“Un turismo basato sul lavoro nero non ha futuro”: la Cgil mette il dito nella piaga

“Un turismo basato sul lavoro nero non ha futuro”: la Cgil mette il dito nella piaga

"La stagionalità è diventata sinonimo di lavoro povero, mordi e fuggi, che fai solo quando non hai alternative". Sarà per questo che ogni anno la Riviera è alle prese con crescenti difficoltà nel reperire la mano d'opera? Eppure le realtà formative non mancano e sfornano migliaia di giovani preparati. E' solo uno dei campanelli d'allarme che sollecitano una seria riflessione su quale strada imboccare per uscire dalle secche di un turismo che reclama qualità. E legalità.

Ci sono tre istituti alberghieri in provincia di Rimini con 1800 giovani. L’Istituto tecnico per il turismo ne conta 800. Poi c’è il sistema di formazione regionale che somma altri 1300 fra ragazzi e ragazze che si stanno preparando a diventare operatori del sistema dell’accoglienza turistica. Quindi 300 adulti che frequentano i corsi serali con la stessa finalità. Per finire con il “serbatoio” universitario: centinaia di laureati “che però trovano molto difficilmente una prospettiva di inserimento nel nostro attuale sistema turistico”. A tracciare questo scenario è la Cgil di Rimini che con l’avvicinarsi della stagione estiva lancia il “manifesto del lavoro nel turismo riminese”.
Non si può dire che manchi la mano d’opera specializzata in questo territorio e i numeri spiattellati dalla Cgil parlano chiaro. Un esercito di potenziali addetti, ma quanti trovano lavoro nelle realtà aziendali turistiche di Rimini e dintorni?
“Molto spesso sentiamo le associazioni degli albergatori che lamentano scarsità di qualificazione, mentre abbiamo risorse importanti. Forse invece bisognerebbe ragionare sul tipo di lavoro che viene offerto oggi e di come possa diventare un elemento su cui le persone decidono di investire”, dice la segretaria della Filcams Lora Parmiani, che spinge per una “valorizzazione del sistema scolastico provinciale”. Che significa lavoro e, di conseguenza, offerta di qualità. Ogni anno si affaccia puntuale il dibattito sulla mancanza di personale e la sua “scarsa preparazione e qualificazione”, come ha detto anche nei giorni scorsi la presidente Aia Patrizia Rinaldis. Mai però viene analizzato il motivo che tiene lontani molti giovani preparati dalla riviera, fra i quali gli stipendi poco allettanti, gli orari massacranti, il mancato rispetto dei contratti di lavoro, la stagione troppo breve. E, soprattutto, nulla si fa per pianificare soluzioni durature. “La stagionalità è diventata sinonimo di lavoro povero, mordi e fuggi, che fai solo quando non hai alternative”, spiega la rappresentante della Filcams.

Negli ultimi anni sempre più alberghi “appaltano” la patata bollente del personale ad agenzie specializzate. Anche questo non sfugge alla Cgil: “Questi appalti per il settore alberghiero vanno ricondotti ad un governo condiviso fra le parti e proporremo alle associazioni di impresa (Aia in primis) un protocollo col quale le aziende si impegnano al rispetto del contratto collettivo per i propri dipendenti diretti, anche a far sì che le imprese appaltatrici applichino i migliori contratti del settore. L’esternalizzazione dei servizi dati in appalto a terzi da parte degli alberghi, vedono in questa provincia sempre più spesso arrivare imprese che applicano contratti assolutamente inadeguati e ingiusti rispetto ai lavoratori”.

Lora Parmiani, Isabella Pavolucci e Mirco Botteghi

Il turismo è il core business della Riviera. Il punto di forza dell’economia del territorio. La leva occupazionale. Ma, fra alti e bassi, la sua ricchezza continua ad erodersi, l’innovazione non è più di casa, i punti di debolezza non vengono aggrediti e periodicamente riemergono dalle sabbie mobili. Paradossalmente però nessuno degli attori principali (mondo economico e amministrazioni pubbliche) sembra in grado di alzare la testa dalla gestione “a vista”. La Cgil scuote l’albero e intavola la discussione.  Il manifesto del lavoro nel turismo riminese” vuole tenere insieme alcuni pilastri irrinunciabili per poter parlare di turismo senza limitarsi ad inseguire il chiacchiericcio che periodicamente alimenta il dibattito pubblico. “Vogliamo dare una risposta complessiva a problemi strutturali tra loro legati: illegalità, lavoro nero, carenza di mano d’opera, infiltrazioni della criminalità organizzata, temi che vanno trattati insieme. Vogliamo dare dignità al lavoro nel turismo e nel terziario, che in provincia di Rimini significa quattro quinti del valore aggiunto complessivo: circa 40mila avviamenti”, secondo Mirco Botteghi, segretario generale Filcams Cgil di Rimini.

Per il momento il “manifesto” si compone di tre grandi macro temi: legalità, politiche per stabilizzare il sistema e il grande capitolo del modello, un tempo gettonatissimo ma in seguito accantonato. Legalità significa “contrasto alle infiltrazioni della criminalità organizzata, al lavoro gravemente sfruttato e al sistema degli appalti nel settore alberghiero”. Stabilizzare il sistema turistico significa anzitutto “che per ridare qualità al turismo va data qualità al lavoro”. Mentre parlare di un nuovo modello turistico equivale a non chiudere gli occhi sulle debolezze che zavorrano l’economia turistica. Isabella Pavolucci, segretario confederale della Cgil, mette in fila una serie di questioni: “Il turismo è un volano della nostra economia e i dati lo dimostrano: sono 4.702 le strutture ricettive alberghiere ed extra-alberghiere in provincia, il 13% di tutte le 34.300 imprese attive. Ma dei 2.230 alberghi solo 434 sono annuali e i restanti stagionali. Il 58% degli arrivi sono concentrati nei mesi estivi e rappresentano il 70% dei pernottamenti. Il nostro turismo ha ancora una fortissima connotazione balneare. I pernottamenti continuano a calare, nel 2018 sono scesi ad una media di 4,4 notti. Il mordi e fuggi mette in difficoltà anche la stessa sostenibilità del territorio in termini di fruibilità, e noi riteniamo che con questo manifesto si possa avviare una discussione che metta al centro anzitutto un turismo responsabile e sostenibile, sia da un punto di vista ambientale e sia come opportunità per valorizzare le diverse vocazioni turistiche, andando oltre al solo balneare”.

