Vacanzopoli, Apt e le presenze “spannometriche” che certificano l’evasione fiscale

Vacanzopoli, Apt e le presenze “spannometriche” che certificano l’evasione fiscale

Per difendere le politiche turistiche dell'Emilia Romagna vengono portati a supporto i dati dell'Osservatorio turistico regionale, che però non sono quelli ufficiali (Istat). E che tengono conto anche del "nero". Partiamo dalla commissione streaming che si è occupata dello scandalo portato a galla dai grillini e dal Corriere di Bologna. Per arrivare al balletto dei numeri al quale partecipa, pro domo sua, anche il sindaco di Rimini.

Chi ha tempo dovrebbe guardarsi il video (ha una durata di quasi 2 ore e mezza) sui lavori della commissione (congiunta) regionale che il 15 settembre si è riunita per l’audizione dei vertici di Apt e dell’assessore regionale al Turismo Andrea Corsini. A tema, ovviamente, lo scandalo di “vacanzopoli” portato alla luce da una interrogazione della consigliera grillina Raffaella Sensoli e il caso del capo ufficio stampa di Apt Servizi fatto esplodere a inizio agosto dal Corriere di Bologna. Per la cronaca politica, l’audizione è stata chiesta dalla Lega Nord e lo streaming dal movimento 5 stelle. Utilissimo per capire, nel bene e nel male, in che mani siamo (turisticamente parlando) e come la politica, di governo e di opposizione, affronta i problemi. Bisogna andare per capitoli. Ma alcuni sono clamorosi.

Cominciamo dalla difesa di Apt. Liviana Zanetti ha tracciato la tempistica dei fatti che hanno portato alle dimissioni, volontarie (è bene sottolinearlo), di Fabio Grassi. “Il 9 agosto (giorno in cui è stato pubblicato l’articolo sul quotidiano bolognese, ndr) il direttore di Apt ha inviato una raccomandata al dipendente chiedendo spiegazioni sull’accaduto”. La risposta è arrivata 9 giorni dopo, il 18 agosto: “Il dipendente ha scritto di non avere contravvenuto alle norme e di avere regolarmente svolto il proprio incarico”. Concetto ribadito dal diretto interessato a fine agosto con una nota stampa: “Dopo oltre 35 anni di vita, lavorativa e personale, spesi al servizio della Regione ed allo sviluppo del settore turistico ho rassegnato le dimissioni dall’incarico di responsabile dell’ufficio stampa di Apt Servizi non perché colpevole di chissà quale illecito, ma esclusivamente per spirito di servizio e per rispetto nei confronti di un’Azienda che non volevo vedere coinvolta in quello che è esclusivamente un attacco politico attuato tramite la mia persona, con finalità ben più ampie e sin troppo evidenti”. Palla in centro. Apt ha contestualmente avviato un procedimento interno che si concluderà “entro pochi giorni” (secondo le parole della presidente in commissione) e al termine del quale si conoscerà la decisione sul dipendente. Nel frattempo il M5S ha presentato esposti a procura della Repubblica di Bologna, Corte dei Conti e Anticorruzione, quindi la giustizia farà il suo corso.
Ma la difesa di Liviana Zanetti ha riguardato soprattutto la selva dei codici e delle procedure di controllo. Sulla carta nulla è lasciato al caso ma dei presunti “pranzi truccati per avere rimborsi”, come titolò il Corriere di Bologna il 9 agosto, non si è accorto nessuno, come ha candidamente ammesso il direttore di Apt, Emanuele Burioni: “Fino al 9 agosto non pensavamo a nulla di scorretto, non dubitavamo di nulla”. Ma non si tratta di pensare e dubitare, si tratta di applicare procedure. A partire dal voluminoso e dettagliato Mog (Modello di Organizzazione e di Gestione), che disciplina anche la procedura per la gestione dei rimborsi spese, e poi il codice etico di Apt che affida agli organi sociali e alle direzioni il compito verificare “periodicamente che le procedure e l’organizzazione aziendale rispettino o, comunque, siano coerenti con la normativa vigente”.

Educational tour. Anche su questo il movimento 5 stelle ha avuto facile gioco nel mettere in luce le falle. Perché se è vero che gli educational dei risultati apprezzabili li ottengono e sono anche uno strumento suggerito dalla Organizzazione mondiale del turismo per raggiungere obiettivi di promozione turistica, nel famoso elenco della stampa ospitata a spese di Apt c’erano non solo blogger e giornalisti della stampa estera (cosa che ha un suo senso), ma ad esempio dirigenti Rai fatti alloggiare al Grand Hotel con famiglia al seguito. Dove alloggiano e dove vengono sfamati i giornalisti degli educational? Con quali criteri si scelgono hotel, ristoranti e agriturismi? “Alcuni sono simboli della Riviera, individuiamo quelli che sicuramente ci fanno fare bella figura”, ha detto Burioni in commissione. Bene, alcuni saranno sicuramente dei monumenti della ospitalità (Grand Hotel di Rimini) e della enogastronomia, ma davvero in riviera i locali che fanno fare bella figura sono solo quei pochi nei quali i giornalisti vengono sempre accompagnati? Che lo dica Apt non è incoraggiante.

