West Nile Virus: il Ministero inserisce anche Rimini nella zona «ad alto rischio di trasmissione»

West Nile Virus: il Ministero inserisce anche Rimini nella zona «ad alto rischio di trasmissione»

Già in settembre-ottobre 2018 il Comune ha dovuto intensificare la lotta alle zanzare: spesa totale 274mila euro. La malattia può fare vittime fra gli anziani e le persone a basse difese immunitarie.

La proliferazione delle zanzare, che già da almeno diciassette anni complica la vita a riminesi e turisti, ora genera un problema sanitario in più: il territorio provinciale è stato infatti inserito dal ministero della Salute nella mappa delle zone «ad alto rischio di trasmissione» del virus West Nile (WNV), patologia in grado di mietere vittime soprattutto fra gli anziani.
La notizia viene dall’Istituto Superiore di Sanità che, pochi giorni fa nella sua newsletter periodica (vedi qui), ha comunicato il varo del nuovo “Piano nazionale integrato di prevenzione, sorveglianza e risposta ai virus West Nile e Usutu – 2019” da parte del dicastero retto da Giulia Grillo (qui il documento).
Il Piano – spiega l’ISS – aggiorna la situazione italiana dividendo il territorio «in aree ad alto rischio, aree a basso rischio e aree a rischio minimo di trasmissione», «sulla base delle evidenze epidemiologiche, ecologiche ed ambientali», ed introduce «nuove indicazioni riguardo alle procedure operative per la cattura di zanzare». Fra le “zone rosse” troviamo oggi anche Rimini insieme alle altre province della Romagna e alle cugine emiliane (vedi immagine alto rischio aprile 2019 qui sotto).

Bisogna ricordare che nell’uomo – spiegano i tecnici – circa l’80% delle infezioni da WNV non danno sintomi, il 20% febbre, e circa l’1% sviluppano patologie neuroinvasive (WNND), come encefaliti, meningo-encefaliti o meningiti, che possono portare alla morte, particolarmente fra gli anziani e le persone con basse difese immunitarie.
In Emilia-Romagna il virus West Nile è diventato un problema serio a partire almeno dal 2009, quando furono confermati nell’uomo 9 casi di febbre neuroinvasiva, tre dei quali fatali, uno in provincia di Modena e due in quella di Ferrara. Negli anni seguenti è stato un crescendo continuo, fino al 2018 quando in regione sono stati confermati i sintomi peggiori in ben cento casi, con vari decessi.
Nell’agosto 2018 il virus è stato trovato in un campione di zanzare anche a Rimini, ma nel corso dell’anno i pool di insetti risultati infetti da WNV sono stati due (vedi cartina “pool di zanzare vettori WNV 2018”): per ora, a quanto pare, nessun caso di malattia nell’uomo.

In riviera, come informava due anni fa Riminiduepuntozero (vedi qui) il primo caso di positività risale al 2015.
Questa testata tornò ad occuparsi del problema subito dopo il Ferragosto 2018 (vedi qui) perché a Rimini suonò l’emergenza, con tanto di ordinanza del vicesindaco e la seguente campagna di intensificazione dei trattamenti antilarvali.
Tutto questo ha, naturalmente, un impatto sulle casse pubbliche. Dovendo fare i conti con l’emergenza WNV, l’anno scorso il Comune di Rimini ha dovuto prolungare fino alla fine di ottobre i trattamenti effettuati da Anthea che in genere terminavano in settembre. Causa le «attività straordinarie antilarvali richieste dalla Regione Emilia-Romagna ai fini della tutela della salute pubblica», sono stati spesi 37.823 euro, da aggiungersi ai soldi pubblici già impegnati in precedenza – convenzione Comune/Anthea – per 236.850 euro (di cui 42mila derivanti da contributo AUSL): dunque la spesa totale sostenuta da palazzo Garampi per la lotta alle zanzare nel 2018 è stata di 274.673 euro, senza contare le azioni di comunicazione effettuate dall’amministrazione con altri soggetti.

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