Zero semafori, ma non per filare dritto al mare

Zero semafori, ma non per filare dritto al mare

Proprio vero che il diavolo si nasconde nei dettagli. La cosa mi veniva in mente l’altro giorno ammirando la cartellonistica apposta dalla giunta Gna

Proprio vero che il diavolo si nasconde nei dettagli.
La cosa mi veniva in mente l’altro giorno ammirando la cartellonistica apposta dalla giunta Gnassi all’incrocio tra via Roma e via Tripoli.
Là dove fervono i lavori per realizzare una rotatoria che spazzi via quella selva di semafori che costituiscono una barriera spesso insormontabile per il bagnante che, incautamente e ottimisticamente, si immette nell’unica arteria a scorrimento veloce (sic!) verso il mare.
A riprova di come settant’anni di giunte progressiste abbiano sempre considerato il balneare come una sorta di danno collaterale rispetto al vetero-operaismo dominante.
Come testimonia l’unico sovrappasso realizzato sulla circonvallazione, quello finalizzato a favorire il traffico nella direzione degli insediamenti industriali di via Marecchiese.
Quando sono trent’anni che lo svincolo all’uscita del casello di Rimini sud aspetta un intervento capace di sbloccare un flusso turistico il quale, giunto a quel punto, avrebbe ragione di invertire la rotta per accedere a lidi più ospitali, o comunque meno respingenti.
Siano dunque resi onori al sindaco Gnassi per aver finalmente messo mano a un nodo scorsoio che penalizzava la penetrazione verticale della città in direzione monte-mare.
Ma qui sta il punto.
Perché quella cartellonistica (come l’altra consimile, sulle rotatorie già realizzate) trionfalmente recita “Zero semafori tra Miramare e Rimini Fiera” piuttosto che: “Zero semafori tra circonvallazione e marina”.
Come sarebbe auspicabile e prioritario.
A dimostrazione che l’ultima preoccupazione di questa amministrazione è il traffico turistico (quello che arriva dall’autostrada e porta soldi) benché la rotatoria su via Tripoli serva proprio a questo.
Invece no: quella rotatoria per il comune serve solo per andare in fiera, a conferma d’una linea strategica, peraltro mai esplicitata, volta a privilegiare l’elìte fieristico-congressuale a scapito del balneare.
Balneare riservato, nei piani quinquennali del moloch al potere, a un turismo di scarto di cui può sì usufruire la periferia orizzontale (Riccione, Misano, Bellaria, Cattolica eccetera), ma Rimini no.
Perché Rimini, da quando è diventata provincia, si comporta come quelle signore un po’ sull’andato le quali, dopo aver corso la cavallina da giovani, adesso se ne vergognano e guardano solo al decoro.
Quindi basta con la calca sudaticcia e plebea del balneare e vai col fieristico-congressuale, che fa tanto fino e soprattutto è più redditizio.
Tranne che sono dieci anni che il fieristico-congressuale è in crisi, a dimostrazione che chi doveva promuovere l’economia della città ha sempre sbagliato i conti, incappando in un rosso (ampiamente previsto da tutti, ma non dal management della fiera) ingigantito dagli errori previsionali sul Nuovo Palas.
Il che dimostra che la giunta Gnassi risente ancora di quella vision sciagurata, anche se i fatti ne hanno dimostrato inconsistenza e fallacia, anche se un tot di alberghi ha dovuto chiudere non perché il balneare non tiri, ma perché questa classe politica prima ha avvelenato le acque, poi ha creduto di risolvere il problema senza pagar dazio.
Limitandosi a sbandierare il vessillo dei Cento Turismi prima, d’un fieristico-congressuale poi, che ha fatto solo la fortuna dei rentier post-balneari alla Maurizio Ermeti.
Dimostrando quanto l’eredità del vecchio possa condizionare un nuovo che nuovo è solo a parole.
Ovvero a colpi di Molo Street Parade e Notti Rosa.

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