Ci sono alcuni punti interrogativi che caratterizzano la vicenda di Aeradria, la società di gestione delle attività aeroportuali dello scalo riminese
Ci sono alcuni punti interrogativi che caratterizzano la vicenda di Aeradria, la società di gestione delle attività aeroportuali dello scalo riminese intitolato a Federico Fellini.
Gli interrogativi sono in realtà molteplici. Infatti, è legittimo porsi una serie di domande su una infrastruttura strategica per la realtà locale, che in poco tempo è stata travolta da problemi, contrapposizioni, polemiche ed anche complicazioni giudiziarie che, per il momento e per un’estesa fascia di cittadini, rendono quasi impenetrabile la comprensione di ciò che è avvenuto intorno a quella società e di ciò che sta accadendo.
Sarebbe facile associarsi a chi chiede ragioni sul perché si è proceduto al fallimento della Società Aeradria, nonostante molti creditori avessero aderito al piano di concordato per essere almeno in parte rimborsati dei crediti vantati.
E’ altrettanto agevole domandarsi come è potuto accadere un così repentino tracollo economico e finanziario per oltre 50 milioni di euro, nonostante i numerosi meccanismi di controllo che la legge prevede per i bilanci di società per azioni partecipate da enti pubblici e controllate da soggetti che, per mestiere, dovrebbero vantare vaste esperienze, indubbie professionalità e forti capacità di verifica sui capitoli di spesa di ogni natura.
Ugualmente ci si può interrogare sul perché, in anni anche recenti, Banca Carim si sia pervicacemente intestardita a concedere ulteriori finanziamenti a favore di Aeradria che tuttavia già evidenziava difficoltà di conto economico e di bilancio.
Ancora, è interessante notare il ruolo del Prefetto di Rimini, fattivamente e attivamente impegnato prima a tentare di evitare il fallimento di Aeradria, poi a favorire la raccolta di finanziamenti per preservarne l’attività dei voli, infine per ripristinare la funzionalità dei servizi aeroportuali in capo alla nuova società che si è aggiudicata il bando Enac. In effetti, le iniziative prefettizie hanno surrogato con buona efficacia le carenze dei ruoli istituzionali e politici, in evidente crisi di ossigeno nell’affrontare la defatigante corsa a ostacoli per salvaguardare la nostra infrastruttura aeroportuale.
Ma il punto interrogativo che appare davvero dissacrante è quello che si riferisce all’atteggiamento del Centrodestra.
Come evitare di porsi la domanda del perché sui fatti di Aeradria non si oda una sola voce degna di una coerente opposizione? Del perché non si legga una sola dichiarazione di aperta critica nei confronti dell’esplosiva situazione che si è venuta a palesare? Del perché dal Centrodestra non si esprima una seppur timida richiesta di dimissioni nei confronti degli amministratori ancora in carica, ma da qualche tempo sotto inchiesta per capi d’imputazione da far tremare le vene ai polsi? Cioè di una gravità tale che se le parti fossero state invertite, dunque col Centrodestra maggioritario e la Sinistra all’opposizione, quella stessa Sinistra avrebbe portato in piazza migliaia di manifestanti, urlanti la richiesta di immediata evacuazione dai palazzi del potere di tutti gli amministratori in carica.
Invece, la dura realtà di Aeradria non ha toccato l’imperturbabilità dei rappresentanti del Centrodestra riminese nel mantenere un atteggiamento di preservazione dello status quo consociativo. Forse più simile a uno strisciante compromesso politico dettato dalla ramificata ragnatela di rapporti negli enti e nelle principali partecipate operanti sul territorio provinciale.
Fino a questo momento solo dal Movimento Cinque Stelle e dal Nuovo Centro Destra si sono levate isolate richieste di immediate dimissioni degli amministratori in carica, dettate soprattutto da motivazioni di carattere etico a fronte della gravità dei reati ipotizzati.
E’ ormai evidente che in questa realtà manca nel Centrodestra una chiara volontà di alternanza politica, prevalendo, invece, quella riluttanza al governo della città che si palesa da un paio di decenni in occasione dei turni elettorali amministrativi.
Sorge spontaneo il dubbio che a Rimini il “patto del Nazareno” sia stato sottoscritto molto prima di quello nazionale tra Renzi e Berlusconi!
Il vero interrogativo è se il meno nobile “patto di Rimini” terrà anche all’eventuale conclamarsi dei guai giudiziari nell’affaire Aeradria. Oppure se tali sviluppi riusciranno a produrre nel Centrodestra la scossa per correre, concorrere e vincere al fine di cambiare il governo della città di Rimini, come è già avvenuto a Bellaria, a Coriano e più di recente a Riccione.
Pino Corticelli
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