Città metropolitana: «fallimento del patto civico, cinque anni da subalterni, ma il nostro progetto continua col centrodestra»

Città metropolitana: «fallimento del patto civico, cinque anni da subalterni, ma il nostro progetto continua col centrodestra»

«C’è stato un completo appiattimento sulle scelte del sindaco e del Pd». Chi parla è Alessandro Lualdi, che offre anche la sua lettura della "regia" politica che ha pilotato i civici fino alla paradossale confluenza in un partito. Ma il sostegno annunciato in favore del centrodestra «non è un cambio di rotta: l’obiettivo che ci siamo posti necessita di andare oltre le ideologie e la distinzione destra/sinistra». Bilancio dell'esperienza che si sta per chiudere e i programmi per quelli a venire.

Città Metropolitana, che insieme a Patto civico ha garantito un bottino elettorale decisivo per la rielezione di Andrea Gnassi nel 2016, saluta il centro sinistra e si schiera col centro destra. E’ un segno dei tempi? E’ la conseguenza di uno sfaldamento ormai evidente di una stagione politico-amministrativa? E’ la crisi di un progetto di città che aveva convinto anche una fetta non piccola di elettorato di centro destra a votare per il sindaco in carica? Lo abbiamo chiesto ad Alessandro Lualdi, coordinatore del raggruppamento civico.
Con un recente comunicato stampa vi siete schierati chiaramente – insieme a Cambiamo con Toti – col centro destra in vista delle prossime elezioni comunali. Considerato che si tratta di un totale cambio di rotta rispetto al vostro sostegno al centro sinistra nel 2016, le chiedo: innanzi tutto come valutate gli ultimi cinque anni della giunta Gnassi sia dal punto di vista del metodo dell’azione amministrativa che della sostanza dei progetti iniziati, in corso di realizzazione, completati e anche accantonati. E qual è la ragione di fondo di questa svolta?»
La scelta di schierarsi con il centro destra non significa affatto un cambio di rotta. Noi siamo una lista civica a tutti gli effetti, composta da persone che provengono da esperienze e sensibilità politiche diverse. L’obiettivo che ci siamo posti necessita di andare oltre le ideologie e la distinzione destra/sinistra, che con i loro veti contrapposti avevano ingessato e di fatto bloccato per molti anni lo sviluppo della città. Alle passate elezioni abbiamo scelto di appoggiare il candidato sindaco del centro sinistra perchè condividevamo l’idea di città che si proponeva di rifondare partendo dalle fondamenta.

Ovvero?
La previsione di sviluppo della città secondo cerchi concentrici che si espandeva dal centro verso le attuali frazioni avrebbe dovuto ricucire il territorio ed eliminare quelle fratture storiche che fanno percepire al cittadino la troppa distanza tra centro e periferia. Il sindaco Gnassi grazie specialmente ai voti ottenuti da Patto Civico/Città Metropolitana fu eletto al primo turno e nella maggioranza entrarono cinque consiglieri, di cui uno di nostra espressione e fu nominato un assessore sempre in quota Città Metropolitana.

Veniamo al bilancio amministrativo…
Il sentire comune assegna al sindaco la capacità di avere lavorato bene ed effettivamente la città ha avuto interventi qualificativi e sotto l’aspetto estetico piace. Ma perchè in un centro città più bello si vedono sempre più serrande abbassate? Non è stata la pandemia, i negozi chiudevano anche prima. E poi le periferie? Le nostre frazioni? Di quello sviluppo a cerchi concentrici non c’è traccia. Gli interventi nelle frazioni risentono del ritardo di anni e anni. I lungomari, ad esempio, risalgono agli anni 60, i nuovi progetti sono stati attuati solo per qualche centinaio di metri, molti sono ancora incompiuti e per altri ci vorranno ancora anni prima di vederli realizzati. Le colonie, Novarese e Murri su tutte, da grandi progetti a nulla: tutto come prima. Insomma, periferie non valorizzate e che invece meriterebbero maggiore attenzione visto che pesano molto nell’economia turistica. Quella che lei chiama svolta è solo una presa di coscienza di qualcosa in cui credevamo ma che non si è concretizzata: le fratture centro/periferie permangono e il nostro obiettivo di mettere al centro i diversi centri è stato mancato.

