«Che fine ha fatto l’esposizione del “paesaggio con amorini” di Guido Reni?»

«Che fine ha fatto l’esposizione del “paesaggio con amorini” di Guido Reni?»

Era stato annunciato in pompa magna al museo della città. Tre "pezzi da novanta" a cura di Massimo Pulini, dal titolo "Unicum": Benedetto Gennari con la Madonna col bambino per la corte d’Inghilterra, e poi "Il ritrovato ritratto di Alessandro Tassoni" di Simone Cantarini e "Paesaggio con Amorini in gioco" di Guido Reni. Ma l'ultima opera, in programma dal 6 agosto al 30 settembre non è ancora possibile vederla. «A causa del grande impegno per l’inaugurazione del Fellini Museum». Lettera.

Unicum. Doveva essere il vero evento culturale della corrente estate nel pregevole Museo della Città. Organizzato in collaborazione con valenti personaggi che si occupano di arte e di cultura, vera e diversa da quella d’accatto propinata a iosa, consisteva nella mostra di “Tre pezzi da novanta: sono i dipinti che Massimo Pulini in qualità di curatore e studioso propone al pubblico affezionato del Museo della Città di Rimini” (qui). Così recita, ed è vero, il sito web del Comune di Rimini, che a suo tempo diede conto dell’iniziativa.
Nella sostanza si esponevano tre dipinti, definiti altresì “gioielli” di altrettanti diversi autori dello splendido periodo seicentesco, quali Benedetto Gennari, Simone Cantarini e Guido Reni, di cui l’esposizione doveva avvenire in tempio diversi e successivi tra loro, in base a precisi periodi e date temporali.
Non so se la mostra sia stata adeguatamente pubblicizzata fuori Rimini, mah; ma poco assai in città se pensiamo agli infestanti manifesti giallastri in cui campeggia un inquietante rinoceronte nero, che magnificano il museo del nulla.
Mentre i primi due dei predetti artisti hanno avuto l’onore di vedersi ottemperate le date loro dedicate, non è stato tanto fortunato Guido Reni, di cui l’esposizione della sua opera “Paesaggio con amorini in gioco”, era prevista a partire dal trascorso 6 agosto.

Dopo vari giorni da quella data, ho invitato alcuni amici per ammirare quel capolavoro ma, una volta al Museo, ci è stato riferito che ancora non era stata allestita quella parte dell’evento, e che era ancora presente il ritrovato ritratto di Alessandro Tassoni ad opera di Simone Cantarini.
Qualche contrattempo occorso, ho pensato. Ma sebbene avessi già visto quel dipinto in precedenza, ho esortato i nostri amici ad ammirare quel capolavoro poiché a loro ignoto, e con personale piacere di rivederlo.
Poi chiedendo al personale addetto al museo le ragioni della mancata esposizione del “Paesaggio con amorini in gioco” di Guido Reni, vista la spirata data in cui si doveva tenere, non è stato possibile avere una risposta.
Il giorno 20 scorso telefonando al Museo della Città chiedendo se era stata già esposta la predetta opera d’arte, mi è stato risposto che ciò non era ancora avvenuto; ma anche all’interpello del quando ciò avverrà e del perché del ritardo, ne è seguita una giustificazione sconcertante. La motivazione addotta è stata quella causata dal grande impegno a cui tutti erano stati chiamati per l’inaugurazione del museo del nulla; leggi museo di Fellini (!?).
Un’inefficienza imperdonabile; immaginate se ciò fosse accaduto al San Domenico di Forlì, o in qualche altro importante museo italiano.
Ora due considerazioni. Un istituto culturale serio che organizza delle mostre anche di un certo rilievo, deve saperle gestire, fino al punto di saperle eventualmente accavallare con altri eventi.
Poi la comunicazione, tanto cara allo spirante sindaco (inteso come fine mandato ed ancora lì per grazia ricevuta). Qualora vi fossero state problematiche serie per posticipare la terza parte di Unicum, si sarebbe dovuto dare conto nei soliti canali propagandistici ma, evidentemente non interessando questo tipo di vera cultura, ciò non è avvenuto poiché inconcepibile. Pensiamo solo se qualcuno fosse venuto a Rimini per ammirare il quadro del Reni …, pessima figura. Ma trattasi di ipotesi tutt’altro che improbabile.
Infine. Se è vero che questo caos è stato generato a motivo dell’inaugurazione del museo del nulla, leggasi museo Fellini, la vicenda si configura in una maggiore gravità; Fellini è più importante di Guido Reni.
E ciò, con tutto il rispetto per il regista, sovverte la storia, quella dell’arte, e della città stessa ad opera di chi ignora tutto ciò. Di chi non comprende che per emozionarsi di fronte ad un’opera d’arte basta guardare la stessa col cervello e col cuore, e non ha bisogno di effetti pseudo speciali, di nani, ballerine e cotillons.
Ma sebbene la linea “culturale” gnassiana sia ormai palese e reiterata nel tempo, ben nota e tracciata, ogni tentativo di edulcorarla con spruzzate di vera cultura risulta goffo e non credibile. È pure evidente la mancanza di convinzione in proposito, da parte di coloro che debbono rimediare a quei pastrocchi. Gestiscono male Fellini, ma per le altre cose fanno peggio; non ce la fanno proprio, non è nelle loro corde come si dice.
E così Rimini capitale della cultura? Ma mi facci il piacere! Chiosava un grande e geniale artista del cinema che nelle sue interpretazioni era insuperabile nel far risaltare con intelligenza e arguzia le dabbenaggini altrui.

Salvatore de Vita

L'eco mediatica che aveva accompagnato l'annuncio dell'arrivo dell'opera di Reni
«Proveniente dalla collezione di un gallerista privato, il quadro è fresco di attribuzione. O di riattribuzione, per essere precisi. Fu realizzato per la Camera Segreta del cardinale Odoardo Farnese nel Palazzo Farnese di Roma e per tre secoli è stato conservato nelle raccolte Farnese tra Roma e Parma». (arte.it)

«Terminato il periodo di prestito e tornata da poco a Berlino la ‘Madonna Diotallevi’ del giovane Raffaello, il Museo della Città di Rimini si prepara ad accogliere, nei mesi primaverili, un altro dei capolavori della pittura italiana: nelle prossime settimane, concluse le procedure autorizzative da parte della Soprintendenza, la struttura romagnola accoglierà tra le sue opere il ‘Paesaggio con Amorini in gioco’ di Guido Reni». (ansa.it)

La pubblicità è stata fatta anche da visit Rimini, in chiave turistica dunque… ma non è seguito l’annuncio che l’evento è saltato. (visit Rimini)

Massimo Pulini spiegava così l’importante evento: «Pulini, cosa può dirci delle prossime esposizioni riminesi? «“Il racconto delle scoperte” è il titolo che ho dato a un progetto che prevede in tre distinti periodi l’esposizione di singole e inedite opere. Più che una mostra, l’iniziativa vuole essere il punto di riferimento di una sorta di racconto intorno a un capolavoro. Anche se il dipinto di Guido Reni è quello di maggior spicco…» (Corriere Romagna)

Sul sito dei Musei comunali l’evento Unicum campeggia ancora nella home page “in primo piano” per il periodo maggio-settembre e nell’agenda degli appuntamenti.

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