Vuccumprà, se lo conosci lo coccoli

Vuccumprà, se lo conosci lo coccoli

“Non ci arrendiamo, anzi oggi più che mai affermiamo che - sulla scorta di quanto prevede il dettato programmatico - è nostro obiettivo indiscutibile

“Non ci arrendiamo, anzi oggi più che mai affermiamo che – sulla scorta di quanto prevede il dettato programmatico – è nostro obiettivo indiscutibile e irrinunciabile debellare il fenomeno dell’abusivismo commerciale nella città di Rimini”. Correva l’anno 2007 e il sindaco Alberto Ravaioli sprizzava ottimismo da tutti i pori, sentendosi un po’ come il generale David Petraeus sul campo di battaglia in Afghanistan. “Combattere l’abusivismo commerciale è un’azione tipicamente di sinistra”, aggiungeva, “perché è nell’ignavia della politica di ogni colore che il fenomeno è proliferato, lasciando di fatto sole le città che s’industriano, sperimentano, magari ottengono anche risultati positivi ma comunque non definitivi”. Poi ci pensarono le logiche di sopravvivenza politica di una maggioranza di centrosinistra tenuta in piedi anche da Rifondazione comunista a far cambiare idea al sindaco oncologo, e il bubbone dell’abusivismo commerciale restò conficcato nel corpaccione del turismo riminese. E’ da tempo immemore che se ne sta li.
Anche a Rimini i sogni muoiono all’alba. Ed oggi, a parte il prode Gioenzo Renzi, che sul tema ha issato la sua bandiera, molti credono che il vuccumprà (così andrebbe scritto secondo i linguisti puristi e non vu cumprà o vu’ cumprà) faccia parte del panorama estivo riminese.

A Ravenna la prefettura …
Anche per l’estate 2013 la prefettura di Ravenna ha siglato un protocollo contro l’abusivismo commerciale che coinvolge i comuni di Ravenna, Cervia, la Provincia di Ravenna, le associazioni di categoria. E’ stata realizzata una locandina dal titolo “Io non acquisto dagli abusivi” in più lingue. La premessa del protocollo è che “il fenomeno dell’abusivismo commerciale, oltre alle gravi conseguenze economiche riguardanti il settore del commercio legale in forma fissa e ambulante, spesso viene alimentato dalla criminalità organizzata e si esercita attraverso lo sfruttamento di persone, nella gran parte extracomunitari talvolta privi di titolo giuridico che consenta la permanenza nel territorio nazionale e che svolgono, quindi, un lavoro irregolare”. Nel ravennate “il presidio di vigilanza delle spiagge si è dimostrato il deterrente più forte”, assicurano prefettura, enti e associazioni.
A Rimini le cose normali è difficile realizzarle e il protocollo non c’è. Ma c’è invece una lunga storia di accondiscendenza verso il fenomeno dell’abusivismo. A parte le parole dell’ex sindaco Ravaioli, a segnalare dove batte il cuore degli amministratori sono le ricerche commissionate nel corso degli anni da Comune, Provincia e Regione.