Al netto degli scandali il lavoro di Apt miete risultati, parola di Corsini. L’assessore regionale al Turismo in commissione ha tenuto questa linea: un caso isolato quello del dipendente, chi di dovere ha subito preso provvedimenti e attivato l’indagine interna, ed entro settembre il caso sarà chiuso. Ma soprattutto ha sostenuto che Apt è una portentosa macchina da guerra in materia di promozione turistica, che tutti ci invidiano, e “grazie al lavoro di Apt l’Emilia Romagna è la seconda regione italiana per numero di presenze, un risultato che dobbiamo soprattutto all’Azienda di promozione turistica“. Come faccia a trarre questa conseguenza matematica con tutti i soggetti pubblici e privati in campo per attrarre turisti, è difficile dirlo. Ma a volte si cade dalla padella alla brace nel tentativo di difendere un obiettivo. “A dimostrazione del valore di Apt nell’incremento dei flussi turistici ci sono i numeri. Dopo diversi anni di stagnazione e di lievissima crescita, nel 2015 abbiamo registrato oltre 46 milioni di presenze turistiche in regione. E nel 2016 registriamo già un trend di crescita ulteriore: +3% di presenze in agosto… Tutto questo è frutto del lavoro di Apt e degli educational tour”. Così Corsini.
Anche qui tutto bene, se non fosse che i dati ufficiali, presenti anche sul sito di statistica della Regione Emilia Romagna, di presenze ne riportano 36 milioni e mezzo, con un incremento sull’anno precedente del 2,8%. Da dove saltano fuori 10 milioni di presenze in più? Dalle stime del rapporto annuale dell’Osservatorio turistico dell’Emilia Romagna, realizzato da una eccellente società di consulenza (pagata dalla stessa Regione per realizzare la ricerca). Stime quasi certamente più realistiche ma che non hanno una base di certezza scientifica quale quella del dato ufficiale (Istat), che deriva dalla comunicazione dei gestori delle strutture relativa ai clienti registrati e, in buona sostanza, salutati con l’emissione di ricevuta fiscale. L’Osservatorio economico mette in gioco (lo si può leggere anche nell’ultimo rapporto) anche “le indicazioni fornite da un panel di oltre 1.300 operatori di tutti i comparti dell’offerta turistica regionale”, e in più “indicatori indiretti quali le uscite ai caselli autostradali, gli arrivi aeroportuali, i movimenti ferroviari, le vendite di prodotti alimentari e bevande per l’industria dell’ospitalità, i consumi di energia elettrica ed acqua, la raccolta dei rifiuti solidi urbani”. Ripetiamo: forse è più realistico ma si tratta di un dato non validato scientificamente e che non ha neppure una metodologia da validare. Non solo. I numeri dell’Osservatorio non hanno una storia, ovvero ne hanno una recente. E siccome le presenze totali di un anno (e degli ultimi anni) non sono un dato di rilevante interesse statistico, perché quel che conta sono le variazioni relative ad un arco temporale ampio, per valutare le tendenze di una destinazione e magari metterla a confronto con altre, può essere impiegato solo il dato Istat, non quello dell’Osservatorio.
presenze-emilia-romagna-minOra, cosa ci dicono i dati Istat lo possiamo vedere dalla pur incompleta serie storica (1999-2015) che si può consultare sul sito della Regione Emilia Romagna: negli ultimi sedici anni non c’è stato nessun incremento significativo delle presenze turistiche, anzi siamo alle prese col famoso passo del gambero (si veda la tabella che pubblichiamo a fianco), ed è con i dati ufficiali che si dovrebbe valutare l’efficacia delle politiche turistiche di una destinazione.
Ma c’è dell’altro. Da dove spuntano 10 milioni di presenze turistiche in più, rispetto al dato ufficiale? Spiegano gli autori del rapporto sul turismo regionale che loro considerano anche quella marea di appartamenti non registrati, che però affittano su tutta la costa, circa duemila solo a Rimini, e che producono più o meno il 30% di quei 10 milioni di presenze. Il resto cos’è? Elusione, evasione? Si scopre l’acqua calda, certo. Ma anche ieri sulla stampa locale qualcuno vedeva “nero” e si parlava dell’impegno dell’amministrazione comunale per la lotta all’evasione. Però che la Regione, e proprio oggi anche il sindaco del Comune di Rimini, per difendere la politica turistica o la propria politica tout court, gonfino il petto con un dato sulle presenze che è figlio del meccanismo che abbiamo descritto, non è paradossale e anche un po’ clamoroso?

gnassi-trademark-minAnche Gnassi gongola coi dati dell’Osservatorio. Mentre stavamo scrivendo questo articolo, che si sarebbe dovuto fermare al capitolo precedente, è arrivato il comunicato stampa del sindaco di Rimini che gongola per il bilancio turistico dell’estate. Non si può prescindere dai numeri per riflettere sul tema, dice lui, e ci mancherebbe! Ma quali sono i numeri che mette sul tavolo? Quelli dell’Osservatorio sul Turismo Regionale “che mettono insieme dati eterogenei in modo da fornire una ‘fotografia’ più precisa possibile del quadro complessivo”. Secondo l’Osservatorio “da gennaio ad agosto 2016 nella riviera romagnola si registra un +1,6% di arrivi e un +1,7% di presenze rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”. E al termine di una lunga sequela di più Gnassi conclude che il “brand Rimini funziona”.
Sono diversi anni che va avanti questo balletto sulle presenze. Ma quando l’autore del rapporto per l’Osservatorio a fine stagione forniva numeri negativi, il sindaco non la prendeva bene. Nel 2011, ad esempio, a settembre Bonini parlò di un’estate no e il giorno dopo Andrea Gnassi gli rispose che la sua era una “tecnica spannometrica”. Quest’anno, invece, che secondo Trademark il segno è positivo, la fotografia è precisa. In attesa di conoscere “il percorso avviato dalla Regione Emilia Romagna per definire strumenti di valutazione qualitativa e quantitativa sempre più precisi e utili” (lo scrive Gnassi), questa è la storia. (c.m.)

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