“Va negata l’apertura a chi non paga la Tari”. Quanti hotel e pubblici esercizi resterebbero chiusi?

“Va negata l’apertura a chi non paga la Tari”. Quanti hotel e pubblici esercizi resterebbero chiusi?

E nel Borgo afro-asiatico la tassa sui rifiuti è un optional fra gli immigrati

"La maggior parte dell’insoluto (circa 7 milioni di euro) si divide equamente tra strutture ricettive e di ristorazione, pubblici esercizi e attività commerciali". Lo assicura l'assessore Brasini. Dice che il Comune si impegnerà per far approvare la proposta di legge che prevede di vietare il rilascio di titoli autorizzativi e concessione di nuove licenze commerciali a chi non è in regola con i tributi locali. Panico a Rimini? Se si dovesse applicare da quest'anno, in quanti rimarrebbero chiusi? Da subito, però, Brasini e Gnassi potrebbero dire chiaramente alle associazioni economiche: niente più eventi se le categorie che ne beneficiano non pagano i tributi.

Per quanto riguarda la Tari Borgo Marina è una zona franca. Impegnato da tempo nella sua battaglia contro il Borgo afro asiatico e la moschea, il consigliere di Fratelli d’Italia Gioenzo Renzi oggi assesta un altro colpo, ma, diciamo così, dal sapore tributario. Secondo i dati che ha in mano, e sono quelli ufficiali ottenuti da palazzo Garampi, nel Borgo, anno 2014, su 39 contribuenti che non hanno pagato la Tari, 31 sono extracomunitari e otto italiani. Renzi chiede il pignoramento della merce nei negozi che non onorano il tributo perché “i contribuenti riminesi in regola sono costretti a pagarla anche per loro”, dice al Carlino. Alzi la mano chi non immaginava questo andazzo.

Ma forse non è così venire a sapere che “la maggior parte dell’insoluto (circa 7 milioni) si divide equamente tra strutture ricettive e di ristorazione, pubblici esercizi e attività commerciali“. L’insoluto riguarda ovviamente la Tari e l’attestazione di demerito è pronunciata dall’assessore Brasini. Sarebbe interessate, prima di tutto, conoscere la quota di insoluto per ognuno dei settori citati: quante strutture ricettive devono saldare il conto, quante quelle della ristorazione, dei pubblici esercizi e attività commerciali. Sette milioni hanno la coda lunga e fare un po’ più di trasparenza in questa materia non sarebbe tempo sprecato.

Le associazioni di categoria devono “dare una mano per stanare i furbi e sensibilizzare gli associati”, dice poi l’assessore, secondo il quale l’Associazione albergatori l’avrebbe fatto, mentre l’Ascom (Brasini cita guarda caso l’associazione che ha tuonato contro gli aumenti della Tari) no.

L’assessore parla anche delle mosse che il Comune intende compiere nel 2018 in tema Tari. Continuerà l’attività di recupero dell’insoluto e dell’evaso per assicurare alle casse pubbliche ulteriori 5 milioni di euro. Cercherà di concretizzare la proposta di legge già avanzata al Parlamento uscente per vietare “il rilascio di titoli autorizzativi e concessione di nuove licenze commerciali a chi non è in regola con i tributi locali, nonché il divieto di partecipare ad appalti pubblici”. Ma le leggi, si sa, hanno iter lunghi. Quello che il Comune di Rimini potrebbe fare da subito è invece un’altra cosa: niente più eventi se le categorie che ne beneficiano non pagano i tributi. Via Notte Rosa, Molo Street Parade e tutto il resto. Altrimenti, oltre il danno la beffa: come giustificare gli “aiuti” pubblici (in forma di eventi, appunto) a categorie che contribuiscono all’insoluto Tari per una somma tanto importante? Oppure, l’amministrazione comunale ha appena pubblicato un avviso pubblico per l’assegnazione di “contributi economici a favore di progetti e/o iniziative di intrattenimento per l’anno 2018”. Poca roba, si parla di 20 mila euro in tutto, ma perché non prevedere anche in questo caso un “vincolo” come quello della regolarità del versamento dei tributi locali?

Intanto, però, nel 2018 nelle altre “capitali” della Romagna si pagherà di meno. A Rimini + 2,90%.

Fotografia: © Gianluca Moretti

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