Via un altro vicepresidente dal Consorzio di Bonifica della Romagna e la Regione, che dovrebbe “vigilare”…

Via un altro vicepresidente dal Consorzio di Bonifica della Romagna e la Regione, che dovrebbe “vigilare”…

Un terremoto dietro l'altro al Consorzio di Bonifica della Romagna (ente controllato dalla Regione) che gestisce denaro pubblico. Cosa sta succedendo? E Bonaccini, che dovrebbe tenere gli occhi aperti su quel che accade in questo ente, cosa fa? Noi gli abbiamo chiesto da oltre tre mesi se il Consorzio applichi la legge sulla trasparenza fino in fondo. Senza risposta.

Via prima della scadenza naturale un altro vicepresidente del Consorzio di Bonifica della Romagna. Lo si apprende dalla delibera pubblicata sul sito dell’ente nella sezione “amministrazione trasparente”, che però trasparente lo è molto poco. Ma di questo ci occuperemo più avanti. La data della delibera è quella del 13 gennaio, l’oggetto recita: “Presa d’atto delle dimissioni di Vice-Presidente del Consorzio di bonifica della Romagna e sua sostituzione”. Siccome le delibere sono consultabili solo per 5 giorni consecutivi rispetto alla pubblicazione e poi bisogna inoltrare una richiesta di accesso formale ai documenti amministrativi e attendere la risposta, che non è detto sia positiva, il testo del provvedimento non lo conosciamo. Quindi ci siamo rivolti all’ufficio comunicazione del Consorzio chiedendo “chi si è dimesso e perché e da chi è stato sostituito”. La risposta è arrivata celermente: “A seguito delle dimissioni dalla carica di Vice Presidente da parte dell’Ing. Paolo Prodi il Consiglio di Amministrazione il 13/01/2020 ha individuato come nuovo Vice Presidente il sig. Carlo Alberto Favoni Miccoli” che “era già componente del Consiglio di Amministrazione di questo Consorzio e attualmente è anche Consigliere di Confagricoltura Romagna. A completezza dell’informazione va detto che l’ing. Prodi resterà comunque e a pieno titolo nel CdA consortile secondo Sua richiesta”. Completezza non tanto perché non siamo riusciti a sapere la cosa più importante: perché l’ingegner Prodi si è dimesso?

Siamo stati quindi costretti a risalire alla fonte, cioè a telefonare al diretto interessato, con la fortuna di imbatterci in una persona cortese e trasparente, altrimenti la notizia sarebbe rimasta per forza di cose nascosta alla pubblica opinione.
“Con gli altri componenti del Comitato amministrativo ho avuto sempre dei rapporti ottimi, non c’è un problema di differenze di vedute tra me e i rappresentanti di Coldiretti o della Cia o gli altri, anche se ognuno ha ovviamente un proprio modo di valutare il funzionamento del Consorzio. Le mie dimissioni nascono dal fatto prevalente di una diversa valutazione sulle funzioni del Comitato amministrativo”, spiega a Rimini 2.0 l’ingegner Prodi. “Ci sono anche altre ragioni più specifiche”, prosegue.
Una premessa. Gli organi del Consorzio sono l’assemblea, il consiglio di amministrazione, il comitato amministrativo. Al vertice ci sono il presidente e due vicepresidenti. Il Comitato amministrativo, sulla carta in carica fino a tutto il 2020, in origine era composto dal presidente Roberto Brolli, dai vice Paolo Prodi e Massimo Scozzoli, e dai consiglieri Matteo Brighi e Lorenzo Falcioni. Ne sono usciti di scena due: oltre all’ultimo in ordine di tempo, Prodi, in precedenza anche Scozzoli, nei confronti del quale il Consorzio ha deciso la decadenza dalla carica. Scozzoli si è mosso con le carte bollate e ha dato battaglia, e la storia non si è ancora conclusa. Andiamo avanti.

