Via il “Tricheco” si fa più evidente una vetrata poco malatestiana

Via il “Tricheco” si fa più evidente una vetrata poco malatestiana

Continua a tenere banco la vicenda del bar demolito per fare posto a stalli per motocicli. Ma resta difficile capire perché il Comune si sia tanto affezionato a quell'angolo. La cinta muraria malatestiana resta in gran parte nell'incuria ed ora si vedono meglio le magagne.

La vicenda che ha portato alla demolizione dello storico Bar Tricheco, costituisce l’occasione per fare alcune doverose considerazioni di carattere pratico. Innanzitutto la lettera ufficiale dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici, nella quale si precisava che il manufatto abusivo costruito su mura malatestiane non era in alcun modo sanabile, forse sollecitata da qualcuno; mah, a pensar male… Poi con la stessa solerzia ci si sarebbe aspettato, ma non vi è stata evidenza in tal senso, che la stessa contenesse una sorta di “tirata di orecchie” all’Amministrazione, per lo stato vergognoso in cui versa quasi la totalità del resto dell’antica cinta muraria cittadina, ed un’esortazione a porvi rimedio; invece no. Come pure ci si sarebbe auspicato che quel frangente fosse stato pure l’opportunità per una sorta di messa in mora dell’Amministrazione, affinché risolvesse l’annosa vicenda dell’Anfiteatro romano, di cui è palese ormai la volontà di non volerla assolutamente affrontare. Non risulta o non si è dato conto di ciò, ma vorrei tanto essere smentito in proposito.

Inoltre l’abbattimento di quel manufatto, cancellando un pezzo di storia cittadina, ha messo in risalto una vetrata non certo malatestiana prima poco visibile, sistemata a ridosso del muro che, a giudicare dalla diversa altezza delle parti contigue, fu in tempi remoti abbassato per la bisogna. Oltre alla presenza di un accesso ad un’autorimessa poco lontano, frutto di un’antica demolizione del paramento murario.

Non è facile quindi comprendere tanto interesse per quel piccolo tratto di muro e dell’area che lo ospita quando, come predetto, per la grande restante parte della cinta muraria malatestiana vi sia un evidente spregio e incuria. E si fatica pure a intendere la compatibilità di quel “prezioso” sito storico, con un ordinario quanto banale parcheggio di ciclomotori e biciclette, che non ne nobiliterà certamente il luogo. Al contrario, sarebbe stato più logico e decoroso attrezzarlo a giardino al pari – sebbene maltenuto – di quello che si articola verso Piazza Mazzini dopo il torrione.

Questo episodio, ancorché possa sembrare di poco conto, si aggiunge a pieno titolo nel poco comprensibile progetto che ha modificato la città in questi ultimi anni. Un piano unilaterale che ha avuto il fine di dividere fortemente i cittadini, e non quello di unirli nel rafforzamento di un’identità comune; come invece si dovrebbe per ritrovare le comuni radici, quelle stesse di cui poi sentiamo sempre ripetere in occasione delle varie sforbiciate a qualsiasi nastro capiti a tiro.

Salvatore De Vita

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