Torna la gara d’altura in Drifting al Club Nautico Rimini

Torna la gara d’altura in Drifting al Club Nautico Rimini

Nata tra Rimini e Pesaro nei primi anni '80 grazie ad Armando Marzi, il primo a pescare il tonno gigante, questa gara era sparita dai radar. Motivo? Per protestare contro il trattamento riservato alla pesca sportiva e ricreativa in Italia dal ministero delle Risorse Agricole. Ma il 12 maggio, grazie al Club Nautico, ritorna. Gianfranco Santolini e Giordano Pecci ci spiegano l'importanza dell'evento.

Sabato 12 maggio, Trofeo Città di Rimini 2018 Open – Pesca d’altura in Drifting. La manifestazione sportiva organizzata dal Club Nautico Rimini non è solo una gara di pesca, è molto di più. I motivi? Ce li spiegano Gianfranco Santolini, presidente del Club Nautico Rimini e di Big Game Italia (associazione per una pesca sportiva etica) e Giordano Pecci, consigliere del Club e responsabile del settore Pesca e Motonautica.
Ci incontriamo sulla terrazza della sede del Circolo, tra il vociare incessante dei gabbiani e qualche fugace sirena di barca che ci immerge subito nella giusta atmosfera adatta al luogo in cui ci troviamo.
La prima domanda che rivolgiamo agli organizzatori è: come mai, dopo tanto tempo, avete pensato a una gara di pesca d’altura in Drifting? E soprattutto, perché le avevate interrotte?
Il presidente ci spiega che “il Club Nautico, è un punto di riferimento della pesca d’altura in Drifting. Questa disciplina è nata tra Rimini e Pesaro nei primi anni ’80 grazie ad Armando Marzi il primo a pescare il tonno gigante, il “big one”, quando ancora si pensava che in Adriatico questo pesce neanche esistesse. Nel ’91, grazie al mio equipaggio, il nostro Club è diventato Campione Italiano di Pesca d’Altura. La sospensione delle gare è avvenuta per protestare contro il trattamento riservato alla pesca sportiva e ricreativa in Italia dal Ministero delle Risorse Agricole, dalla politica locale, da quella regionale, fino ad arrivare a quella nazionale ed europea. E’ un’indecenza, non viene dato nessun riconoscimento di tipo sociale o economico alla pesca sportiva e ricreativa, educativa, di tradizione; veniamo considerati solo come i “ricconi” che vanno per mare a portare via il pesce ai poveri pescatori per bieco interesse economico, quasi che i problemi esistenti in ambito pesca derivino dai pescatori sportivi e ricreativi. C’è poi un impianto operativo solo di facciata a dir poco risibile, tipo l’inutile fermo pesca di agosto (noti: la deposizione delle uova non avviene in questo mese) la cui inefficacia è sotto gli occhi di tutti: l’ennesimo ritorno negativo di un paese fondato sul turismo, il cibo, l’arte. La mala gestione della pesca in Italia da parte del Ministero delle Risorse Agricole ha portato a questo. Sa che non abbiamo più i pescatori di acciughe?”

Gianfranco Santolini

E’ un fiume in piena Santolini, e riprende: “La città di Fellini ha perso la tradizionale cattura della saraghina e pure quella delle sardine. I nostri pescatori hanno preferito smantellare la flotta per prendere i contributi e non c’è più alcuno che faccia la pesca cosiddetta “volante”. L’Europa paga per chiudere le aziende, per licenziare i dipendenti. Un controsenso. Non teniamo più in conto nemmeno le nostre tradizioni. Qualche anno fa sono stato in commissione europea presso il RAC MED (Consiglio Consultivo Regionale) a Bruxelles in qualità di rappresentante della Pesca Sportiva e Ricreativa. Ho cercare di veicolare l’importanza sociale ed economica del settore, di porre l’attenzione sul problema degli anziani, per esempio, il cui unico svago è la pesca dal molo. Prendersela con la parte più debole è troppo facile e finalizzato ad aggirare il problema pesca.”

Scusi, non avete un organismo di garanzia? “Noi siamo senza rappresentanza sindacale. Abbiamo una federazione che non tutela i pescatori “ricreativi”, che in Italia sono circa un milione e mezzo di persone; pensi a tutto l’indotto, le barche, l’attrezzatura e l’abbigliamento da pesca, i ristoranti che di questo vivono, il sistema turistico specifico che gravita intorno a questo mondo. Tutte le nazioni costiere investono nel turismo legato alla pesca sportiva. In Italia che si è fatto? Un bel nulla, sicché abbiamo sospeso le gare di pesca sportiva per protesta, ma anche perché, e questo è l’aspetto più tragico, il tonno è stato quasi sterminato dalla pesca professionale. Ricordo quando i giapponesi facevano man bassa a poche lire di questa nostra grande risorsa.”

