W l’Italia

W l’Italia

Ma non sarò sul balcone a cantare.

Scrivere del 25 Aprile non è facile. Anzi, diciamolo tranquillamente, è pericoloso. Allora perché invischiarsi in questa palude dove illustri storici ci hanno lasciato le penne e l’onore? Perché mi piace non la Storia ufficiale che, sappiamo, la scrivono i vincitori, ma come a distanza di 75 anni vivo questa data.
Il 25 Aprile si festeggia la fine della guerra. Fu Alcide De Gasperi, allora Presidente del Consiglio, proporla al Re nel 1946.
Penso sia normale festeggiare la fine della guerra, anzi sia doveroso e necessario specialmente per i giovani, e coloro, ormai pochi, che hanno vissuto le atrocità di un conflitto lacerante.
Ma perché nel Bel Paese è così difficile ed ancora oggi, più che mai? Perché festeggiamo una guerra persa.
La Germania, il Giappone e l’Italia furono sconfitti. Se non ci fossero stati gli Alleati, la Penisola non si sarebbe liberata. Ma a differenza della Germania e del Giappone, in alcune Regioni la Resistenza e i Partigiani hanno dato un supporto importante. Poi, come sempre, sul carro del vincitore sono saliti in tanti.
Ci sono stati gli eroi, ci sono stati i vigliacchi, come sempre succede.
C’è stato chi ha creduto e ha combattuto fino in fondo dalla parte “sbagliata”.
Ma in una guerra civile perdono tutti.
Non sarò sul balcone a cantare.
Con 25.000 morti “andrà tutto bene” lo lascio alla D’Urso di turno.
Non mi sono mai piaciuti gli applausi dedicati a chi non c’è più.
Non mi sono mai piaciute le chitarre in Chiesa. Sono da Gregoriano e Messa in latino. Il Sacro non è per tutti.
Il dolore rimane dentro, in fondo al cuore e mi accompagna nel ricordo.
W l’Italia.
Rurali sempre.

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