Antifascismo di comodo, anzi, da bar

Antifascismo di comodo, anzi, da bar

Dalla volontà di Gnassi e compagni di concedere i luoghi pubblici in base all'esame di antifascismo, al boicottaggio del Caffé Commercio da parte dei centri sociali. Se l'antifascismo diventa un manganello tira una brutta aria.

Il sindaco e la sua maggioranza stanno pensando di vietare gli spazi pubblici e in particolare piazza Tre Martiri a tutti coloro che non faranno atto di fede antifascista. Non è uno scherzo. L’hanno messo nero su bianco (fra l’altro scopiazzando una delibera del Comune di Brescia): “l’amministrazione comunale comunica che sottoporrà nelle prossime settimane alla valutazione del Consiglio comunale una modifica al regolamento di concessione di spazi e locali pubblici che vada nella direzione di riconoscere l’autorizzazione ai soggetti che dichiarino formalmente la loro adesione ai valori costituzionali dell’antifascismo e della democrazia. … non si può accettare che specialmente luoghi simbolo della nostra città, ad esempio piazza Tre Martiri, possano essere occupati anche per poche ore da coloro i quali non si riconoscono nel rifiuto della violenza, della discriminazione, di ogni tipo di ‘suprematismo’, stampati a chiare lettere nel dettato costituzionale italiano”.

Agli accessi della piazza saranno forse montati dei rilevatori di suprematismo, e probabilmente palazzo Garampi in queste ore ne starà verificando l’esistenza sul MePa, il mercato elettronico della pubblica amministrazione. Avrebbe detto Pier Paolo Pasolini che “buona parte dell’antifascismo di oggi, o almeno di quello che viene chiamato antifascismo, o è ingenuo e stupido o è pretestuoso e in malafede”. É, avrebbe aggiunto, “un antifascismo di tutto comodo”. Un antifascismo indignato quando c’è da stigmatizzare l’estremismo di destra; un antifascismo distratto, che si volta dall’altra parte quando i metodi fascisti sono praticati dall’estremismo di sinistra ai danni di manifestanti e forze dell’ordine.

Ma il Comune di Rimini stavolta si muove su un pericoloso crinale antidemocratico. Pretende di discernere il bene dal male, obbligando i propugnatori del secondo alla pubblica confessione e alla pubblica abiura, al rogo (di un pensiero e di una presunta appartenenza) pubblico. E la Costituzione diventa l’adesione al sacro libro rosso che dà o meno diritto alla cittadinanza. E’ una aberrazione, anche se a farsene promotori sono degli amministratori pubblici (che stanno andando ben oltre il loro ruolo). Chi sono i giudici dell’antifascismo? Chi emetterà la sentenza? Da notare che l’incipit del comunicato stampa ufficiale di Gnassi e compagni e il seguente: “In relazione all’ampio dibattito in corso in queste settimane in Italia”. Cioè il nulla. La fuffa del pensiero unico collettivo, il luogocomunismo a buon mercato.

Alla tradizione della sinistra politica in Italia è rimasto solo l’“antifascismo archeologico” (secondo la famosa definizione di Pasolini), e infatti per cosa si sono riuniti ieri i compagni che si azzuffano su tutto, da Bersani a Renzi, da Grasso a Gentiloni, da Laura Boldrini a Andrea Orlando? Per il corteo antifascista, naturalmente.

In questo clima di antifascismo antidemocratico, utilizzato dalla sinistra come un manganello per colpire gli avversari politici e per darsi una patina di rosso antico conquistando qualche titolo sulla stampa nazionale (ricordate il Sangiovese del Duce?), s’inserisce l’azione di “boicottaggio” del Caffè Commercio (lunga vita all’accogliente locale). I centri sociali chiedono di boicottarlo perché ha ospitato la presentazione dei candidati di Forza Nuova. Sai che reato! E’ una lista candidata al voto del 4 marzo, si chiama Forza Nuova Italia agli Italiani. Chi sono i centri sociali per criminalizzare un bar nel quale è stata ospitata una delle tante iniziative politiche di questa campagna elettorale? Nessuno.

Ma, allo stesso modo, chi è il Comune di Rimini per decidere chi può accedere alla piazza e chi no? E’ titolato a rilasciare licenze per il commercio, l’intrattenimento e tanto altro, non è ancora autorizzato a dotarsi di uno sportello unico per le attività antifasciste.

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