenzin si è imposta col 36,71% (il Pd è al 31,42%), forse anche perché il candidato del centrodestra era Ylenja Lucaselli, che si è fermata al 27,55%. A Bologna un altro politico di centrodestra come Pier Ferdinando Casini ha vinto col 33,12% davanti a Elisabetta Brunelli (centrodestra) con il 27,97%.

Fidati di Sergio è stato lo slogan/hashtag sul quale ha puntato Pizzolante. L’elenco delle favolose imprese di cui l’onorevole si è vantato in campagna elettorale, in alcuni casi con toni trionfalistici un po’ fuori luogo (“chi ha messo tutto se stesso per evitare la chiusura definitiva dell’aeroporto di Rimini? Chi si è battuto per la sicurezza? Chi si è battuto nelle crisi aziendali riminesi per far avere ai lavoratori tutti gli ammortizzatori sociali necessari?”) non è servito a convincere gli elettori. Così come le cariolate di milioni portate in dono a Gnassi da Franceschini (sconfitto pure lui a Ferrara) e Galletti.
Pizzolante esce con le ossa rotta anche dalla sua battaglia dura e continuativa contro la Lega: i populisti e gli estremisti da battere, che ha messo nel mirino (oltre ai 5 stelle) per tutta la campagna elettorale. Beh, è stato lui ad essere battuto. Un volantino di Pizzolante recitava così: “Queste elezioni sono uno spartiacque, si esprime un voto di stabilità per il governo del nostro paese oppure il caos. Essere governati da personalità come Gentiloni o da Salvini o Di Maio? Questa è la scelta fondamentale in questa campagna elettorale”. Ecco, anche a Rimini i più hanno preferito farsi governare da Salvini e Di Maio che da Pizzolante e dal Pd.

A questo punto dello scrutinio il centrodestra in Romagna esprime più parlamentari del centrosinistra, ovvero 3 per il Pd (dovrebbero essere Marco di Maio, Stefano Collina e Alberto Pagani) e, sul versante dei vincitori, 2 alla Lega (c’è anche Jacopo Morrone) e altrettanti a Forza Italia, e 2 al Movimento 5 Stelle.

Doccia gelata pure per Tiziano Arlotti, fedele operaio nella vigna del Pd, che tanto si è speso nei cinque anni e in questo breve ma intenso tour elettorale. Ora il confronto si sposterà all’interno del Pd, anche a Rimini, perché un terremoto del genere fa ballare parecchio anche il segretario Stefano Giannini.

Ma ora il conto viene presentato anche al sindaco Andrea Gnassi. Perché è vero che quello di ieri è stato un voto politico, è altrettanto una certezza che la sconfitta cocente di Pizzolante e del suo Patto Civico che sostiene il sindaco, insieme al risultato del Pd, rischiano di trascinare nella caduta anche il primo cittadino. Come non ricordare l’impegno col quale si è speso in questa campagna elettorale, il tono arrembante del suo intervento alla presentazione dei candidati di centrosinistra, il continuo portare a sostegno di un voto a Pizzolante e al Pd le mirabilia amministrative di Rimini, quel che è stato fatto e in particolare il tentativo di “appropriarsi” del Fulgor come del cinema della parrocchia di Gnassi.

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