C’è solo una sicurezza: il sindaco Gnassi ingaggia una durissima polemica con prefetto e questore

C’è solo una sicurezza: il sindaco Gnassi ingaggia una durissima polemica con prefetto e questore

Una nota del sindaco Andrea Gnassi gela le istituzioni pubbliche della città di Rimini. Perché prendendo spunto dalla normale visita di due sottosegretari alla nuova Questura e alla sede di piazzale Bornaccini, mette nel mirino i due massimi rappresentanti dello Stato sul territorio.

E’ un attacco diretto e frontale, pesante come mai prima d’oggi nella storia dei rapporti istituzionali nella città di Rimini, fra amministrazione comunale, prefetto e questore. E’ contenuto in una nota ufficiale a firma del sindaco Andrea Gnassi e fa riferimento alla giornata di ieri, che ha portato in città due sottosegretari, Nicola Molteni (all’Interno) e Jacopo Morrone (Giustizia) per occuparsi di nuova Questura e sede di piazzale Bornaccini.

“In piena rispondenza al dettato istituzionale che, come sindaco, devo mettere davanti a qualsiasi altra considerazione (comunque legittima, comunque sacrosanta), va formalmente sottolineato come il mandato chiaro e inequivocabile emerso dal Comitato provinciale per l’ordine pubblico e la sicurezza di ieri e consegnato al Signor Prefetto è quello di presentare in tempi rapidi il crono programma che dia tempi certi circa il pieno rispetto del Patto sulla Sicurezza, negli articoli riguardanti la realizzazione della Cittadella sulla Sicurezza, sottoscritto a dicembre 2016 dagli Enti locali e dallo Stato italiano, e che per contratto ha due punti fermi: tappa intermedia e limitata temporalmente in piazzale Bornaccini, via Ugo Bassi soluzione definitiva per dare sistemazione logistica a Guardia di Finanza, Polizia e Stradale. E’ un mandato fermo e esplicito. Gli enti locali, in quest’ultimo anno, hanno sbrogliato la matassa della sede temporanea. Questo va detto a chiare lettere: dopo aver cercato altre sedi temporanee (provincia, ex mutua, edificio nei pressi dell’area stazione), piazzale Bornaccini è il risultato di una decisione degli Enti locali in accordo con ministero degli Interni e Questura, portato avanti e realizzato da Regione, Provincia, Comune di Rimini, con il sudore e la fatica, 500 mila euro investititi, il trasloco dei Centri per l’Impiego, gli incontri con i sindacati per lo spostamento del personale dei Centri per l’Impiego stesso che lavora in piazzale Bornaccini”, scrive il sindaco. Che però non ricorda il ritardo di un anno nel trasloco del Centro per l’impiego rispetto ai tempi fissati dal Patto per la sicurezza.

“Mentre gli enti locali lavoravano per questo, e io personalmente sbattevo il dossier della vergogna di via Ugo Bassi e delle disonorevoli condizioni in cui sono costretti a operare e vivere gli agenti di Polizia, si consumava il tradimento da parte di chi deve rappresentare lo Stato. Negli stessi mesi della nostra attività intorno a piazzale Bornaccini e il trasferimento dei Centri per l’Impiego, noi Enti locali apprendevamo solo dalla stampa che ciò che mettevamo a disposizione temporaneamente, come previsto dal Patto firmato, diventava magicamente definitivo per 18 anni. Questo per quanto riguarda il merito”, prosegue Gnassi, che sullo scandalo della nuova Questura ritiene ci siano solo colpe da attribuire ai governi romani e al costruttore, ma com’è noto non tutti la pensano così.

E poi parte con la polemica diretta nei confronti di prefetto e questore: “Sul metodo, non posso che esprimere tutto lo sconcerto e la disapprovazione per la scansione metodologica della giornata di ieri. I sindaci, convocati in mattinata sul tema del Patto e dei corretti rapporti istituzionali, non sono stati informati né dal signor Prefetto né dal signor Questore né da alcuno, che nel pomeriggio era in programma una visita congiunta di rappresentanti di Governo, insieme a un codazzo di esponenti locali di un partito, sullo stesso argomento. Definire questa cosa di una gravità estrema è un eufemismo. Con questo atto si sono cancellati anni e anni di corrette relazioni istituzionali, preferendo con ogni evidenza i rappresentanti delle Istituzioni e delle forze dell’ordine sul territorio relazionarsi prioritariamente con un partito piuttosto che con i sindaci eletti, e utilizzando allo scopo un comportamento prima di tutto omissivo delle informazioni, e poi del tutto opaco e ambiguo. Vale la pena ricordare a questi rappresentanti delle Istituzioni e delle forze dell’ordine che il loro mandato si esplica nel tricolore e nell’idea di democrazia espressa dal Presidente della Repubblica, e non piuttosto nel monocolore di un partito. E’ chiaro che quanto accaduto ieri determinerà sensibili cambiamenti nelle future modalità di relazione. Ma a questo punto mi chiedo, prendendo atto dei rapporti istituzionali che unilateralmente si sono voluti indirizzare in una strada inedita e scarsamente rispettosa del senso dell’istituzione e della democrazia: a cosa serve un Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza, gestito con queste modalità?”.

Come se due sottosegretari (e i “codazzi” hanno sempre accompagnato, in ogni tempo, le visite nei territori dei rappresentanti del governo) non potessero mettere piede nel comune amministrato dal sindaco Gnassi, e men che meno occuparsi di un tema di competenza del governo centrale, come quello della sicurezza. Le parole del primo cittadino sono ovviamente destinate a lasciare il segno e ad aprire altri fronti di polemica.

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