Assolto: l’avvocato De Sio esce a testa alta dalla bufera degli appalti truccati Expo

Assolto: l’avvocato De Sio esce a testa alta dalla bufera degli appalti truccati Expo

Nel 2014 finì agli arresti domiciliari per quattro mesi, ora l'assoluzione con formula piena. Da quella vicenda scaturì anche una nuova sfida per l'avvocato De Sio, "per una maggiore verità del nostro lavoro e del nostro compito professionale ed esistenziale". Che adesso, chiuso quel capitolo, rilancia. E commenta: "Questa esperienza mi ha fatto capire che c'è davvero tanta gente che mi vuole bene".

Giustizia è fatta per Sergio De Sio. Assolto con formula piena dopo essere finito nella inchiesta della procura di Milano su presunte gare pilotate e incarichi affidati (scrissero le cronache di quei giorni, marzo 2014) ai “soliti professionisti”. Al centro della tempesta Infrastrutture Lombarde, impegnata anche nei lavori legati ad Expo. Pesanti le accuse: associazione a delinquere, falso in atto pubblico, truffa e turbativa d’asta. Tanto per gradire. De Sio finì agli arresti domiciliari per lunghi quattro mesi. Martedì per lui questo doloroso capitolo si è finalmente chiuso. Assolto, appunto, con formula piena (difeso dall’avvocato Roberto Brancaleoni) da tutti i reati.

“Già l’indomani degli arresti domiciliari, mi precipitai a Milano per chiedere al magistrato di essere interrogato subito. Dissi a lui le stesse cose che ho ripetuto al processo. Ho dimostrato come i miei incarichi fossero del tutto legittimi, e in otto mesi di intercettazioni fatte dagli inquirenti, non ce n’è nemmeno una che mi riguardi”, spiega oggi l’avvocato De Sio al Carlino. “Devo dare atto al pubblico ministero di avere chiesto lei stessa l’assoluzione. Ma l’amarezza resta, perché una maggiore riflessione iniziale mi avrebbe evitato questa sofferenza”.

I titoloni sui giornali si sprecarono e De Sio finì nel frullatore mediatico. Quattro anni di calvario prima dell’assoluzione. “L’amarezza è tanto più forte perchè credevo di avere partecipato, e ne sono ancora convinto, a un lavoro egregio di infrastrutture importantissimo. C’erano 600 cantieri per ospedali, scuole, autostrade e il palazzo della Regione. Sono stato ovviamente interpellato sotto il profilo giuridico, così come era accaduto per le infrastrutture di Rimini”, prosegue De Sio. Che da questa esperienza trae un importante insegnamento: “Mi hanno educato a credere che ci sono delle circostante inevitabili nella vita che non ti sei meritato. Sono poi quelle che ti aiutano a maturare dentro un commento più profondo sulla tua esistenza e sul tuo destino. Da tutto questo ho tratto un insegnamento, e anche una prospettiva diversa anche dal punto di vista professionale”. Su questo aspetto è utile ricordare l’intervento che De So inviò a Riminiduepuntozero nel settembre del 2014. Fu una riflessione a 360 gradi che, partendo dal suo caso, coinvolgeva il ruolo del magistrato e il tema della giustizia giusta: auspicava “una riforma che consenta anche la carcerazione, ma subito dopo un interrogatorio anziché prima di aver ascoltato l’interessato”. Così scriveva: “Intendo allora da oggi pormi al servizio di chiunque (colleghi, cittadini e quant’altri) voglia collaborare per una maggiore verità del nostro lavoro e del nostro compito professionale ed esistenziale non volendo considerare casuale che sui frontespizi dei nostri Tribunali appaia scritto “Palazzo di Giustizia” e non appena “Palazzo di Giurisdizione”. Naturalmente con la più ampia umiltà, gratuità e disponibilità lavorativa e con il solo intento di aggiungere una goccia al grande flusso delle già capaci arterie della soccorrevolezza umana. E’ una sfida professionale che sento per me vetustamente fresca, mobilitante e storicamente necessaria nell’ambito di quella più ampia sfida disarmata che è il gesto di esistere. Rinunciare significherebbe perpetuare qualcosa di peggiore dell’ingiustizia stessa. L’ingiustizia senza desiderio”.
E questo ribadisce anche oggi: “A questo punto sono convinto che sia necessario lottare per correggere la stortura del sistema: arrestare una persona solo dopo averla interrogata. Questo farebbe risparmiare anche soldi allo Stato che è costretto poi a risarcire i danni per ingiusta detenzione”. Chiederà quindi i danni? “Deciderò, nel caso devolverò i soldi in beneficenza”. Tra una ventina di imputati De Sio è stato l’unico assolto. “Sono convinto che anche alcuni degli altri potranno presto dimostrare la loro innocenza”, commenta.

Dall’esplodere della inchiesta ad oggi in tanti hanno manifestato a De Sio affetto, solidarietà e vicinanza, e lui ringrazia tutti e dice: “Questa esperienza mi ha fatto capire che c’è davvero tanta gente che mi vuole bene”.

Fotografia: l’avvocato De Sio nel suo studio; in primo piano l’opera dello scultore Elio Morri che significativamente ritrae la Giustizia col cerchio distorto e incompiuto

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