Risponde al vero, chiediamo al dimissionario Prodi, che lei abbia maturato un punto di vista sulla gestione del Consorzio un po’ diverso rispetto a quello del presidente Brolli? “Questo sicuramente, altrimenti sarei rimasto al mio posto. Io ho un modo di concepire la funzione dei rappresentanti eletti in maniera molto diversa da come la interpretano il presidente e anche altri dirigenti del Consorzio”. In sostanza non essere utilizzati solo per alzare la mano e approvare decisioni prese da altri? “C’è un articolo del nostro statuto, il 28, che indica precisamente competenze e funzioni del Comitato amministrativo, che a mio parere nel suo complesso ha la funzione del datore di lavoro, funzione che non voglio dire sia invece insignificante ma molto debole”. Cioé? “Il Comitato è un elemento nella gestione del Consorzio che deve prendere atto di tutte le problematiche che gli vengono prospettate nel momento in cui si riunisce, generalmente a cadenza mensile. Nell’ambito di questi incontri mensili i temi che vengono messi sul tavolo sono sempre in una quantità abbastanza considerevole, da 20 a 30 argomenti e a volte anche di più, per cui nelle ore a disposizione può ben capire che si riescano a fare una serie di ragionamenti ma difficilmente i necessari approfondimenti. Da quando sono stato eletto, nel gennaio 2016, sia io che altri componenti abbiamo chiesto di poter disporre della documentazione relativa agli ordini del giorno, via mail, con un certo anticipo”. E vi è stata concessa? “Sì, ma solo ai due vicepresidenti e non anche agli altri due componenti del Comitato, e la cosa non si spiega… ci sono molte questioni che io non ritengo rappresentino un modo di gestire al meglio un ente dell’importanza del Consorzio di Bonifica della Romagna, che ha un bilancio di circa 24 milioni di euro all’anno, 180 dipendenti tra fissi e stagionali, suddivisi in quattro sedi…”.

Il neoeletto in sostituzione dell’ingegner Prodi è Carlo Alberto Favoni Miccoli, espressione di Confagricoltura come Prodi, ma mentre quest’ultimo è un ravennate, Miccoli è forlivese, con la conseguenza che Ravenna non ha più rappresentanza nel Comitato amministrativo. “E’ così”, conferma Paolo Prodi, “io mi sono dimesso dal Comitato, con una lettera che ho inviato al presidente nella quale ho spiegato le motivazioni che mi hanno indotto a questa scelta, ma ho preferito continuare a rimanere nell’ambito del consiglio: ho ritenuto che piantare in asso tutto non fosse il caso”. E aggiunge: “Il Consorzio è la risultante dell’accorpamento di 4 realtà di cui due si erano già consorziate, Ravenna e Forlì, e quindi non è stato un processo facilmente realizzabile, però la cosa è partita dal 2009 e io ritengo che nel 2020 tutto debba marciare speditamente”. Le dimissioni di Prodi hanno già provocato una interrogazione nel consiglio comunale di Ravenna a cura di Alvaro Ancisi (vedi).
Sta di fatto che il Consorzio di Bonifica della Romagna si trova sotto ai riflettori da anni per diverse ragioni, anche legate a contenziosi sfociati nelle aule giudiziarie, sia con quadri dirigenti che con titolari di incarichi amministrativi. Ci fu anche l’interrogazione del gruppo L’Altra Emilia Romagna in Regione. Ma tutto procede sotto una fitta coltre di nebbia.

I Consorzi di Bonifica sono enti controllati dalla Regione. Davanti a tutto quello che sta succedendo, che fa il governatore Bonaccini? Sulle vicende interne di cui sopra non ci è dato sapere se si stia preoccupando di vigilare. Sappiamo però di certo che per rendere il Consorzio romagnolo “trasparente” come prevede la legge non ha mosso un dito.
E’ la Regione che approva gli statuti dei Consorzi, e quello a conduzione Brolli continua a comportarsi come si diceva all’inizio. Decorsi i 5 giorni di pubblicazione le delibere spariscono alla vista del pubblico, e per poterle leggere occorre una formale richiesta di accesso agli atti. Che non è detto venga accolta. Così prevede lo statuto. Secondo il presidente del Consorzio di Bonifica della Romagna “i principi della trasparenza” sarebbero “comunque rispettati con il mantenimento sul sito web consorziale di tutti gli argomenti che hanno formato oggetto di decisione da parte dei competenti organi”. Ma gli unici contenuti visibili sono numero e anno della delibera, iniziali del tipo di atto, numero di verbale del protocollo, oggetto e data della delibera. Non è un po’ pochino?

Trasparenza “a scadenza” sul sito del Consorzio di Bonifica della Romagna. Le delibere integrali restano online solo per 5 giorni, trascorsi i quali è necessario una formale richiesta di accesso agli atti (cliccando sulla lente si apre il modulo apposito) per poterle leggere e non è detto che vengano concesse.