Innocui e anzi attrattivi: Regione e Provincia sugli abusivi
Ecco cosa si legge in Città Sicure, dedicato all’abusivismo commerciale, del 1997 (fu la prima ricerca svolta sulla vendita in spiaggia e l’abusivismo commerciale, interessò tre anni: 1994, 95 e 96): “In definitiva la riviera è un luogo di rilassamento e di divertimento, un luogo di svago, ma è anche un’area di intensa attività commerciale nella quale virtualmente ogni metro di spiaggia è fruttato in termini di profitto prodotto. Il luogo di mercato si sovrappone, si intreccia, si combina con il luogo di svago. Il fenomeno dell’abusivismo, tra tanti altri quesiti, ci obbliga a chiederci in che misura questi due aspetti possano o debbano essere tenuti separati l’uno dall’altro o in che misura non sia possibile trovare nel loro intreccio lo spazio (il posto) per soluzioni positive”.
L’ente di corso d’Augusto ha condotto nell’agosto 2002 una Indagine sull’abusivismo commerciale nella Provincia di Rimini. Sosteneva che “per i turisti la presenza di ambulanti abusivi in spiaggia o è gradita o non rappresenta comunque un problema. Un solo turista ha lamentato un certo “lassismo nei confronti degli extracomunitari”, in qualche modo riconducibile al fenomeno dell’abusivismo commerciale. E la conclusione fu “che la presenza di ambulanti abusivi non sembra incidere in alcun modo sulla scelta di ritornare o meno per le proprie ferie in uno dei comuni della costa riminese”. Che magari è anche vero. Il declino della destinazione Rimini ha richiamato negli ultimi anni un segmento sempre più povero di turismo, che trova conveniente e anche un po’ folcloristico acquistare dal vuccumprà. Ma quel che conta in questo momento è sottolineare il modo in cui le amministrazioni locali hanno considerato il problema, cioè un non problema. Secondo la stessa ricerca della Provincia, poi, “per i residenti appaiono ben più fastidiosi gli atti vandalici e i danneggiamenti, il traffico, il degrado ambientale e la sporcizia”. Mentre “per i turisti, e in particolare per i turisti stranieri, la vendita in spiaggia anche non autorizzata non rappresenta un particolare problema. Risulta che due turisti su cinque hanno effettuato almeno un acquisto presso venditori ambulanti abusivi, e tra questi una quota significativa ha effettuato anche tre e più acquisti”. Quello dei vuccumprà veniva riconosciuto come un fenomeno connaturato alla località turistica.

Il Comune di Rimini e la ricerca dell’università di Forlì: il vuccumprà è discreto e non disturba
Il Comune di Rimini commissionò una ricerca all’università di Forlì (e in particolare ad una equipe coordinata da Paolo Zurla) relativa agli anni 2008-9. La musica non cambiò. Dopo aver intervistato, analizzato, spulciato numeri e statistiche, i professori arrivarono a sentenziare che “la vendita in spiaggia esercitata sulla costiera emiliano – romagnola e in particolare a Rimini non costituisce di certo una “emergenza” o un’anomalia locale: si tratta di un fenomeno che permane nel tempo e che è comune a tante altre località in Italia e nel mondo. Ciò nulla toglie all’esigenza di monitorare questo fenomeno, di verificarne le caratteristiche di regolarità o irregolarità, se non addirittura di illegalità. Ma nel fare questo non si può non tener conto dell’intreccio tra svago e mercato e in particolare dell’intreccio fra turismo e ambulantato”.
Si sa tutto dei venditori abusivi a Rimini: chi sono, di quali nazionalità, cosa vendono, quante presenze e la loro distribuzione fra Miramare e Torre Pedrera: si arriva ad una decina di venditori ogni 100 metri di arenile, contarono i ricercatori dell’università di Forlì.
Si sa che chi compra lo fa per la convenienza del prezzo, la comodità del luogo, la motivazione ad aiutare questa gente, il piacere nel contrattare il prezzo, la tipicità del prodotto “e solo il 6% per l’insistenza del venditore”.
Il venditore abusivo, hanno spiegato i luminari forlivesi, invade l’arenile (contarono un passaggio ogni 3,22 minuti) e ciò potrebbe dare un senso di assedio o di invasione. “Ma non è così. In realtà gli stili di vendita dei venditori abusivi itineranti sono molto diversificati e spesso discreti, alcuni passano soltanto lungo la riva, rivolgendosi a chi è lì. Altri passano tra gli ombrelloni ma nella maggioranza dei casi non cercano di richiamare l’attenzione sui loro servizi o sulle loro merci. Se si esclude la vendita del cocco, che viene sonoramente annunciata a voce, come avviene talora nel caso degli asciugamani, in tutti gli altri casi i venditori sfilano per lo più silenziosi lungo la riva o tra gli ombrelloni, guardando accuratamente se qualcuno mostra interesse alle loro merci”.
Il vuccumprà è discreto, e la sua presenza “ben accetta sia ai bagnanti, sia agli operatori dei bagni. L’unico caso in cui uno di questi ultimi è apparso avere a che dire è stato quello in cui un venditore voleva lasciare i pacchi delle sue merci troppo vicino alle strutture del bagno”. E che il fenomeno non sia da reprimere, dissero gli studiosi nella ricerca commissionata loro dal Comune di Rimini, lo dimostrerebbe anche il fatto che le “merci contraffatte sul complesso di quelle offerte sono al di sotto del 7%”.

