“Un’estate per sopravvivere, ma la tassazione locale va rivista”: parla Richard Di Angelo

“Un’estate per sopravvivere, ma la tassazione locale va rivista”: parla Richard Di Angelo

Riuscire a resistere in una stagione complicata, che porterà molto meno ricchezza al territorio riminese. E' l'obiettivo che il gestore del Rose&Crown e presidente di una cooperativa di confidi, indica per superare la tempesta. Spiega il prezzo che le varie attività dovranno pagare con una metafora molto efficace. E dice senza mezzi termini che anche l'amministrazione comunale dovrà comportarsi come un'azienda, che nei momenti difficili taglia le spese superflue e aiuta chi è nel bisogno. A partire da Tari e tassa di occupazione del suolo pubblico. Ma parla chiaro anche sul bisogno di rinnovamento che batte alle porte del sistema turistico locale. Però si dice ottimista: ce la faremo anche questa volta.

“Il turismo riminese sarà colpito in maniera forte, ma anche l’indotto e dunque l’intero sistema economico”. Richard Di Angelo (nella foto con il figlio Roberto) è una istituzione del settore, con una marea di esperienze maturate in riviera e all’estero, locali gestiti, presidenze di associazioni di categoria, e da quasi mezzo secolo al timone del Rose&Crown. La sua è una voce autorevole per capire cosa ne sarà del nostro turismo sotto i colpi del coronavirus ed anche per ascoltare proposte concrete, che formula in maniera molto diretta.
“In tempi normali questo territorio catalizza una ricchezza importante grazie al turismo, pari a circa 15 miliardi in una stagione, che ricade ovviamente su tutti (non solo albergatori e ristoratori ma anche artigiani, negozi, personale addetto, eccetera) e rimane qui. Il nostro tessuto economico è fatto di piccoli e medi imprenditori, non ci sono multinazionali che la ricchezza la dirottano altrove. Ecco, quest’anno ne arriveranno molti di meno di questi miliardi, non mi chieda esattamente la percentuale perché ho un’idea ma me la tengo per me… E anche la ripresa sarà a velocità ridotta.

Comunque una riduzione importante.
Sì, il risultato sarà che a Rimini ci sarà molto meno ricchezza e le ripercussioni non saranno per tutti uguali.

Il venir meno di buona parte di questa ricchezza cosa comporterà? C’è il rischio che tante piccole realtà “saltino”?
Rispondo con una metafora: ci sono due alberi, uno giovane e uno adulto, con radici più profonde, strutturato. Con sei mesi di siccità l’albero giovane rischia di seccare completamente, l’altro non gode di certo, soffre, però avendo un miglior apparato radicale riesce a sopravvivere.

Ma a Rimini ci sono più alberi giovani o adulti?
Beh, ci sono situazioni molto diverse fra di loro. Sicuramente una conseguenza della crisi sarà il venir meno delle risorse per fare investimenti e migliorìe nelle attività. Le aziende oggi hanno bisogno di liquidità, non certo per ristrutturare e riqualificare, in questo momento non è pensabile.

Ci sono associazioni di categoria che forniscono già numeri molto drammatici sulle conseguenze della crisi in termini di chiusure di attività, è prevedibile che Rimini non sarà da meno?
Sicuramente, sono reali le analisi che stanno circolando. Se un collega mi chiedesse un consiglio gli direi che bisogna cercare di sopravvivere, da un punto di vista imprenditoriale e commerciale. Non aspettiamoci chissà cosa. L’obiettivo primario sarà quello di riuscire a resistere al mare molto mosso in modo che quando si calmerà si possa ripartire. Oggi bisogna solo riuscire a mantenere qualità, immagine, organizzazione, impresa comunque difficile, sopravvivendo.

Governo, Regione, Comuni come possono aiutare le imprese?
Il governo al momento sta facendo una confusione incredibile… Faccio un passo indietro.

Prego.
Tutti quanti, compresa la mia categoria, più che preoccupati del quando si aprirà, lo sono per il come farlo. Lei ci andrebbe in un ristorante simile ad un ospedale da campo? Per riaprire ci vorranno certamente dei protocolli di sicurezza ma devono essere gestibili, avere una logica, cercando di tutelare il più possibile la salute ma anche dando un minimo di serenità. Lei andrebbe in vacanza in un albergo in mezzo a mascherine, distanziamenti, turni per mangiare…? Mi auguro che i protocolli tengano conto anche di logiche commerciali, di quello che significa vacanza, turismo.

Facciamo il caso del Rose&Crown: come dovrebbe essere a suo parere un protocollo ragionevole?
Qualche tavolo lo dovremo togliere per garantire un minimo di distanza, va bene, la sanificazione andrà fatta, i camerieri dovranno avere i guanti, ma se si dovessero obbligare i clienti che desiderano bere una birra ad entrare con la mascherina… non può andar bene. Ci vuole un equilibrio che contemperi le esigenze della sicurezza e quelle del turismo. E poi…

Dica.
Io ho la fortuna di avere un locale abbastanza grande, se sacrifico un po’ di posti per una estate posso cavarmela, ma pizzerie e ristoranti da 50-70 posti, se devono dimezzarli diventa una operazione ingestibile. Anche perché, potrà sembrare banale ma non lo è, i costi ci sono ugualmente, la bolletta dell’energia elettrica è la stessa con 20 o 60 tavoli.