Chi scrive ha inviato alla Regione Emilia Romagna un quesito su questa vicenda il 14 ottobre 2019. Ad oggi tutto tace. La pec era indirizzata all’Urp, al Servizio giuridico dell’ambiente e alla segreteria del presidente Bonaccini. Questo il testo:

Buongiorno,
il Consorzio di Bonifica della Romagna, a differenza anche di altri Consorzi emiliano-romagnoli che invece non pongono limitazioni di sorta, rende consultabili sul proprio albo pretorio online i provvedimenti deliberativi dei competenti organi consorziali (“ai sensi dell’art. 45 del vigente Statuto consorziale, predisposto ed approvato dalla Regione Emilia Romagna”, così mi è stato risposto il 22.7.2019 dal presidente Roberto Brolli alla richiesta di accesso civico da me formulata) solo per 5 giorni, decorsi i quali rimangono online solo i dati salienti (numero, anno, oggetto) ma non gli atti. Occorre quindi, per poter visionare i provvedimenti deliberativi, presentare la richiesta di accesso formale all’atto, “ai sensi della L. 241/1990”. Secondo il Consorzio di Bonifica della Romagna in tale modo “i principi della trasparenza vengono comunque rispettati con il mantenimento sul sito web consorziale di tutti gli argomenti che hanno formato oggetto di decisione da parte dei competenti organi consorziali”.
Vorrei sapere:
1) se la Regione Emilia Romagna ha approvato il predetto Statuto;
2) se la modalità seguita dal Consorzio di Bonifica della Romagna è rispettosa del D.lgs. 14 marzo 2013 n. 33 e ss.mm.ii, nonché della deliberazione della Regione Emilia Romagna n. 122 del 28/1/2019 “Approvazione piano triennale di prevenzione della corruzione 2019-20121” con particolare riguardo all’allegato D, e se la normativa e la deliberazione citate non abbiano maggiore valenza rispetto allo Statuto del Consorzio;
3) se la Regione Emilia Romagna non ritiene doveroso intervenire presso il Consorzio di Bonifica della Romagna al fine di assicurare la più completa attuazione del D.lgs. 14 marzo 2013 n. 33 e ss.mm.ii.

Sono trascorsi più di tre mesi – nel frattempo è intervenuto l’Urp (che, da noi sollecitato, ci ha assicurato telefonicamente di avere a sua volta sollecitato gli uffici competenti) e da ultimo il 4 gennaio gli stessi destinatari della prima pec sono stati raggiunti da un altro sollecito – ma nulla si è mosso. L’efficiente Regione Emilia Romagna resta muta sul punto.

Va chiarito che la Regione Emilia Romagna è proprio l’ente al quale bussare in materia di Consorzi. Tanto è vero che contro le decisioni assunte da questi ultimi è prevista “impugnativa alla Giunta regionale che decide con provvedimento definitivo” (L.R. 2 agosto 1984, n. 42).
Ci risulta che ad un ricorso presentato lo scorso anno proprio alla giunta a guida Bonaccini, per una controversia che riguarda i rapporti fra il ricorrente e il Consorzio di Bonifica della Romagna, dalla sede di via Aldo Moro a Bologna abbiano fornito una lunga e dettagliata risposta che tocca anche il tema della poca trasparenza consorziale: “…in linea generale il Consorzio dovrebbe comunque dare applicazione ai principi e alle disposizioni del D.Lgs n. 33/2013 in materia di pubblicità e trasparenza, anche disapplicando le disposizioni del proprio Statuto più restrittive in materia”. Però il Consorzio di Bonifica della Romagna continua a fare di testa sua.

E gli altri Consorzi di Bonifica come si comportano in fatto di trasparenza? Sono 8 in tutto, 9 se si considera anche il Consorzio di Bonifica di secondo grado per il Canale Emiliano Romagnolo. Fatta eccezione per il Consorzio della Bonifica Burana, che mette online una sintesi dei contenuti dei provvedimenti, tutti gli altri sono decisamente più trasparenti del Consorzio di Bonifica della Romagna perché rendono visionabili gli atti senza la limitazione temporale di 5 giorni.

Consorzio della Bonifica Parmense
Consorzio della Bonifica Renana
Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale
Consorzio di Bonifica della Pianura di Ferrara
Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale
Consorzio di Bonifica di Piacenza
Consorzio di Bonifica di secondo grado per il Canale Emiliano Romagnolo

Presidente Bonaccini, le resta una settimana per risolvere questo problemino. Si può fare? Non le dovrebbe essere difficile chiedere al Consorzio di Bonifica della Romagna di diventare trasparente al 100 per cento, considerato che lo prevede una legge e che i cittadini hanno il diritto di conoscere cosa succede all’interno di un ente che gestisce i loro denari. Una settimana sarà invece pochina per mettere le mani su tutto il resto, che però si presume le fosse noto da tempo.

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