Beky Bay: anche a destra stesso sballo e stesso mare

Beky Bay: anche a destra stesso sballo e stesso mare

Come nasce il locale di Bellaria Igea Marina chiuso da un'ordinanza del questore di Rimini? Qual è la filosofia, fallimentare, che ci sta dietro. Breve storia del Beky Bay e dei suoi "padrini".

Cos’è il Beky Bay? Come e quando nasce? Qual è la “pensata” turistica che ci sta dietro? Chi sono i “padrini” politici?
L’ordinanza di chiusura per un mese del Beky Bay, firmata dal questore di Rimini, per motivi di sicurezza e ordine pubblico, significa – se non interverranno colpi di scena – abbassare definitivamente la saracinesca per la stagione 2018 su questa discussa e disutibile esperienza nata in anni lontani.

Inizi del 2000. La società pubblico-privata Verdeblù, che viene fondata con lo scopo di “promocommercializzare l’immagine turistica di Bellaria Igea Marina”, comincia a gestire il Polo Est. Accade esattamente nell’estate del 2002. Il Polo Est occupa la spiaggia libera davanti alla Colonia dei ferrovieri. Nel piattume di un arenile tutto uguale e monotono, diventa il punto di attrattiva per i giovani. Al suo spuntare, come accadrà anche per il Beky Bay, è una novità che non passa inosservata. Ma è il volto tranquillo dell’intrattenimento di cui va in cerca chi ha un’età compresa fra i 16 e 25-30 anni. Soft anche nel nome: “Villaggio Vacanze Polo Est”. Peraltro si trova all’inizio di una zona densamente popolata di alberghi e dunque i titolari avrebbero imbracciato il fucile se il villaggio si fosse trasformato in un “casino” autorizzato.

Nel 2005 si mette in pista il fratello ribelle del Polo Est: il Beky Bay. Inizialmente non si chiama così. La giunta Scenna (Pd) la prende alla larga e partorisce il Beky all’interno di un progetto che si chiama “libertà di vacanza”. Sono i “recinti” nei quali dare libero sfogo al turismo giovanile. Si, perché dietro questi “prodotti” c’è anche un obiettivo: riportare i giovani in città. La “libertà” corre per i fossi e il progetto inizialmente viene battezzato “sabbia libera”.

La spiaggia (libera anche lei) è quella davanti al parco Pavese, di proprietà del demanio regionale, che viene concessa all’amministrazione comunale. Nei primi tempi l’apertura del Beky Bay avviene solo nel weekend (venerdì, sabato e domenica): musica e concerti fino alle 4 del mattino. Dispone di una piattaforma attrezzata per ospitare gli eventi e sei chioschi: uno per friggitoria e uno per la piadineria e gli altri per strafogarsi di alcolici. Per individuare i gestori si procede con bandi, e se ne sono avvicendati parecchi.

Il metodo dell’affidamento segue il solito cliché. Gli atti amministrativi recitano che, siccome il Comune “è impossibilitato per carenza di personale e mezzi a gestire direttamente il progetto, si rende necessario affidare la gestione ad un soggetto terzo in possesso dei necessari requisiti”. Il soggetto terzo è Verdeblù, che significa mondo economico locale, associazioni di categoria al gran completo. Quindi è un parto gemellare quello che oggi è a tutti noto come Beky Bay: la politica (la sinistra al governo di Bellaria Igea Marina all’epoca) e gli operatori economici (dai quali sarebbe uscito, non molti anni dopo, il sindaco di centro destra Enzo Cecarelli).

A tredici anni di distanza sarà giunta l’ora di fare un bilancio del Beky Bay? Ma, volendo, anche del Polo Est? Oppure la decisione è quella di proseguire in folle avanti ancora per qualche altro decennio con un progetto datato e “anti-turistico”? Perché non a caso il Beky Bay è stato confinato alle propaggini della desolata zona colonie, terra di mezzo senz’arte né parte fra Igea beach e Torre Pedrera. Per non nuocere all’offerta alberghiera. Perché in qualunque altra zona turistica della città un “contenitore” un po’ borderline con queste caratteristiche non sarebbe stato tollerato, e le proteste amplificate per mille rispetto a quelle che pure si sono levate negli ultimi anni.

Pensare che Polo Est e Beky Bay possano essere un pannicello per lenire i dolori di un turismo giovabile fuggito in altri lidi, è pura follia. Questi luoghi non attirano turismo giovanile, mentre portano certamente una buona dose di caos nel turismo. Arricchiscono chi gestisce ma impoveriscono il contesto. Attorno al secondo “villaggio” da tempo si sono accesi i riflettori delle forze dell’ordine. Alcol, spaccio, risse, violenze, furti, aggressioni. Con le cronache che hanno raccontato di diversi minorenni trovati in coma etilico.

Come se non bastasse la bolgia infernale messa in piedi per tutta l’estate al Beky Bay, tre anni fa è spuntato anche il Bay Fest, proprio dirimpettaio al primo. “Il tuo Ferragosto punk rock”. Tre giorni di musica sparata.

Destra e sinistra pari sono nella gestione spicciola? A Rimini il sindaco Gnassi continua a scommettere su Molo ed eventificio variamente assortito. Ma almeno, furbetto quale è, allestisce l’ospedale da campo per evitare brutti epiloghi. A Bellaria Ceccarelli fa il gestore di quel che ha ereditato dal Pd? Dovrebbe valere soprattutto per gli enti pubblici quel che il questore Improta ha dichiarato in queste ore: “Non si può assistere a questo scempio di minori considerati solo come numeri o fonti di guadagno. Non risolveremo certo il problema di alcol e di droga, ma abbiano l’obbligo morale e professionale di intervenire a difesa dei più giovani”.

Nel merito del provvedimento di chiusura se la vedranno i diretti interessati. Non si tratta di giudicare le ragioni degli uni e degli altri. Lo faranno le autorità preposte. Ma c’è qualcuno che ha il dovere di uscire dalle secche di soluzioni turistiche vecchie e fallimentari, che hanno anche costi sociali. Sono le amministrazioni comunali.

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