Il problema è la percezione del fenomeno
Il problema vero, invece, è la “percezione del fenomeno” e qui i responsabili sono i giornali che “orientano l’attenzione verso la realtà dell’immigrazione e delle sue più ampie condizioni, oppure verso il crimine organizzato e i suoi eventuali rapporti con l’abusivismo commerciale. È chiaro che anche l’opinione pubblica tenderà a inquadrare di conseguenza la vendita in spiaggia come un tipo di commercio legato all’esperienza migratoria o invece una attività di tipo criminale. La stampa contribuisce pure a dare il nome ai soggetti interessati: se ogni 4 o 5 giorni si legge di “abusivi” e ogni 5 o 6 giorni si legge di “vu cumprà”, lungo tutto il corso dell’anno, è difficile poi nominarli altrimenti”.
Abusivi? Macché! “È significativo ad esempio che molti intervistati ci abbiano detto con orgoglio che non gli vengono mai sequestrate le merci perché loro hanno regolari fatture dell’acquisto presso grossisti, anche se non hanno – o non hanno ancora – la licenza per vendere. Dall’altro lato il contesto cittadino e per esso le Forze dell’Ordine hanno sempre più presente le distinzioni tra diversi tipi di irregolarità e di illeciti commessi vendendo in spiaggia, e tendono a privilegiare l’attività preventiva rispetto a quella meramente sanzionatoria. L’esistenza poi di un numero ormai significativo di “storie di successo”, di venditori in spiaggia di un tempo, che oggi lavorano come dipendenti o come titolari in veri e propri esercizi commerciali, e che si sono stabiliti definitivamente a Rimini con le loro famiglie contribuendo all’erario e talvolta acquisendo già la cittadinanza, dimostra quale possa essere l’esito di questi processi di apprendimento reciproco”.
Questa è la percezione del fenomeno abusivismo commerciale che si è avuta a Palazzo Garampi, ma anche in Provincia e più o meno pure in Regione, negli ultimi 20 anni. Cosa sono 500 vuccumprà “e con le caratteristiche qualitative di cui si è detto” per una città che registra ad ogni stagione oltre 16 milioni di presenze turistiche? Questo si domandava la ricerca commissionata dal Comune di Rimini. E allora de che stamo a parlà, dicono a Roma.
Anche l’assessore Jamil Sadegholvaad continua a ripetere che l’abusivismo commerciale è un problema e “una priorità per l’amministrazione comunale”. Una priorità per l’amministrazione comunale sembra esserlo a Riccione e a Bellaria, dove i risultati sono stati ottenuti. Non a Rimini. Qui il vuccumprà, come si legge nelle ricerche, è ben accetto.
Andrea Vitante

Con un comunicato stampa delle 17.20 circa – che si può leggere sulla nostra pagina facebook – l’amministrazione comunale di Rimini fa sapere che a fine mattinata il sindaco Gnassi e l’assessore Sadegholvaad si sono recati dal Prefetto per manifestare la loro preoccupazione per i fatti di stamattina all’altezza del bagno 137, dove due gruppi di abusivi (10 senegalesi e 20 bengalesi) si sono fronteggiati violentemente per difendere i rispettivi spazi di vendita.

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