Un quintetto di banche è oggi erede delle Casse dei “pritaun”

Un quintetto di banche è oggi erede delle Casse dei “pritaun”

Senza l'azione dei cattolici, il credito a Rimini oggi non esisterebbe.

Facciamo un gioco (ma serio). Prendiamo le Pagine Gialle alla voce “banche”. A Rimini ne troviamo 27, al netto del numero di filiali presenti nel territorio. Fra queste ci sono sei Casse di Risparmio (Genova, Rimini, Forlì, Cesena, Ravenna, Ferrara); tre banche di credito cooperativo (Gradara, Rimini, Malatestiana); quattro Popolari (Emilia-Romagna, Ancona, Puglia e Basilicata, Valconca); per il resto sono rappresentati quasi tutti i primi dieci gruppi bancari italiani, più altri istituti di varia origine. Nel totale, la metà sono nate nel territorio emiliano-romagnolo. Quanto alle loro radici, che siano locali o di altre parti d’Italia, è impressionante constatare in larga maggioranza (16 su 27) l’origine cattolica. Casse di risparmio ottocentesche originate dai più antichi Monti di Pietà, oppure nuovi istituti nati sotto il pontificato di Gregorio XVI, o, più avanti negli anni, casse rurali, banchi e crediti artigiani fondati direttamente dai preti e dai loro parrocchiani nelle canoniche, oppure da laici impegnati nel movimento cattolico del secondo Ottocento come Acquaderni (Credito Romagnolo).
E’ evidente che questa storia ha avuto alti e bassi, deviazioni e confluenze varie, fino a veder scomparire – o quasi – l’ispirazione originaria. Ma la radice è un dato di fatto, il più delle volte orgogliosamente e giustamente ostentata dalle banche.
Alla vigilia dell’acquisizione della Carim da parte di gruppi “stranieri”, ci sembra quanto mai opportuno riepilogare, sia pure per sommi capi, questa ispirazione legata a storie e trame personali e particolari, tenute insieme da un principio comune.
Del ruolo della Chiesa nella nascita delle Casse di Risparmio in Romagna e a Rimini abbiamo già detto nella prima puntata.
Ma ancora più capillare e diffusa è l’azione dei parroci nel contado della diocesi riminese, come di quelle limitrofe, nel periodo seguìto all’enciclica “Rerum Novarum”, pietra miliare della dottrina sociale cattolica, di papa Leone XIII.
Ed ecco un sommario elenco in ordine cronologico, che abbiamo ottenuto incrociando varie fonti.
1904: nasce la Cassa Rurale di Prestiti delle Parrocchie di Santa Lucia e Castelvecchio a Savignano.
1906: nella canonica di Vergiano nasce una cassa per iniziativa dell’arciprete don Natale Villa.
22 marzo 1909: atto costitutivo della Cassa Rurale di deposito e prestiti di Bellaria-Bordonchio, presenti i due parroci di Bellaria don Giovanni Ceccarelli e di Bordonchio don Giovanni Vincenzi.
13 agosto 1910: cinque sacerdoti e alcuni cittadini fondano a Morciano la Banca Cooperativa Morcianese, primo presidente è il parroco del paese, don Giovanni Ceccarelli.
8 dicembre 1910, festa dell’Immacolata: don Raffaele Ceccarelli, parroco di Gradara, terminata la funzione pomeridiana incontra una ventina di parrocchiani per illustrare la sua soluzione nella lotta contro l’usura, nasce così la cassa rurale oggi Bcc Gradara.
25 marzo 1914: nasce la Cassa Rurale di San Vito, grazie all’azione di don Giovanni Marconi e altri 18 soci.
2 agosto 1914: don Pietro Della Biancia e don Augusto Fonti fondano la Cassa rurale ed artigiana di San Paolo e Santa Cristina.
18 febbraio 1917: grazie all’iniziativa di don Vincenzo Foschi e altri 13 soci nasce la Cassa Rurale Parrocchiale di Cerasolo, che sarebbe poi diventata la Cassa di Ospedaletto.
10 aprile 1921: nasce la Cassa interparrocchiale San Gaudenzo, Sant’Andrea dell’Ausa e San Fortunato, nella saletta accanto all’ufficio del parroco don Palotta.
Le banche dei preti, o dei pretoni – per la sua stazza era chiamato proprio così, “e pritaun”, il parroco di San Vito – non sono opere personalistiche ma il frutto di un concerto di personalità, di un solidarismo comunitario cresciuto all’ombra dei campanili, capace di tenere assieme i più poveri e i più ricchi.
Per capire il sapore di quei tempi e di quei fatti, citiamo alcuni brani di testimonianze, oggi disperse fra tanti libri di memorialistica e articoli di giornale.
1 – “A Ospedaletto, come a San Vito e Santa Giustina, la comunità sapeva di poter contare su queste casse rurali – soprattutto nei difficili anni delle due Guerre mondiali – anche quando aveva necessità di piccole somme che le banche più grosse non erano disposte a dare ai contadini”.
2 – “Le riunioni del consiglio si tenevano la domenica, dopo la messa”; un tratto comune a tutti o quasi questi “pritaun”, era l’attenzione alla liturgia, alle processioni, alle feste – da sant’Antonio in giù – il che era un tutt’uno con il loro impegno per i più bisognosi.
3 – “La Banca con sede a Vergiano, operante anche nelle parrocchie di Spadarolo e San Lorenzo a Monte, ricorda la necessità di rispondere alle esigenze di oggi attraverso una pastorale integrata. La disponibilità di un fondo per artigiani e operai al quale potevano accedere durante l’inverno quando il lavoro scarseggiava. La richiesta alle famiglie più ricche di essere capaci di aiuto verso gli altri meno fortunati con il riconoscimento di un giusto interesse”.
4 – “Si depositava denaro come nella cassa di famiglia e si riceveva come si riceve da un padre. A volte pochi mesi davano respiro e pane, a volte più lunghe scadenze davano un certo profitto per i risparmi e una certa tranquillità per chi riceveva. Un dare e un ricevere come in una famiglia con la sola garanzia dell’onore. Negli anni duri della guerra e dopo, la Cassa rurale di San Paolo e Santa Cristina fu come un forno profumato di pane aperto sulla pubblica via ai passanti stanchi e affamati”.
Non stiamo parlando di quadretti di devozione né di favole o utopie, ma di affronto della realtà – della dura realtà – secondo un criterio vivo, un ideale presente, adeguato ai bisogni. Tanto è vero che queste comunità di credito non sono scomparse in un pomeriggio: quei nove nuclei sopra elencati hanno avuto lo sviluppo che tutti i riminesi conoscono, alla base di un quintetto di Bcc e Popolari locali oggi ancora sul mercato: Bcc Gradara, Banca Rimini, Banca Malatestiana, Popolare Valconca, RomagnaBanca. Una volta che la Carim sarà diventata terra di conquista, e mancano pochi giorni, saranno proprio loro a rimanere le uniche depositarie del credito locale.
Questo momento drammatico che sta vivendo la città di Rimini e la sua provincia, può costituire l’opportunità di un ripensamento e di un ritorno alle ispirazioni delle origini. L’alternativa è lasciarsi divorare.

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