“Avanti popolo!”: il 15 settembre incontro con Alfredo Mantovano sulla riforma costituzionale

“Avanti popolo!”: il 15 settembre incontro con Alfredo Mantovano sulla riforma costituzionale

Cosa c'è in gioco nel referendum sulla riforma costituzionale? Inizialmente previsto per il 22 luglio e rinviato perché Mantovano non era potuto arriv

Cosa c’è in gioco nel referendum sulla riforma costituzionale? Inizialmente previsto per il 22 luglio e rinviato perché Mantovano non era potuto arrivare a Rimini a causa dell’agitazione sindacale dei controllori di volo, l’incontro si tiene il 15 settembre.

Il 15 settembre Alfredo Mantovano, magistrato e vice presidente del centro studi ‘Rosario Livatino’ (anche lui magistrato che nel 1990 fu assassinato dalla mafia e del quale è in corso da parte della Chiesa il processo di beatificazione) condurrà un incontro sul tema della riforma costituzionale e del referendum, argomento che sarà anche al centro del prossimo Meeting in una conferenza col ministro Boschi. Il tema dell’incontro è: ‘Avanti popolo! Riforma costituzionale e referendum, che cosa c’è in gioco‘. L’appuntamento, organizzato dalla fondazione Giovanni Paolo II, si inserisce nella serie di incontri del ciclo ‘Fede e Ragione’.
Per capire di cosa si parlerà offriamo alcuni ‘numeri’ sulla legge di riforma, che a dispetto dell’importanza cruciale per la vita del nostro Paese, è stata approvata dal parlamento a maggioranza, provocando aspre polemiche e discussioni che hanno inevitabilmente costretto il governo a indire un referendum e lo stesso premier Renzi a giocarsi la poltrona sull’esito di questa consultazione. I numeri li ha analizzati Paolo Facciotto sul suo blog: “La legge di riforma abroga 2 articoli della Costituzione, ne sostituisce altri 15 con un nuovo testo, e ne modifica 26 (con aggiunte di periodi o di commi, 18 modifiche di commi, 3 abrogazioni di commi e 4 commi sostituiti). Fuori da questo conto le modifiche a tre leggi costituzionali, disposizioni transitorie e finali.
In pratica, quasi un terzo dei 139 articoli della nostra carta fondamentale è fatto a brandelli o rifatto.
La riforma è passata in seconda deliberazione al Senato (20 gennaio 2016), con voti favorevoli 180 (su 315 membri). Ricordiamo che l’attuale maggioranza governativa al Senato può contare su 113 eletti del Pd, 31 di Ap, 20 di Aut.-Psi-Maie, 18 di Ala, più altri 9, totale 191.
L’approvazione definitiva è arrivata alla Camera il 12 aprile 2016: voti favorevoli 361 (su 630 membri). Ricordiamo che l’attuale maggioranza alla Camera può contare su 301 eletti del Pd, 31 Ncd-Udc, 20 Sc, 13 Ds-Cd, 18 componenti del gruppo misto, totale 383.
Dunque il testo di riforma è stato votato esclusivamente dalla maggioranza (e nemmeno da tutti i suoi parlamentari, non pochi assenti). L’opposizione non condivide la riforma.
Alle elezioni politiche del 2013, su 34 milioni di voti espressi per la Camera, 10 milioni sono andati alla coalizione Pd-Sel-Cd-Svp; 9,9 milioni a Pdl-Lega-Fdi e altri; 8,6 milioni al M5S; 3,5 milioni a Sc-Udc-Fli.
Quindi la riforma costituzionale è stata approvata (grosso modo) dai parlamentari che rappresentano 13,5 milioni di voti, e non condivisa da quelli che ne rappresentano 18,5. Per non parlare degli altri 2 milioni di voti non rappresentati in parlamento”. Si può chiamare una riforma della maggioranza?
C’è molto da capire, insomma, per arrivare il più preparati possibile al referendum e cercare di cogliere tutti gli elementi per formulare un giudizio. E a questo primo incontro ne seguiranno altri in settembre-ottobre. Il confronto sarà a tutto campo con una valutazione ampia, che tenga conto anche del principio di sussidiarietà, caro alla dottrina sociale della Chiesa, per evitare l’accentramento di funzioni politiche e il depotenziamento delle funzioni dei corpi intermedi, come la famiglia e le libere associazioni, che hanno non solo il dovere ma il diritto di contribuire democraticamente alla realizzazione del bene comune, dal basso e senza imposizioni istituzionali.

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