Ciclabile Marecchiese: giovane ma già piena di acciacchi

Ciclabile Marecchiese: giovane ma già piena di acciacchi

Il manto di asfalto rosso mostra segni di sgretolamento. E non mancano i primi rattoppi per la pista ciclabile realizzata solo tre anni fa.

La realizzazione della pista ciclabile in via Marecchiese, suscitò qualche disappunto circa il fatto che la strada, già di per sé di larghezza ridotta, molto trafficata e pericolosa, veniva ulteriormente ristretta. Inoltre si lamentava la sparizione di parcheggi, organici alle molte attività commerciali, esercizio di cui l’amministrazione cittadina ha saputo dare prova di grande capacità ovunque.
Forse si attendevano frotte di famigliole ciclo munite che dal forese calavano in città per fare compere, qualora indenni dall’attraversamento a raso della circonvallazione, ma non è stato così e neppure si verifica una grande frequentazione di quel percorso che, a distanza di poco – pure molto – tempo dalla sua ultimazione, mostra già evidenti segni di deterioramento.
Percorrendo la ciclabile infatti, si nota che il prezioso manto di asfalto rosso, simbolo del nuovo rinascimento cittadino, mostra già segni di sgretolamento. Oltre alle crepe ed alle sgranature delle superficie, la maestria dei rattoppi completa il quadro.

Ciò è diffuso un po’ dovunque in maniera più o meno avanzata, tanto che in alcuni punti il conglomerato è ritornato pressoché allo stato di ghiaia sciolta colorata e, in altri casi, pare che vi sia assenza di un legante tra lo stesso ed il supporto di fondo. Sono sintomi assai precoci di degrado, poco compatibili con i tempi di fine realizzazione.

Questi episodi ci ricordano che abbiamo vissuto in un’era in cui si doveva dimostrare di “fare”, e ciò in barba ai risultati. Spesso, e malvolentieri, a fronte di necessità di cui la città avrebbe davvero bisogno si accampa la mancanza di risorse economiche. Poi però si assiste a costose opere eseguite con scarsi risultati, di cui un committente privato chiederebbe conto al proprio interlocutore. Ma evidentemente la mentalità di quest’ultimo, che ci mette i denari di suo, non è la stessa della committenza pubblica. Tanto basta istituire un nuovo balzello, e il gioco è fatto; ma è abbastanza avvilente.
Ritengo che dell’ormai nota favoletta del “fare” molti si siano ricreduti, soprattutto chi si pone la domanda se le opere eseguite siano o meno utili, e se il loro risultato sia degno di essere apprezzabile.
Continuando la mia passeggiata, in Piazza Malatesta si stavano smobilitando i giardini in scatola di montaggio dietro il Teatro. Vedendo le nuove transenne in corso di installazione e i catafalchi che annunciano l’inizio dei lavori della piazza e del museo felliniano, ho avuto ulteriore riconferma che a spendere male i denari, altrui, non vi è mai limite perché troppo facile.

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