Voto regionale: Melucci rovina la festa a Gnassi e lancia la “cocca” Petitti

Voto regionale: Melucci rovina la festa a Gnassi e lancia la “cocca” Petitti

A Nadia Rossi è stato consentito di sfruttare l'imprinting istituzionale del logo di Rimining. Pruccoli è stato sconfitto su tutta la linea, guai a ripescarlo in Regione. La Petitti merita nuove responsabilità politiche sul territorio provinciale. L'ex tante cose, ma sempre sul podio dei comandanti in capo, Maurizio Melucci, verga un commento sul voto regionale che apre con largo anticipo la guerra interna al Pd di Rimini in vista del 2021.

Analisi post elettorale di Maurizio Melucci su Chiamamicittà. Appuntita, anzi tagliente. “Ma l’Emilia Romagna non è contendibile. Comunali di Rimini prossimo passaggio decisivo”. La prima parte del titolo sembra l’affermazione dell’orgoglio comunista, ma la seconda parte tradisce l’obiettivo: sempre di orgoglio si tratta, ma ha a che fare con il “comando” nel partito a Rimini e dintorni.
Sorvolando sulla parte iniziale che riguarda il punto di vista di Melucci su cosa abbia pesato nella vittoria di Bonaccini (il sostanza “il buon governo e l’impegno” che il governatore ha messo “nei 5 anni di governo passati e durante la campagna elettorale”), e su quella finale che guarda in casa centrodestra, andiamo al punto: “Rimanendo sul Pd, è stata una campagna elettorale formalmente corretta, anche se non sono mancati i colpi “bassi” tra i vari candidati. I colori della campagna elettorale della Rossi uguali a quelli di Rimining quasi a significare una sorta di imprinting istituzionale. Polemiche sottotraccia e non solo, anche sulla decisione, fatta dalla segreteria della federazione, di Emma Petitti come capolista. Da sottolineare come curiosità l’appello al voto per Pruccoli dell’ex sindaco di Misano, Stefano Giannini. Il risultato dell’appello è stato modesto: solo 87 preferenze collocandosi ultimo nella lista del Pd del comune di Misano. Anche in questo caso si aprirà, molto probabilmente, una riflessione sul gruppo dirigente del Pd in quel comune“.

Poche righe ma dense come la bile. Formalmente corretta, sostanzialmente no. Dunque, siccome pare che Nadia Rossi abbia ricevuto l’aiuto di Andrea Gnassi, risulta abbastanza chiaro il bersaglio di Melucci. Che a proposito di “colpi bassi”, accusa Nadia Rossi di essersi impossessata di un marchio istituzionale, quello di Rimining appunto, che in effetti ha lo stesso accostamento di colori del brand voluto dal sindaco in carica. Stesse tinte, stesso accostamento: verde, rosso, viola, azzurro. Se un altro candidato avesse utilizzato i colori di Rimining il sindaco sarebbe rimasto silente? Parentesi: quanto pesa il fatto che Nadia Rossi sia anche colei che si recò dal sindaco Gnassi per porre la questione del “faccendiere” a palazzo? Ah, saperlo!

Seguono gli affondi nei confronti di Pruccoli e Giannini, e il lancio in grande stile della “cocca” di babbo (politicamente parlando) Melucci: “Le preferenze hanno visto l’affermazione netta di Emma Petitti (8000 preferenze) e la riduzione di consensi  per Nadia Rossi e Giorgio Pruccoli rispetto a 5 anni fa. Emma Petitti è risultata la quarta più votata in Regione. Un risultato senza precedenti che investe la Petitti di nuove responsabilità politiche sul territorio provinciale”.

Emma for president. Melucci mette le mani avanti. Naturalmente guarda al 2021 (“I prossimi appuntamenti elettorali per la provincia di Rimini saranno nel 2021. Un tempo utile per essere decisivi per il Pd ed il centrosinistra”, così conclude la sua analisi), al dopo Gnassi, e pensa che debba essere lei a caricarsi di quel ruolo guida che dovrà tenere in mano le redini del partito e, va da sé, dare le carte. Questo ragionamento in prospettiva si spinge anche molto lontano, dipenderà da cosa farà nell’immediato Emma Petitti, se tornerà nella giunta regionale oppure no.

Verso Pruccoli, uscito bastonato dal voto con un calo di consensi che non è passato inosservato, Melucci affonda la lama: “Pruccoli  ha visto ridotto il consenso di 1700 preferenze. Nella sua città, Verucchio, le preferenze si sono ridotte di 200 unità. In questa quadro difficile pensare che per una serie di incastri regionali, nulla cambi rispetto a 5 anni fa nella delegazione riminese a Bologna”. C’è infatti la possibilità che Pruccoli possa essere ripescato nel caso Emma Petitti torni in giunta. Melucci boccia chiaramente questa eventualità come gattopardesca. Dopo che il voto tutto ha cambiato, non si può accettare che tutto resti come prima.

C’è un altro passaggio da segnalare. Laddove Melucci bolla la lista Bonaccini presidente, “che univa civismo, renziani di Italia Viva, Azione di Calenda ed il movimento di Pizzarotti sindaco di Parma”, come un sostanziale flop (“Molto al di sotto delle aspettative che qualcuno traguardava ad una percentuale a due cifre”). Arrivando poi al sodo: “…il miglior risultato, della lista Bonaccini a Rimini,  lo ottiene il candidato Gianfreda, consigliere comunale di Rimini, sostenuto da una parte del mondo cattolico e del volontariato. I sindaci sono trainanti per le elezioni comunali, meno per altre consultazioni“.

Ci sono tutte le premesse per una lunga “zuffa”: chi deve dettare il gioco dentro il Pd a Rimini? Melucci esce allo scoperto con largo anticipo, assumendosi anche la responsabilità di chi scaglia la prima pietra. E se si affaccia adesso questo clima, quando ancora si festeggia per la Vittoria con la V maiuscola, figurarsi cosa accadrà quando si dovrà decidere il candidato sindaco che dovrà vedersela con l’eredità di Gnassi nel 2021. Si salvi chi può. Così parlo Maurizio Melucci. Ex tante cose. Funzionario del Pci, segretario del partito con altra sigla, vicesindaco, per un breve attimo fuggente anche sindaco f.f. del Comune di Rimini, poi assessore regionale al turismo. Ma davvero ex mai, soprattutto quando i giochi si aprono e pilotarli diventa un’ebbrezza.

L’opinione di Melucci su Chiamamicittà.

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