Alla festa per il “colpo d’ala” di Morciano su Pomodoro si dimenticano della Fondazione Boccioni

Alla festa per il “colpo d’ala” di Morciano su Pomodoro si dimenticano della Fondazione Boccioni

Domani sera il sindaco svela l'opera restaurata che il grande scultore donò alla sua città natale nel 1984. Ma Ciotti non ha pensato di dare la parola alla Fondazione che porta il nome di Umberto Boccioni, rappresentante di spicco del futurismo al quale peraltro la scultura è dedicata. Parla il presidente, avvocato Giuliano Cardellini. Che dice: "La Fondazione sta lavorando per il Comune, mica per altri". E spiega il progetto del Museo Boccioni.

“A horse! A horse! My kingdom for a horse!”. “Un cavallo! Un cavallo! Il mio regno per un cavallo!”, urla disperato per salvarsi la vita, il deforme, malvagio re Riccardo III, nella penultima scena dell’omonima tragedia shakespeariana. Il re non otterrà un cavallo e nella battaglia di Bosworth Field, morirà trafitto per mano di Enrico Tudor. Se per il sovrano forse il destriero sarebbe stato la salvezza, per Umberto Boccioni certamente rappresenta la morte. Il 33enne artista futurista, di cavalli se ne intende assai poco. Mentre è arruolato come artigliere durante il primo conflitto mondiale, sul finire di un pomeriggio di agosto del 1916 monta una giumenta di color baio (rossiccio). L’ha battezzata “Vermiglia”, come a richiamare il tono dominante dei destrieri nell’opera “La città che sale”, dipinta cinque anni prima.

Umberto Boccioni, La città che sale

A causa di un improvviso scarto dell’animale, il pittore perde gli arcioni. Batte violentemente la testa al suolo. Muore poche ore dopo in ospedale. Il mondo perde per sempre un pittore e un intellettuale formidabile, un autentico cavallo di razza (per rimanere in àmbito equino) che avrebbe avuto, se la vita non gli fosse stata troppo presto negata, un’accelerazione a velocità fotonica nel firmamento artistico, ma potremmo dire anche filosofico, italiano e mondiale.

Umberto Boccioni, nome di spicco del futurismo, figlio di due morcianesi, Raffaele e Cecilia Forlani

Umberto Boccioni (1882 – 1916) nasce a Reggio Calabria solo perché il padre, per motivi di lavoro, spesso si deve spostare per l’Italia. In realtà i genitori (Raffaele e Cecilia Forlani) sono romagnoli, nativi di Morciano di Romagna. La casa che fu della famiglia è ora di proprietà del Comune. È visibile (e per il momento è ancora in piedi) in piazza Giovanni Paolo II. Ai lettori, cosa fa pensare, la casa natale di un grande artista di fama internazionale? Viene forse spontaneo immaginare un museo a lui dedicato? All’avvocato Giuliano Cardellini, certamente sì.
Nato a Rimini, ma morcianese verace dalla variegata attività artistica, plana dalla poesia al teatro, dalla fotografia alla pittura e alla scultura. Senza scali e senza nemmeno considerare ipotesi alcuna di atterraggio. Cova la paradigmatica inquietudine che solitamente è cifra distintiva dell’artista. È solo per questo che da decenni sogna di “dare una casa a Boccioni”, come usa dire? O solo perché è Presidente della fondazione Umberto Boccioni, da lui fortemente voluta e costituita il 19 novembre 2019 e presentata ufficialmente a Roma il mese dopo? No, i motivi non sono unicamente questi. Egli intuisce, molto semplicemente, che “grande artista” + “museo”, il risultato è uguale a “Arte + Cultura +Turismo”: quindi, redditività. Essere artisti, mica esclude la logica. E neppure esclude che scelte di un certo orientamento (nella Nazione della Cultura e della Bellezza) credendoci, vengano in qualche modo risarcite. Il concetto ha qualche difficoltà ad attecchire, ma un giorno, forse, noi italiani baciati e circondati da tanta bellezza, ce la faremo.
Un significativo filo rosso lega Boccioni allo scultore Arnaldo Pomodoro, anch’egli nato a Morciano nel 1926. Nel 1984, lo scultore regala alla città natale l’opera “Colpo d’ala”. La dedica a Boccioni. La scultura di Pomodoro (ricordiamo che fece parte del movimento artistico “Continuità” insieme con Consagra, Dorazio, Turcato, Fontana e altri) viene collocata nella piazza che porta il nome del celebre pittore futurista. A distanza di trentasei anni è stato necessario un restauro. L’inaugurazione avverrà sabato 27 alle 21 e 30. Torneremo sull’argomento tra qualche riga, dopo alcune domande poste all’avvocato.

L’avvocato Giuliano Cardellini, presidente della Fondazione Boccioni

Avvocato Cardellini, come si compone la Fondazione Boccioni che finalmente ha battuto il primo colpo d’ala, per dirla alla Pomodoro?
«Oltre a me, nella veste di Vice Presidente c’è il Professor Alberto Dambruoso. È un noto storico e critico dell’arte, tra i maggiori studiosi di Boccioni. Docente dell’Accademia di Belle Arti di Frosinone, coautore del Catalogo Generale Ragionato, detiene l’Archivio Storico dell’artista. È invece in via di costituzione il comitato scientifico di esperti e storici dell’arte che parteciperanno come supporto all’attività della Fondazione».

