Anfiteatro: invocano guerre ideologiche per nascondere l’incapacità politica di dirimere la situazione

Anfiteatro: invocano guerre ideologiche per nascondere l’incapacità politica di dirimere la situazione

Mercoledì 8 ottobre si è svolta la seduta della 4A Commissione Consiliare cultura avente per tema la relazione storico archeologica riguardante l’Anfiteatro romano, commissionata dall’Amministrazione cittadina. Al di là dei contenuti tecnici, è quello che è successo nei giorni successivi ad essere interessante, con un attacco concentrico diretto a quanti vogliano trovare una soluzione piuttosto che a chi non l'ha trovata nonostante ruoli e impegni

Mercoledì 8 ottobre si è svolta la seduta della 4A Commissione Consiliare cultura avente per tema la relazione storico archeologica riguardante l’Anfiteatro romano, commissionata dall’Amministrazione cittadina. Non intendiamo riportarne il contenuto, ampliamente descritto in vari mezzi di informazione locale dando più o meno voce a tutti gli attori intervenuti, ma narrare alcuni aspetti che si sono verificati intorno a questa vicenda.
All’inizio della riunione, l’assessore alla cultura ha esordito affermando che la discussione rappresentava un vero esercizio di confronto anche di trasparenza, abbiamo scelto come Comune di rendere condivisa questa nuova ricerca …”.
A proposito di trasparenza, poi arriveremo pure al confronto, è opportuno ripercorrere la modalità con cui si era giunti fino a quel momento. Dopo mesi di silenzio assoluto sul tema, da quando fu affidato l’incarico agli archeologi per redigere uno studio propedeutico ai successivi sondaggi nell’area finalizzati ad una sua valorizzazione, abbiamo avuto notizie in proposito solo grazie a quelle apprese dal consigliere Ceccarelli di cui abbiamo dato conto nel nostro giornale (qui).
In seguito, sempre nel vuoto mediatico estraneo alla macchina comunicatrice istituzionale cittadina, i primi del mese di luglio lo stesso Consigliere ha chiesto un accesso agli atti per avere notizie aggiornate, e anche di acquisire la relazione in questione.
Contemporaneamente il 27 dello spirato agosto abbiamo inviato una mail di richiesta all’Assessore Lari, quando erano scaduti sia il primo termine di consegna dell’elaborato in parola ed anche il secondo, senza che ne fosse stata data motivazione alcuna, ponendo tre semplici domande;
1 “Se sia avvenuta la consegna della relazione entro il termine fissato, ed eventualmente in caso contrario quale ne sia stata la causa;
2 Se, nel secondo caso, sia stata o meno concessa una proroga e con quale motivazione;
3 Qualora ancora non fosse avvenuto, se a tutt’oggi la documentazione è stata depositata e, in caso avverso, quando ciò avverrà e le eventuali motivazioni che sono intervenute in proposito.”
Erano tre semplici quesiti, peraltro di interesse pubblico, che non attenevano alla rivelazione di eventuali dati sensibili o riservati ma, nonostante un sollecito ed un interpello all’Ufficio Stampa del Comune, non sono stati riscontrati se non alla vigilia della predetta Commissione invitandoci a seguirla in diretta per avere le notizie che avevamo chiesto (sic).
Ma torniamo per un momento solo alla seduta della Commissione. Il Consigliere Ceccarelli ha stigmatizzato il fatto che da quando presentò la domanda di accesso agli atti per acquisire copia della relazione degli archeologi, solo i primi di ottobre ha ricevuto quanto richiesto, che peraltro era già stato depositato in Comune dall’otto agosto, ma che contemporaneamente era già stato reso pubblico a molteplici soggetti, e ai mezzi di informazione locali ai quali si erano anche affidati comunicati ufficiali che in qualche modo anticipavano conclusioni che sarebbero state dovute in altre sedi opportune.
In sostanza nella solita massima trasparenza e confronto sembra che sia già stato deciso che le due anime, CEIS e Anfiteatro, debbano continuare a convivere e ad essere valorizzate, ma non si capisce come, perché la cosa risulta difficilmente comprensibile e conciliabile se non con la conservazione dello stato attuale. E tutto ciò in presenza di importanti aspetti passati in sordina quali vincoli archeologici, reiterati piani urbanistici e l’assunzione di impegni sostanziali tutti diretti alla risoluzione del caso.
Nel giorno successivo poi abbiamo assistito a tutto. Articoli e titoli giornalistici fuorvianti che nella sostanza fanno apparire coloro che sostengono la causa della restituzione del monumento alla città come chi vuole distruggere il CEIS, che fanno da eco alle affermazioni di alcuni componenti della maggioranza, volti solo a creare confusione in una faccenda assai delicata. Basterebbe solo rivedere o leggersi gli atti del Consiglio Comunale o delle Commissioni specifiche, per capire che nessuno ha mai messo in discussione l’operato di quella struttura educativa né ha mai affermato di volerla distruggere. Semmai se ne è sempre auspicato il trasferimento, come peraltro ipotizzato da amministrazioni comunali passate di pari indirizzo politico di quella attuale, in luoghi e sedi più opportune e consone all’espletamento delle attività didattiche, con il vantaggio di poterle anche ampliare ed incrementare senza perdere le peculiarità acquisite nel tempo. Un esempio concreto risiede nell’Asilo Baldini, benemerita istituzione che pur cambiando varie volte la sede si è sempre mantenuto un valido punto di riferimento educativo della città (ndr).
Al contrario quelle accuse sono state sempre sostenute artificiosamente per nascondere l’incapacità politica di dirimere la situazione. È molto più facile invocare guerre ideologiche o alimentare contrapposizioni, ma anche l’avere diffuso per anni fantasiosi racconti che nel sito in questione erano già stati effettuati scavi in cui non si era trovato nulla, ed oggi di fronte alla possibilità di scoprire certe evidenze nel sottosuolo, giudicarle aprioristicamente non meritevoli di intervenire su di esse portandole alla luce. Si tratta di un esercizio molto semplice che non richiede impegno, ma con un’efficacia a breve termine, che però a lungo andare diviene difficile da sostenere e che oltretutto mina la credibilità di chi lo pratica, chiamato e deputato invece a risolvere le questioni tutte che attengono alla città.
Mentre in tutto il Paese si scoprono e valorizzano anfiteatri anche di importanza inferiore a quello riminese, qui si argomenta di salvaguardare le stratificazioni degli interventi succedutisi nel tempo nell’area dell’Anfiteatro romano. La solita soluzione posticcia ed al ribasso, per la quale valgano i “fulgidi” confusi esempi in tal senso di Castel Sismondo, splendido esempio rinascimentale malatestiano, trasformato in un museo alieno, la circostante piazza in cui è stata cementata e sepolta la storia di Rimini, oppure il Palazzo del Podestà che ha subito la stessa sorte del succitato castello; ed ecco quindi cosa possiamo aspettare per il nostro Anfiteatro.
Benvenuti a Rimini pertanto, città di confronto e trasparenza; ah dimenticavo …. anche della cultura, ma quella “de noantri”!

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