Appello “Conto Mazzini”, arriva il giorno della verità

Appello “Conto Mazzini”, arriva il giorno della verità

I legali degli imputati hanno chiesto l'acquisizione dei verbali del Consiglio Giudiziario di San Marino post sentenza di primo grado, pubblicati da Rimini 2.0. Accordi tra giudici, interferenze e commistioni politica-giustizia, rendono nullo il dibattimento di primo grado: questo il j’accuse dei collegi difensivi. Il 12 ottobre la decisione del giudice d’appello Francesco Caprioli.

Lunedì 12 ottobre non è solo l’anniversario della scoperta delle Americhe, è pure il giorno in cui riprende a San Marino il processo d’appello “Conto Mazzini”. Ripartenza per nulla scontata visto che in ballo c’è lo sciopero bianco degli avvocati della Repubblica della Libertà, ad oggi in astensione dalle udienze penali. Scelta senza precedenti e a loro avviso motivata da necessità mica da poco. Ristabilire “equilibrio fra azione penale e tutela dei diritti costituzionali dei cittadini”, poi “utilizzo improprio e massivo della segretazione processuale”, “compressione indebita del diritto della difesa” e “totale disapplicazione della legge sul giusto processo”. In sintesi: a San Marino non esistono le condizioni minime per svolgere correttamente funzione e ruolo dell’avvocatura. Senza dimenticare come dall’ultima udienza d’appello del 7 settembre, anche sul fronte giustizia e politica e sul ruolo svolto dai giudici sammarinesi negli ultimi cinque anni, la bufera continua.
La nostra inchiesta, partita dalla pubblicazione dei contenuti dei verbali del Consiglio Giudiziario del 19 dicembre 2017, quelli dove l’allora magistrato dirigente del Tribunale del Titano, Valeria Pierfelici, affermava di avere ripetutamente violato il segreto istruttorio sulla cosiddetta “tangentopoli” del Titano, ha radicalmente mutato l’orizzonte del dibattimento d’appello.
Tutti i difensori degli imputati – alla sbarra con l’accusa di finanziamento illecito ai partiti erano finiti in ventuno, tra loro otto ex segretari di Stato (ministri) e 5 ex Capitani Reggenti (Presidenti della Repubblica) – hanno collettivamente richiesto l’acquisizione agli atti di quel verbale. E non si tratta di “lana caprina”, di mera forma processuale. La loro richiesta mette in gioco l’esistenza stessa del “Conto Mazzini”. Ecco come i giornalisti di San Marino RTV sintetizzano quanto accaduto in quell’udienza: “Le difese puntano alla nullità del processo di primo grado ipotizzando una gestione collegiale tra inquirente, giudicante e magistrato dirigente. Se ciò che è stato pubblicato è autentico – articoli di Rimini 2.0, ndr – sostengono le difese, l’istruttoria, il rinvio a giudizio e la sentenza di primo grado del “Conto Mazzini”, devono essere annullati perché, a loro dire, emerge una gestione collegiale del Processo tra inquirente, giudicante e magistrato dirigente dell’epoca, in spregio al principio di terzietà e imparzialità dei giudici”. Infatti, dai nostri articoli sul caos giustizia a San Marino emergeva qualcosa di più del semplice sospetto, dell’esistenza di accordi inconfessabili, ricatti incrociati e patti di potere successivamente saltati, tra magistrati del tribunale sammarinese. Legami e contrasti nati e cresciuti dal 2000 in poi, durante indagine, istruttoria, dibattimento e sentenza di primo grado del “Conto Mazzini”.
Al centro di quella vicenda tre giudici: la già citata Valeria Pierfelici, il capo del pool inquirente Alberto Buriani e quello che sarebbe poi divenuto il giudice del dibattimento di primo grado, Gilberto Felici. Ed oggi la situazione non è certo migliorata. La Pierfelici, «defenestrata» nel 2018 dal ruolo di magistrato dirigente dalla maggioranza dei suoi colleghi, è stata reinsediata nell’incarico quest’estate con il voto determinante della parte laica dell’organo di governo della magistratura. Dopo una stracontestata redistribuzione degli incarichi interni al tribunale, si è sperò subito dimessa. La nomina del successore è arrivata proprio questa settimana. Si tratta di nome autorevole e lontano dalle bufere sammarinesi: Giovanni Canzio, ex presidente della Corte di Cassazione italiana. Buriani, invece, è stato sottoposto il 9 settembre, con votazione del Consiglio Giudiziario (il Csm sammarinese) ad azione di sindacato per violazioni disciplinari e contestualmente sospeso dall’incarico. Intanto Gilberto Felici, visto il clima di tempesta, ha saggiamente deciso di defilarsi optando per «l’esilio dorato» quale giudice di San Marino alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo a Strasburgo.
E proprio sul neo magistrato europeo, nell’ultima udienza d’appello del “Conto Mazzini” è, però, emerso un nuovo e curioso particolare. Dai testi di altri verbali depositati in aula dalla difesa di uno degli imputati, Claudio Podeschi, sono apparsi reiterati colloqui “amichevoli” tra Gilberto Felici, che in quel periodo si applicava alla scrittura delle motivazioni di condanna del processo di primo grado, ed un noto politico sammarinese. Inevitabile la domanda che merita, soprattutto, di uscire dalle pareti dell’aula del tribunale: a che titolo un giudice si confronta con un politico, sulla figura di un imputato che sta proprio in quel momento giudicando? Non sono questioni che riguardano solo il rapporto fra magistrato e imputato. Ma si estendono a tutti i cittadini sammarinesi. Quanto è garantita sul Titano l’indipendenza tra politica e giustizia? Oppure in un paese di poche migliaia di persone sono inevitabili e ineludibile, permeabilità, commistione e contaminazione, tra i diversi poteri dello Stato? A leggere i verbali dell’udienza del 7 settembre l’opinione delle difese è unanime. Il clima giudiziario e politico del 2017 avrebbe inquinato e reso radicalmente nullo il procedimento “Conto Mazzini”. I legali chiedono di fare luce sulla vicenda e di farla diventare parte integrante del dibattimento d’appello. Un bella gatta da pelare per Caprioli. Non è di fronte a schermaglie processuali o eccezioni formali e procedurali. Sulle sue spalle arriva il peso di una decisione importate. Il “Conto Mazzini”, come spesso è stato definito sul Titano il “processo del secolo”, può essere tutto sbagliato. In questo caso, da rifare. Il giorno per deciderlo può essere l’anniversario della scoperta della Americhe. E la sua decisione sarà anche una prima risposta alle domande poste dai nostri articoli, per ora rimaste senza risposte da parte di magistrature e politica. Rieccole. Cosa è stato fatto in questi anni per cambiare la situazione del tribunale di San Marino, in che stato è oggi la giustizia del Titano, che significato ha avuto il ritorno in sella, pro tempore, di Valeria Pierfelici, perché i magistrati sono in guerra con l’attuale governo? Soprattutto, quanto l’affaire ha pesato e pesa sulla corretta amministrazione della giustizia in quel della Repubblica della Libertà?

Fotografia: Vilve Roosioks da Pixabay

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