Si dice che potrebbe avverarsi un suo sogno, avvocato: ridare “casa” a Umberto Boccioni, come proposto da Tommaso Marinetti (fondatore del movimento) e dagli amici futuristi già negli anni ’30.
«La Fondazione Boccioni ha offerto al Comune la propria collaborazione fattiva. Abbiamo già preparato un progetto articolato per la realizzazione del museo. Ci siamo accollati tutti i passaggi burocratici per snellire i tempi, normalmente lunghi, che comportano realizzazioni di questo genere. Il progetto è stato firmato da un amico fraterno, l’architetto Gianfranco Giovagnoli di Rimini. Ha immediatamente aderito (a titolo gratuito) e con grande entusiasmo, alla mia proposta. Come di logica, stiamo concordando con l’Amministrazione tutte le modalità dell’intervento di ristrutturazione. Ora siamo arrivati al dunque. Vorremmo procedere al più presto, anche perché la situazione del caseggiato non è delle più solide e sicure».

Il colpo d’ala, la scultura che Arnaldo Pomodoro ha dedicato a Boccioni, donandola a Morciano negli anni 80. Dopo essere stata restaurata, viene svelata domani sera nel corso di una cerimonia pubblica

Con il Vice Presidente e l’architetto, siete tre voci importanti per il Comune. Anche sotto l’aspetto economico, per il progetto e la relativa realizzazione del museo, per Morciano sarebbe un risparmio.
«Certo, ne siamo consapevoli e se il nostro Comune potrà risparmiare denaro, ne saremo felici. Ma l’aspetto fondamentale è questo: l’apertura di un Museo Boccioni porterebbe popolarità, prestigio, fama e denaro a tutta Morciano, che in fondo è un paese di commercianti. Se ci fosse una realtà del genere, dedicata a un personaggio di livello internazionale, verrebbero turisti da ogni dove. Ho parlato con molte persone che sarebbero disposte, ove lo si aprisse, a donare o dare in comodato d’uso alcune opere e documenti importanti. Ma solo se apriremo il museo. Questa pare essere la “conditio sine qua non”. La struttura, per come è studiata, si presterebbe a mostre, eventi, conferenze. Sarebbe un centro polivalente e versatile».

Domani sera, quale sarà il suo intervento nella rinnovata piazza Boccioni? Parlerà del museo?
«Mi hanno mandato un semplice invito per partecipare alla cerimonia prevista per le 21 e 30. “La serata”, come scritto testualmente, “si aprirà con gli interventi del Sindaco, dell’esperto del Centro Trattamento Artistico dei Metalli, Massimo Sassi, e del Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Urbino e sarà l’occasione per dedicare un omaggio al Maestro Pomodoro per il suo 94esimo compleanno.
Seguirà un concerto tributo a Mina e alle sorelle Bertè a cura di Cristina Di Pietro quintet”. Fine».

Casa Boccioni in piazza Giovanni Paolo II a Morciano

Fine? Ricapitoliamo: in Piazza Umberto Boccioni si festeggia il restauro dell’opera di Pomodoro dedicata a Umberto Boccioni. Lei è presidente dell’omonima Fondazione e non la invitano a parlare?
«Proprio così. Vede, non mi offende il fatto che non mi invitino a parlare come Giuliano Cardellini, mi indigna che non mi invitino a intervenire sul palco come presidente della “Fondazione Boccioni”. Ma le pare?».

Si saranno distratti un momento. Con tutte le fondazioni, i progetti di musei e le inaugurazioni di opere d’arte che avvengono tutte le settimane a Morciano, niente di più facile… O no?
«Lei fa benissimo a buttarla sull’ironia. Si presta ad attenuare anche le situazioni più critiche, ma creda che se mi avessero dato la parola anche solo per tre o quattro minuti, mi sarebbe bastato. Avrei esordito facendo un plauso all’Amministrazione per avere realizzato questa piazza e detto poco altro di più. La grande manchevolezza è il riconoscimento o meglio, a questo punto il disconoscimento di una Fondazione che può avere rilevanza a livello internazionale. E che peraltro non vuole oscurare niente e nessuno».

A volte, senza volerlo, si possono pestate calli a qualcuno…
«A noi interessa solo portare a compimento il museo. La Fondazione sta lavorando per il Comune, mica per altri. E il museo “sarà” del Comune. Non avanziamo nessuna richiesta di meriti particolari. Dovrebbe essere interesse di tutti che la cosa si concretizzi».

Piazza Boccioni

Quando sarà, il nostro giornale si impegna fin d’ora a promuoverlo e se doveste pensare a una raccolta di fondi privati o se preferisce, crowdfunding, saremo pronti a pubblicizzarlo.
«Per il momento ho pensato allo slogan per promuovere lo spazio museale. Nella sua semplicità, mi pare efficace: “Diamo una casa a Umberto Boccioni”».

Bene. Si potrebbe aggiungere: “E facciamo in fretta!”

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