A questo proposito, fino ad oggi i Comuni stanno solo rimandando le varie gabelle: Tari, Imu, occupazione suolo pubblico… a suo parere dovrebbero essere sospese, cancellate, oppure no?
Una delle tassazioni che incidono parecchio sulle attività è l’occupazione del suolo pubblico. Io ritengo che riducendo i tavoli anche la tassa debba essere ridotta. Dovrebbe bastare il buonsenso per capirlo. Poi la Tari: se per decreto o ordinanza, alberghi, ristoranti e bar sono rimasti chiusi non possono aver prodotto rifiuti, e quindi per il periodo di inattività forzata la tassa deve essere azzerata. Non solo. E’ facilmente prevedibile che anche nella fase 2 si lavori molto meno e quindi si produrranno anche meno rifiuti, non ci si potrà chiedere la Tari che pagavamo prima dello scoppio della pandemia. Capisco che anche un Comune abbia i suoi bilanci, è un’azienda anche l’amministrazione comunale, però…

Proprio perché è un’azienda dovrebbe fare dei tagli risparmiando sugli interventi rinviabili, ad esempio, …. intende questo?
Esatto. In un momento complicato come quello che stiamo attraversando, anche l’amministrazione comunale deve cercare di stimolare e aiutare, per usare la stessa metafora già utilizzata, là dove l’albero rischia di seccare e distribuire meno concime agli alberi che sono già belli verdi.

Lei è anche presidente di una cooperativa fidi, Confidi.net, qual è la situazione che registrate attualmente, quali le richieste?
In questo momento abbiamo tantissime richieste di finanziamenti, ma tutti per liquidità, perché le imprese naturalmente hanno bisogno di sopravvivere. Devo dare atto che la Regione ha fornito un sostegno in questa fase, dandoci la possibilità, attraverso il contributo regionale, di fare finanziamenti a tasso zero e costo commissioni zero… E’ un aiuto, ma chiaramente non sono soldi a “fondo perduto”…

Che invece servirebbero come il pane.
Sicuramente sì, sicuramente sì, sicuramente sì (ripete per tre volte, ndr).

Il prof. Zamagni dice che la Riviera dovrebbe cogliere l’occasione di questa crisi per riqualificarsi, ma qualcosa di analogo l’ha sostenuto anche il presidente di Ieg, Lorenzo Cagnoni. Se ne parla da decenni ma l’offerta, tranne poche e rare eccezioni, è sempre la stessa. Cosa ne pensa?
Che la Riviera abbia bisogno di rinnovarsi è fuori discussione. Uno dei problemi storici, che negli anni è diventato più pressante, com’è noto risulta essere il seguente: è sempre più difficile avere una attività che dia sia reddito che utili da reinvestire. La stagione è troppo corta e i costi fissi incidono in maniera sostanziale, non è sufficiente lavorare da metà giugno a metà settembre. L’unica novità estremamente positiva è stata portata dal turismo fieristico e congressuale che ha permesso, specialmente nella zona di Marina centro, di assicurare a molti alberghi un lavoro abbastanza costante anche d’inverno. Aggiungo che questo tipo di turismo garantisce una redditività maggiore … un congressista non si aspetta di pagare l’albergo 30-40 euro per la pensione completa. Per fortuna che fu fatta la scelta intelligente del congressuale-fieristico.

Ma al di là del fieristico-congressuale, settore in questo momento colpito non meno degli altri, ci sono grossi problemi nel sistema turistico riminese: camere regalate, standard non sempre adeguati e così via. O no?
Non c’è ombra di dubbio che sia così. Ho vissuto le varie stagioni del turismo riminese e ho visto molto chiaramente alcuni segnali.

Quali?
Fino agli anni 80, inizi 90, qualunque attività in vendita nella zona turistica di Rimini veniva accaparrata dai riminesi: per ampliarsi, per intraprendere qualcosa di nuovo… per diverse ragioni ma non sfuggiva nulla. Poi è successo che queste attività in vendita hanno smesso di interessare i riminesi. Cosa significa? Lascio dirlo a chi legge.

Così come aumentano costantemente gli alberghi chiusi e quelli in vendita, anche a buon mercato, che però non vuole nessuno…
Sì, è un problema serio che non riguarda solo la specifica categoria degli albergatori, che pure nella filiera del turismo ha un ruolo non secondario, ma tutti. Una filiera rimane in “salute” se tutte le sue componenti stanno al passo coi tempi e lavorano ad un buon livello. Io amo dire che si vince se vince il territorio… non il pub, l’albergo, il sorriso del bagnino, che pure è importante. Solo il territorio vince, se tutti gli attori che si dividono i famosi 15 miliardi giocano nella stessa squadra.

Ma questi 15 miliardi che lei ha tirato in ballo più volte in questa conversazione, che fondamento hanno?
Verosimile direi, è la ricchezza prodotta in una stagione turistica riminese…

Ce la faremo anche ad uscire questa crisi?
Certo, io sono sempre ottimista.

Le puntate precedenti
Abbiamo aperto queste riflessioni sul turismo alle prese con la “scoppola” del coronavirus il 10 aprile con l’intervento di Giuliano Ghirardelli. Sono poi seguite tre interviste a docenti dell’Università di Bologna: Stefano Zamagni, Attilio Gardini e Giuseppe Cappiello. In questo filone ci sono state anche le dichiarazioni di Lorenzo Cagnoni, il quale ha detto che «da anni parliamo di ambiente e turismo come direttrici dello sviluppo. Ora siamo di fronte a uno snodo, dove l’adeguamento rigoroso delle strutture diventa una necessità», e l’intervista all’imprenditore Bonfiglio Mariotti.

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