Oggi i palesi errori del passato che ci porteremo per lungo tempo nel prossimo futuro, e dei quali la politica non farà mai ammenda, vengono posticciamente infarciti di effetti speciali per spacciarli come qualificazioni, con l’aggravante del gravoso continuo dispendio di denaro pubblico prima speso per commetterli, poi per tentare – invano – di emendarli senza risultato; anzi, peggiorando la situazione continuando ad imbruttire Rimini
Il problema dei parcheggi a Rimini è ormai divenuto irrisolvibile e irreversibile, come quello del traffico caotico che qualcuno ne addebita la “percezione ai radical chic”, che poi in realtà sono coloro – comuni cittadini – che si devono muovere necessariamente ogni giorno per lavoro, per condurre i propri figli a scuola o per motivi sociali e sanitari anche legati ad anziani o disabili; e che sono afflitti dalle vessazioni di una viabilità improvvisata, gravata anche ed oltretutto dalle conseguenze delle frequenti fiere cittadine celebrate in una sede assai mal collocata. E in tutto questo contesto si inserisce a pieno titolo la zona della marina.
Come ormai da consolidata prassi istituzionale magnificante i presunti successi conseguiti, in realtà derivanti da clamorosi e continui fallimenti, si persevera periodicamente a fornire insistenti aggiornamenti relativi al parcheggio di Piazza Tripoli quale panacea di tutte le conseguenze derivanti da quelli evaporati nel nulla a causa della realizzazione del cosiddetto parco (o meglio pacco) del mare (qui). In mancanza di atri argomenti, questo è! C’era una volta Piazza Tripoli (qui).
Lo abbiamo affermato più volte in passato: è un parcheggio puntiforme, urbanisticamente errato (qui) in un contesto diffuso laddove l’utente deve poi raggiungere a piedi gli stabilimenti balneari più lontani, magari con famiglia o altri corredi balneari e fanciulli al seguito. Si tenga presente che comunque, oltretutto, l’accesso a quella struttura aumenterà il carico di traffico veicolare per raggiungerlo ora già prossime al collasso; Via Tripoli e non solo. Questo modello è provatamente efficace solamente alle porte di un piccolo centro storico con ZTL, o in rete con un sistema periferico e circolare di parcheggi interconnessi con una rete di navette, che poi permettono gli utenti di raggiungere il luogo preciso di destinazione.
Ma tutto ciò si inquadra in un modo assai improvvisato di narrare fatti lontani dalla realtà, confidando nella velocità con la quale vengono diffuse le notizie, quali esse siano, e della stessa con cui le stesse si dimenticano nelle loro conseguenze.
Quanto alla superficie della predetta piazza. Una volta, al tempo della “Rimini felix”, era una delle cartoline della città al pari della altrettanto famosa Rotonda; aiuole curate e fiorite, coccolate, che rendevano un senso di serenità alla città ed ai – tanti – turisti di allora.
Oggi guardando i rendering di ciò che avverrà, il futuro appare abbastanza inquietante seppure magnificato con la solita enfasi. La Piazza Tripoli appare come una stazione di atterraggio di velivoli alieni, avulsa dalla realtà riminese e difficile da comprendere, ma anche strappata dal contesto ambientale circostante; ed il progetto si tenta di giustificare con una spruzzata di “falling water”, gradonate che accolgono il flusso d’acqua discendente a raccordo tra i due livelli. Al piano sopraelevato nascerà la vera e propria piazza, che sarà più di un belvedere: comprenderà aree verdi, spazi per attività all’aperto, zona giochi attrezzata per bambini, zone d’ombra, servizi, ampliando così le possibilità di esperienze da vivere insieme a due passi dal mare.”. Siamo purtroppo in un’epoca in cui le parole, specie in idiomi esterofili, servono per tentare di rendere più credibili certe vacue realtà; che invece a guardarle bene risultano vuote, confusionale e privi di anima; in sostanza dei non luoghi quali ormai Rimini ne è piena.
Oggi i palesi errori del passato che ci porteremo per lungo tempo nel prossimo futuro, e dei quali la politica non farà mai ammenda, vengono posticciamente infarciti di effetti speciali per spacciarli come qualificazioni, con l’aggravante del gravoso continuo dispendio di denaro pubblico prima speso per commetterli, poi per tentare – invano – di emendarli senza risultato; anzi, peggiorando la situazione continuando ad imbruttire Rimini.


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