Che ne è del sogno di rendere più vivibili le storiche piazzette della città? Auto in sosta e moto sparite? Purtroppo no, e i nuovi arredi mostrano già segni di degrado.
“Prende sempre più forma il disegno di un centro storico riqualificato”. Così dichiarava nel lontano 2015 l’amministrazione comunale alla stampa, a proposito del progetto “anello delle Piazze”, con l’intento di trasformarle da parcheggi caotici a spazi di qualità architettonica. Piazzetta Agabiti, ad esempio, era un parcheggio, una zona di passaggio, senza un elemento che la potesse connotare e darle un’identità propria.
Il progetto che riguardava la piazzetta, oltre le vie Quintino Sella e la piazzetta Teatini, era connotato come “lotto 2” per un importo di 500.000 euro.
Oggi, a parte i soldi spesi, non ha poi cambiato la sua funzione più di tanto. Il degrado della presenza delle autovetture è stato sostituito dalla sosta selvaggia di biciclette e ciclomotori, dagli arredi vandalizzati e da qualche fittone semi divelto. Non vi è neppure motivo di sedersi sulle due panchine, perché si è praticamente in mezzo al nulla e sotto il sole quando arriva.
Unico elemento di pregio, il povero alberello costretto tra la ferramenta in acciaio corten, che narra della storia di un’antica via dell’orologio guasto; ma neppure questo basta.
Quindi nessuna identità prima e dopo l’intervento, perché questi progetti nascono sempre incompleti e caratterizzati dal solito vizio di non avere una funzione perché, evidentemente, nessuno sa dargliela. Oltre al fatto che poi vengono abbandonati a se stessi. Quindi non è stato eliminato il degrado, ma è solo stato sostituito l’elemento che lo generava. Tant’è che viene da chiedersi. Valeva la pena spendere quei denari per ottenere lo stesso risultato di prima, senza di fatto cambiare veramente le cose?
Non occorre cercare di proposito queste situazioni in città, ce ne sono tante e palesi. Basta solo percorrerla ed essere muniti di un forte antidoto; quello che non permette di essere ammaliati dalle sirene garampiane che narrano di miracoli, e non occorre per questo farsi legare all’albero di una nave come fece Ulisse, ma semplicemente avere uno spirito critico per vedere le cose come in realtà sono.
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