E’ ormai una realtà la lotta all’abusivismo commerciale. In passato le amministrazioni comunali chiudevano un occhio. Poi il fenomeno è esploso, con ripercussioni anche in materia di sicurezza e ordine pubblico. Sono arrivate le campagne di sensibilizzazione, le sanzioni per chi acquista dai venditori, la task force della polizia municipale. Ma sul versante del contrasto alle infiltrazioni della criminalità organizzata resta moltissimo da fare: “Secondo la recente relazione della Dia, in provincia di Rimini sono presenti cosche della ‘ndrangheta e della camorra, oltre alla criminalità di matrice cinese, attiva soprattutto nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e nello sfruttamento della prostituzione e della manodopera irregolare”, dice Mirco Botteghi.

Camorra, ‘ndrangheta e malavita straniera: le infiltrazioni a Rimini nella relazione della Dia

“Secondo la Guardia di finanza il 25% dei lavoratori del terziario in provincia di Rimini opera in nero. L’Agenzia regionale delle Entrate nel 2018 ha rilevato che il comune di Rimini è il primo in Emilia Romagna per quantità di segnalazioni di illeciti fiscali, e di questo bisogna anche ringraziare le amministrazioni locali che hanno effettuato le segnalazioni, favorendo un maggior gettito accertato da evasione fiscale, superiore ai 9 milioni di euro (a livello provinciale). E’ chiaro che la criminalità organizzata in un territorio in cui convivono il lavoro nero e livelli elevati di evasione, trova un terreno fertile per infiltrarsi”, aggiunge Botteghi. “Va poi considerato che stando ai dati di Bankitalia nel secondo semestre 2018 le operazioni sospette di riciclaggio vedono un aumento del 14%: in Emilia Romagna su 6.887 segnalazioni che arrivano dal sistema bancario ben 708 provengono dal riminese e pesano per più del 10%”.

Nel 2013 è stato siglato il protocollo per la legalità e lo sviluppo del settore ricettivo-alberghiero: Prefettura, Provincia, Comuni della costa, Camera di Commercio, Federalberghi, Aia, Consiglio notarile e tre Ordini: commercialisti, architetti e ingegneri. Stranamente mancavano i sindacati. “Quel protocollo va portato avanti coinvolgendo anche le organizzazioni sindacali, che possono dare un contributo importante, e aggiornandolo in alcuni contenuti, tenendo conto che tra i reati spia c’è anche il lavoro: in tutte le vertenze in cui abbiamo avuto odore di criminalità organizzata c’è di mezzo sempre anche il lavoro gravemente sfruttato“.
Sul tema dello sfruttamento del lavoro nel marzo del 2013 il consiglio comunale di Rimini approvò un ordine del giorno nel quale si leggeva che nel 2012 su 1.298 ispezioni svolte dagli organi ispettivi del ministero del Lavoro in provincia furono 725 gli illeciti contestati. Una percentuale paurosa. Già in quel documento l’analisi era molto netta (“l’utilizzo del lavoro irregolare oltre ad essere elemento di turbativa della leale concorrenza, comporta una progressiva degradazione dell’offerta turistica complessiva…”) e non mancava anche qualche proposta: “considerare la possibilità di istituire un registro delle imprese virtuose – white lists/imprese etiche – il cui accesso sia legato al rispetto di tutti gli adempimenti in materia di lavoro, sicurezza e previdenza previsti dalla legge e dal Ccnl verso dipendenti, soci e prestatori d’opera, collaboratori”.
La Cgil chiede che l’ordine del giorno adottato dal Comune di Rimini venga esteso a livello provinciale, e che la white list passi dalla potenza all’atto, fino ad escludere dalla contribuzione pubblica quelle imprese che compiono illegalità sui diritti del lavoro.
Infine, più ispettori del lavoro, perché attualmente in pianta stabile ce ne sono solo 15. E uno specifico ammortizzatore sociale per i lavoratori del turismo e in particolare per quelli stagionali, da affiancare alla Naspi per fare in modo che l’indennità di disoccupazione, diversamente da come avviene oggi, copra tutti i mesi lavorati. Avere una prospettiva previdenziale, che è andata perduta negli anni, rientra in quella priorità che la Cgil indica come bussola per un nuovo modello: per ridare qualità al nostro turismo va data qualità al lavoro.

Che ne sarà del “manifesto del lavoro nel turismo riminese”? “Anzitutto ne condivideremo i contenuti con Cisl e Uil”, ha spiegato Isabella Pavolucci in conferenza stampa, “e poi elaboreremo un documento che sottoporremo al confronto con le amministrazioni comunali e con le associazioni di categoria”.
Il “manifesto” è solo un tassello della campagna che la Cgil lancia per la stagione 2019. Il 16 maggio nella sala Marvelli della Provincia è in programma un dibattito sulle concessioni balneari, il 22 maggio a Riccione e il 23 a Rimini assemblea dei lavoratori stagionali, il 7 giugno nel Borgo San Giuliano un dibattito sulla legalità.

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