Aia: Rinaldis riconfermata di misura. Mantuano: “Molto scontento nella base”

Aia: Rinaldis riconfermata di misura. Mantuano: “Molto scontento nella base”

Per la prima volta la conta all'interno dell'Associazione albergatori di Rimini mette in discussione una leadership storica. Alle precedenti elezioni Patrizia Rinaldis elesse 19 fedelissimi. Adesso 8 su 13 e fra la sua lista e quella di Corrado Della Vista ci sono stati 14 voti di scarto. "Il risultato ci ha messo in discussione, lo giudico positivamente", dichiara lei. Ma va all'attacco Antonio Mantuano: "Se si considera che è al vertice dell'Aia da oltre vent'anni e che controlla il turismo a Rimini, per lei è stata una sconfitta. Nonostante i toni trionfalistici il turismo a Rimini è in grossa difficoltà". Interviste.

A(h)ia! Che dolore. La voglia di cambiamento soffia impetuosa anche sull’associazione albergatori di Rimini. Per la prima volta la “opposizione” a Patrizia Rinaldis (di recente entrata a far parte anche del cda di Apt Servizi), al vertice della categoria da 18 anni (è stata 12 anni presidente e 6 vice), che col mandato appena iniziato saliranno a 23, e dunque una piccola “monarca” nell’Aia, ha davvero messo in seria discussione la sua leadership arrivando a un passo dal defenestrarla: 338 votanti, oltre il 60% (su circa 540), la sfida è terminata 172 a 158, solo 14 voti di differenza. Una svolta notevole se si considera che in precedenza Patrizia Rinaldis faceva il pieno di consensi e portava in consiglio solo suoi fedelissimi: 19 su 19 nel consiglio uscente. Con l’eccezione del 2007 quando la lista alternativa ne elesse 4. “Avere 19 consiglieri su 19 va benissimo, ma si rischia che venga meno il contraddittorio, mentre il nuovo risultato spinge ad un senso di responsabilità più alto: una parte non mi ha votata, ci saranno dei motivi, che io rispetto. Faccio fatica a pensare che siano differenze veramente di sostanza, probabilmente nascono dal fatto che molti non erano a conoscenza di quello che abbiamo fatto in questi anni, quindi mi sento spronata a mettermi in gioco“. E’ questo il primo commento di Patrizia Rinaldis sull’esito del rinnovo delle cariche sociali all’interno dell’Aia, che ha avuto un esito abbastanza clamoroso. Approfondiamo.

Allora Rinaldis, come legge questa vittoria di misura? “E’ stata sicuramente una vittoria dal punto di vista dell’affluenza, mai come questa volta è stata così alta. Il risultato ci ha messo in discussione e questo lo giudico positivamente: dopo anni ti dimentichi un po’ della condivisione, porti avanti le cose dandole per scontate, mentre non si deve mai dare nulla per scontato. Ma nelle discussioni in vista del voto è anche emersa la non conoscenza di quello che abbiamo fatto, il disegno che abbiamo portato avanti negli anni probabilmente non era stato né capito e né condiviso, mi assumo la responsabilità di questo, che comunque ora ci permette di recuperare un nuovo interesse”.

Nel programma della lista concorrente ci sono proposte che farà sue e che meritano di essere valorizzate? “Molte di quelle proposte sono vecchie di vent’anni, non c’è niente di nuovo. Nemmeno la principale battaglia, quella sul discorso della marginalità, rappresenta una novità perché già 15 anni fa avevamo fatto una mappatura degli alberghi marginali e lavorato ad un progetto con Sviluppo Italia affinché le strutture “in uscita” dal mercato potessero trovare una destinazione diversa dagli appartamenti favorendo i servizi”.

Però non è successo nulla. “Risposte concrete non ce ne sono state. Oggi diventa importante dare una risposta, visto che gli strumenti urbanistici ci sono, e bisognerà chiedere al Comune di renderli fattibili questi strumenti. La salvaguardia del tessuto turistico è importante, svincolando attività utili al turismo: parcheggi, sale comuni di ristorazione, eccetera; la soluzione non è quella di urbanizzare ulteriormente una fascia turistica che va invece resa più bella e non ingolfata di appartamenti”.

Quindi da questo punto di vista farete pressing sull’amministrazione comunale? “Assolutamente sì, è una delle cose che chiederò, così come chiederò agli associati di Aia di ricostruire anche una immagine etica di quello che facciamo: i prezzi bassi danneggiano tutti, non dobbiamo svendere le nostre strutture a figure borderline, non del settore, non va bene perché andiamo a impoverire tutti. Cercheremo di dare degli strumenti sulla politica dei prezzi e la riclassificazione alberghiera. Senza una redditività si finisce per gettare la spugna e questo non deve accadere. Bisogna rimettere in moto quei meccanismi di legalità, controllo e sicurezza, sui quali ci battiamo da anni. Non sono per i proclami ma per il fare”.