“Noi pescatori sportivi locali”, interviene Giordano Pecci, “tentiamo da tempo di porre l’attenzione sul problema dello sfruttamento dissennato delle risorse marine e proprio per questo sabato teniamo in modo particolare alla massima visibilità mediatica. La nostra è un’attività totalmente ricreativa, volta al rispetto della natura, nel senso che tutte le operazioni durante la gara sono rivolte alla protezione del nostro mare perché ci interessa in modo particolare il suo rispetto. Non andiamo per uccidere il pesce, lo liberiamo subito dopo la cattura; da anni combattiamo per fermare la pesca indiscriminata e l’inquinamento delle acque, fino al punto di avere l’attenzione che le sarde utilizzate come “pastura” non siano in recipienti incompatibili con il mare (vedi polistirolo), ed esortiamo i partecipanti a non gettare comunque nulla in mare e a riportare tutti i rifiuti a terra per essere adeguatamente smaltiti. Mentre parliamo, nel nord del Pacifico c’è un’isola di circa 700 mila chilometri quadrati, grande come la Francia, di rifiuti di plastica. E non è l’unica, ce ne sono altre. Tutto ciò è pazzesco, inaccettabile. Con questo evento vogliamo rilanciare la presenza del Club Nautico all’interno della città di Rimini e invitare appassionati anche non iscritti a vivere insieme con noi la manifestazione e invitare club esterni per un momento di aggregazione sportiva e conviviale.”

Presidente, la battuta di pesca sarà incentrata sul tonno (che verrà comunque liberato subito dopo la cattura, ndr) per porre l’attenzione in modo specifico su questo tipo di pesce, vero? “Sì, proprio così, lo spirito è questo. Va detto che c’è sempre stato un interesse economico mondiale intorno al tonno, animale migratore per eccellenza, quindi presente in tutti i mari. Negli anni ’90 ci si è accorti che il tonno rosso stava per estinguersi. Alla fine, fortunatamente tutte le norme applicate dall’ICCAT (Commissione Internazionale per la Conservazione dei Tunnidi Atlantici) che ha sede in Spagna e gestisce per l’atlantico la risorsa del tonno, lo ha salvato dall’estinzione. Ora il pregiato “rosso” sta tornando in modo importante seppur con taglia ridotta (mediamente 40/70 chili) quando un tempo erano da 3/400 chili. Tutti i paesi che lo vogliono pescare devono aderirvi. L’ICCAT, sulla base di parametri e studi specifici, stabilisce periodi di pesca e quantità di tonno da assegnare all’Europa, questa li suddivide tra le nazioni e a sua volta l’Italia distribuisce la quantità”.

Le percentuali ICCAT ricevute dall’Italia come sono suddivise? Il Presidente precisa che “alla tonnara fissa (quella tradizionale che oggi ha solo valenza turistico-culturale), viene assegnata una quota irrisoria, praticamente nulla. Alla pesca con l’amo (sia con parangale che sportiva) il 30%. Il rimanente è assegnato alle tonnare “volanti”, quelle che circondano i branchi per la cattura. Sa quante sono le tonnare “volanti” in Italia? Dodici, divise unicamente tra Sicilia e Campania. Dodici famiglie (con la F maiuscola, per capirci) che si spartiscono la stragrande maggioranza del prodotto interno lordo del tonno del nostro paese. Tutto il pescato viene venduto a società maltesi a prezzo simbolico che poi lo rivendono (casualmente) a società Giapponesi a prezzi esorbitanti. Guardi che le magagne e i problemi attorno alla questione del “tonno rosso” sono annose e molteplici. Se posso permettermi di dare un consiglio ai vostri lettori, scriva che vadano a guardare la puntata di “Report” della giornalista Milena Gabanelli dal titolo “L’ultima mattanza”. E’ un servizio da brividi.

Torniamo alla gara di sabato con qualche informazione di carattere generale: “La competizione si svolgerà in un ideale quadrato di circa 3 miglia nautiche per lato. Finora abbiamo avuto adesioni da Veneto, Marche e naturalmente da molte zone dell’Emilia Romagna. La gara sarà totalmente a “rilascio”, tanto è vero che si useranno particolari ami chiamati “circle hook” appositamente creati per permettere una facile liberazione in mare del pesce”.

Drifting, ovvero...
Il nome Drifting contraddistingue la pesca dalla barca in deriva, anche se con questo termine si intende esclusivamente la pesca al tonno gigante, praticata con barca in deriva oppure ancorata ed utilizzando canna e mulinello. Questa tecnica, oramai largamente diffusa, è stata introdotta nel nostro paese negli anni ’70 per merito di un medico bolognese, Adamo Benfenati, che applicò ed adattò alla realtà adriatica le tecniche utilizzate dai francesi. I primi tentativi furono fatti al largo della foce del Po con incredibili risultati. Da allora è stata fatta molta strada ed in Italia, specialmente in Adriatico, si sono organizzati innumerevoli team per la pratica di questa sportivissima tecnica. Una delle particolarità del Drifting è l’impiego esclusivo della sarda come esca e della necessità della pasturazione continua, sempre con la sarda, effettuata con una particolare tecnica, chiamata “strisciata”.

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