Un po’ di rispetto per l’ex Supercinema

Un po’ di rispetto per l’ex Supercinema

Fare dell'androne un deposito di rifiuti è troppo.

Lo storico Supercinema chiude i battenti. Capitola anche lui. Accade una ventina di anni fa. Il sistema cinema sta cambiando. Le strutture multisala avanzano ovunque. Una a una, le sale cinematografiche scompaiono. Per i gloriosi locali del centro è la fine. Del Supercinema rimane solo una voragine. Viene smantellato. Via sedili, tende, arredi e il piccolo bar del ridotto.

Rimane visibile solo l’insegna, in corso d’Augusto al 181. E’ all’ingresso di palazzo Baldini, nobiliare dimora di fine ‘700. Della vecchia sala, resta la parte posteriore esterna, la galleria e le uscite di sicurezza. Queste si trovano al numero 9 di corso Papa Giovanni XXIII. A pochi metri, quasi dirimpetto, il secentesco palazzo Felici Vitali Cappelli domina la scena di quel tratto di via.

Il portale a bugne completa l’austera facciata della residenza. La poderosa bellezza del palazzo non aiuta a mitigare il miserevole retro del Supercinema. Semmai lo rimarca. L’intonaco, ove presente, è umido e aggredito da muffe. Gli androni delle uscite di sicurezza, attinti da graffitari poco ispirati, vengono usati sistematicamente come bidoni dei rifiuti. La preghiera di non infierire è vana. Lo dimostra la foto scattata a pochi giorni di distanza dalla prima in cui compare il cartello. Che non c’è più: è stato strappato. Contro l’inciviltà, servirebbero telecamere ovunque.

Portassero almeno un po’ di rispetto per un povero, vecchio cinema abbandonato.
Gli anonimi sozzoni sono gentilmente pregati di insudiciare casa loro.

Nota a margine. A tre anni esatti dalla scomparsa (14 novembre 2014) vogliamo ricordare che in un appartamento di palazzo Felici Vitali Cappelli abitava un signore che conosceva e amava l’Arte come pochi altri. Maurizio Balena. Un grande personaggio che tanto manca alla città.

Questa rubrica nasce per porre l’attenzione sulle piccole e grandi brutture, gli sfregi al patrimonio ambientale, i molti edifici trascurati (talvolta totalmente abbandonati) della nostra città. Spesso si trovano in pieno centro o nella “vetrina” turistica di Rimini. Non è disfattismo, è amore per la città bella, perché solo accendendo i riflettori sulle brutture c’è la speranza che si possano sanare le “ferite” inferte sia per mano pubblica che privata. Allinearsi al ribasso, giustificare il brutto e arrendersi all’incuria e al degrado urbano, equivarrebbe ad una sconfitta. E se ha perso la città, per dirla con Niccolò Fabi, abbiamo perso un po’ tutti noi. Ci occuperemo anche del bello, di tutto quello che merita di essere segnalato. Coinvolgeremo molto volentieri quanti vorranno inviarci materiale fotografico interessante sull’argomento: redazione@riminiduepuntozero.it

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