Come vede il capitolo della riqualificazione delle strutture? “Il nostro compito più importante è quello di accompagnare nel cambiamento gli imprenditori: la sollecitazione alla innovazione e alla qualità delle strutture devono andare di pari passo con l’impegno per far sì che ci siano finanziamenti, politiche di sostegno. Gli investimenti in questo momento sono fermi, gli ultimi importanti sono quelli legati alla “variante alberghi” che dava dei premi di cubatura tali da rendere interessanti gli investimenti. Oggi i premi di cubatura sono quasi inesistenti, mancano i vantaggi in grado di favorire la riqualificazione. Ma i servizi pagano, la rincorsa ai prezzi più bassi no”.

C’è un impoverimento del nostro turismo? “Credo si debba cambiare marcia rispetto all’andazzo di “prendere su un po’ di tutto”, cioè pensare solo a riempire le strutture. Il brand Rimini è forte, la domanda da porsi è la seguente: noi come ci stiamo attrezzando? Far perdere valore alla nostra offerta turistica e accontentarsi di chiunque venga, anche a discapito della qualità, non gioca a nostro favore. Possiamo fare tutte le strategie di questo mondo ma se noi non siamo i primi a crederci, e quindi a dare valore alla nostra offerta, non si va da nessuna parte… il primo rinnovamento deve venire da noi”.

In che modo? “Anche giocandoci bene le potenzialità che abbiamo: la Rimini felliniana, il centro storico, l’entroterra, l’enogastronomia… Se tutto questo ha un valore, e ce l’ha, trasformiamolo in una promo-commercializzazione che dia valore anche alle nostre aziende. Dovremo darci strumenti che trasformino sempre più l’albergatore in un imprenditore turistico vero”.

Cosa si aspetta dal nuovo consiglio di amministrazione? “Io auspica che, archiviato il voto, le due liste diventino una, un consiglio di amministrazione capace di lavorare insieme, perché siamo tutti albergatori e tutti abbiamo la responsabilità di affrontare al meglio il compito che ci attende”.

Antonio Mantuano

E una sconfitta brutale per la Rinaldis se si considera che è al vertice dell’Aia da quasi vent’anni e che praticamente controlla, attraverso vari organismi come Promozione alberghiera e Aia Palace, il turismo a Rimini. In più loro potevano contare su una organizzazione capillare. Nonostante tutto questo per poco non vincevamo, ma anche così come è andata si può considerare un successo…”. La pensa così Antonio Mantuano, da anni oppositore interno all’Associazione albergatori, molto critico verso il gruppo dirigente, e che era candidato con la lista di Corrado Della Vista.

C’è molto scontento nella base? “Mi pare proprio di sì”.

Perché? “Perché nonostante i toni trionfalistici il turismo a Rimini è in grossa difficoltà. Inutile essere contenti perché gli alberghi sono pieni il 15 agosto o il 2 giugno col fitness, o in occasione di altri eventi. Il nostro turismo si è impoverito: i prezzi sono bassissimi a causa anche di strutture che vorrebbero uscire dal mercato ma non vengono messe nelle condizioni di farlo; non ci sono più i soggiorni lunghi, non ce n’è per tutti. In una destinazione poco appetibile solo il prezzo può diventare una attrazione. L’attrattività di Rimini è molto calata, senza contare poi che molte strutture alberghiere sono abbandonate, altre cercano di sopravvivere con affittuari, immigrati e così via, perché comunque si deve sopravvivere. Sul mercato straniero Rimini esercita un fascino verso il turismo di Paesi come Croazia, Slovacchia, Polonia, Serbia, Ungheria… non proprio la clientela che ha arricchito la riviera”.

Lei ce l’ha anche col ruolo troppo accondiscendete dell’Aia verso la pubblica amministrazione? “E’ diventata una associazione un po’ troppo servile verso il potere politico, mentre ci sarebbe da ridire su tante cose”.

Esempio? “Io l’ho detto anche al sindaco: abbiamo il più brutto lungomare del mondo, prenda il tratto tra Rivabella e Viserba… Ci vuole una svolta altrimenti si continua ad andare verso il declino. Gli albergatori che hanno ereditato strutture in buone condizioni e con 50-60 camere, se la cavano… ma tutti gli altri? C’è un immobilismo pauroso, prenda il caso delle colonie. Il piano strategico è una cosa pazzesca, non tiene conto della realtà, alla quale vanno apportati dei miglioramenti ma non va stravolta”.

Giusto per tirare in mezzo anche Maurizio Ermeti? “Certo, commisi il gravissimo errore di farlo eleggere presidente dell’Aia. Troppa piaggeria verso i potenti, una classe dirigente responsabile della politica turistica riminese e oltre, che non si può dire, e questo vale per lui e per i suoi colonnelli, che abbia raggiunto risultati positivi. I settori che hanno creato la ricchezza di Rimini sono stati l’edilizia e il turismo, credo di avere detto tutto, guardi come sono messi oggi”.

E’ tutto? “Si fa un gran parlare di eventi, ma gli eventi servono per sopravvivere, niente di più. Una certa crisi si manifesta in tutta la riviera adriatica, perché è un “prodotto” vecchio, e continua la sua corsa soprattutto grazie al nome, alla rendita di posizione, ma a Rimini tutto questo è più problematico. Non c’è innovazione, anche se ne parlano molto”.

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