Casco male

Casco male

Via Gambalunga, un operaio lavora senza protezioni di sorta, arrampicato sopra un'impalcatura a qualche metro dal suolo. Nonostante le drammatiche statistiche sulle "morti bianche".

Dal 2003 l’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha istituito il giorno 28 aprile a celebrazione della Giornata Mondiale per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro. Il nostro essenziale, ma significativo rapporto fotografico, si riferisce al giorno prima. Sono le 10:40 di sabato 27. Via Gambalunga: tra il via vai di persone che solitamente invadono le strade del centro, alcuni operai montano un’impalcatura. Sono a pochi metri da piazza Cavour e quindi da Palazzo Garampi, sede del Municipio di Rimini. Ebbene, proprio in quel punto della città così centrale e affollato, assistiamo alla scena che mostriamo qui con alcune fotografie che sottoponiamo all’attenzione dei lettori. Non varrebbe neppure la pena commentare le immagini riprese, ma non riusciamo a sottrarci dal fare alcune considerazioni per coinvolgere anche emotivamente chi frequenta le pagine di Rimini 2.0.
E’ normale che un operaio lavori senza protezioni di sorta, arrampicato sopra un’impalcatura a qualche metro dal suolo? Uno dei colleghi a terra, perlomeno indossa un regolamentare (pare) casco giallo. Se il lavoratore “aereo” avesse perso l’equilibrio, forse avrebbe rischiato di precipitare e perdere la vita. E se cadendo si fosse abbattuto su qualcuno dei numerosi passanti, bambini compresi, come visibile nelle foto, che tragedia saremmo ora a raccontare? E, ultimo ma non trascurabile dettaglio, siamo gli unici che alzato lo sguardo, abbiamo colto con apprensione la stravagante scena dei “trapezisti all’aria aperta”? L’ordinaria amministrazione per chi opera su impalcature prevede ciò che invece il nostro occhio, profano in materia, avverte come pericoloso anche per l’incolumità di ignari passanti?
Non un vigile, un poliziotto, un impiegato municipale, un qualsiasi tutore dell’ordine e della sicurezza cittadina o un pubblico funzionario è transitato nemmeno per caso lungo la via mentre un operaio metteva in pericolo la propria e l’altrui vita? No. A quanto pare, nessuno ha visto nulla di anomalo. In fallo saremo noi, tuttavia esistono cifre. Aride, ma significative. Le tragedie si trasmutano in numeri, ma sempre disgrazie rimangono. Giova ricordare, se mai ce ne fosse bisogno, che esiste anche una quota di lavoro nero e di conseguenza “morti nere” che meritano un capitolo a parte. Torneremo presto a parlarne.

L’aggiornamento al 31/12/2018 a cura dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro di Vega Engineering (società di Ingegneria e consulenza in tema di salute e sicurezza nel lavoro) su base dati Inail, rileva che nel corso del 2018 gli incidenti mortali sono stati 786. A questi vanno poi aggiunti i 347 “in itinere”, quelli occorsi al lavoratore durante il normale percorso di andata e ritorno dall’abitazione al posto di lavoro, o durante il normale tragitto che collega due luoghi di lavoro. Se si sommano i due dati, si raggiunge l’agghiacciante cifra di 1133 unità ufficiali. L’aumento, rispetto al 2017 è del 10,1%. Strano paese, il nostro. Il PIL (prodotto interno lordo) cala, ma i decessi aumentano in modo vertiginoso: più di tre al giorno, ferie e festivi compresi.

In Italia c’è qualcosa che non funziona, nel mondo del lavoro… tranne le floride imprese di pompe funebri. L’Emilia-Romagna occupa il secondo posto, dopo la Lombardia, per numero di “morti bianche”. E siamo al sesto posto della graduatoria nazionale in base al rapporto tra il numero dei lavoratori occupati nell’anno e quello dei morti. Il podio vede il Molise al primo posto, poi vengono Basilicata e Calabria. La nostra regione si piazza appena alle spalle di Liguria e Friuli Venezia Giulia. La Val d’Aosta è ventesima: un solo funerale.
Il presidente nazionale ANMIL (Associazione Nazionale fra lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro) Franco Bettoni che il 1° maggio ha partecipato alla tradizionale Cerimonia della Festa del Lavoro al Quirinale, in altra occasione ha così commentato i dati Inail sopra condensati: “Si tratta di un bilancio drammatico, non degno di un Paese che vuole definirsi civile. La lunga serie di tragedie che in questo anno hanno insanguinato le più svariate aree del Paese, ci rendono ancora più fermi nella nostra convinzione che la sicurezza e la salvaguardia della vita umana sono figli diretti della prevenzione: la mancanza di verifiche tecniche nella costruzione e manutenzione delle infrastrutture, la carenza di ispezioni e controlli nei luoghi di lavoro e la scarsa adozione di misure collettive e individuali di protezione, stanno generando una situazione di fronte alla quale non è possibile restare indifferenti. È evidente che dieci anni di Testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro non hanno prodotto i risultati che tutti avevamo auspicato”.
Qualcuno si sente di dargli torto? E a Rimini, come stiamo a controlli?

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