Quello che non si è mai ben capito è stato il rapporto fra Patto civico per Gnassi e Patto Civico-Città Metropolitana. Ufficialmente fra le liste collegate al sindaco compariva solo “Patto Civico con Gnassi” (oltre alle altre due civiche: Rimini attiva e Futura). Perché il nome della vostra civica è scomparso?
Città Metropolitana è nata molto prima della lista pensata da Sergio Pizzolante ed alcuni esponenti storici del Pci/Pd, e anche molto prima delle elezioni. Era una associazione culturale che poi ha deciso di presentarsi come lista civica. Come tali abbiamo iniziato le prime consultazioni con i candidati sindaci sia del centro destra che del centro sinistra. E scegliemmo il centro sinistra. Il 3 aprile del 2016 abbiamo presentato la lista civica, che ebbe una forte eco sulla stampa locale. Da quel momento gli incontri con i responsabili di Patto Civico (Pizzolante, Gobbi, Fabbri, Nanni, Iaia ed altri) si sono intensificati in quanto entrambe le liste intenzionate ad appoggiare il centro sinistra ma principalmente perché i nostri programmi avevano molte cose in comune. Trovammo dopo lunghe e difficili trattative un accordo, nonostante al nostro interno ci fosse una buona parte che avrebbe preferito continuare da soli. Fu fatto praticamente un patto elettorale sugellato dall’impegno di confrontarci in maniera paritetica anche dopo le elezioni. Ci si impegnò per scegliere il simbolo e alla fine si scelse quello che è apparso sulle liste elettorali che riportava anche il nostro nome e una parte del nostro simbolo (tante persone che si tengono per mano). La scomparsa del nostro nome per quanto riguarda gli ultimi tempi è da attribuire alla scelta, effettuata a nostra insaputa, senza discussione e comunicazione, fatta da Pizzolante di aderire al progetto di Italia Viva. Precedentemente Città Metropolitana non veniva mai citata perché sia per i media che in consiglio comunale era più “facile” dire Patto Civico.

Rimaniamo ancora un attimo su questo argomento. Inutile nascondere che il progetto civico che ha ottenuto quasi il 14% alle comunali del 2016, vedeva il coinvolgimento di una serie di persone della società civile, ma si è aggregato politicamente dietro una “regia” ben precisa che ha visto convergere Sergio Pizzolante ed esponenti storici della sinistra come Lino Gobbi e Riccardo Fabbri. Di fatto la civica è nata con una impronta politica talmente forte che chiamarla civica è sembrato un paradosso. E la regia politica di Pizzolante è stata talmente chiara che in seguito Patto civico è stato accasato con Italia Viva, operazione dalla quale voi vi siete chiamati fuori. Col senno di poi come valuta questi fatti?
La domanda nasconde già la risposta. La civica nata con una impronta politica, e ne abbiamo visto gli sviluppi successivamente, è Patto Civico. Forse noi abbiamo peccato di ingenuità. La nostra vocazione civica è stata sottomessa ad una regia che non abbiamo ben compreso ma che è divenuta chiara al momento in cui Pizzolante è stato candidato alle politiche nelle fila del Pd e poi quando unilateralmente scelse la strada di confluire in Italia Viva. Noi ci siamo opposti, siamo usciti, abbiamo chiesto al nostro consigliere e al nostro assessore di dissociarsi (cosa che non hanno fatto) continuando ugualmente, per coerenza, a mantenere la fiducia alla giunta. Tutte cose che abbiamo detto con un nostro comunicato stampa.

Fra i componenti di “Patto civico con Gnassi” ci sono state diverse fughe, due fra gli eletti in consiglio comunale, prima Mario Erbetta e poi Davide Frisoni. Cosa a suo parere non ha funzionato?
Non ha funzionato nulla secondo il nostro punto di vista. Patto Civico/Città Metropolitana con i suoi cinque consiglieri doveva essere un gruppo che poteva e doveva condizionare, in senso positivo naturalmente, l’amministrazione comunale. In questi cinque anni invece c’è stato un completo appiattimento sulle scelte del sindaco, della giunta e del Pd. Le uscite sono una naturale conseguenza di questo appiattimento e subalternità al Pd che è stato ben compreso dai due consiglieri. Ci rammarichiamo che non siano stati i “nostri”, più volte sollecitati, a prendere le distanze.

Lei scorge il rischio, anche alla luce delle esperienze che si sono concretizzate a Rimini, che le liste civiche non vadano oltre ad un ruolo di “liste civetta”, sostanzialmente gregarie dei partiti, senza quindi riuscire a incidere effettivamente nell’azione amministrativa? E se sì, come evitare questo rischio?
Il rischio per le liste civiche c’è sempre. Essere fagocitati dai partiti è abbastanza usuale. A noi di Città Metropolitana è purtroppo capitato, pur avendo numeri importanti, di non incidere nell’azione amministrativa, come abbiamo già detto. Però se una lista è veramente civica può svolgere un ruolo importante. Ad esempio può essere un traino per quei cittadini che non vanno a votare, oppure può catalizzare voti che provengono da elettori stanchi dei partiti. Se è veramente civica è più attenta ai temi del territorio, alle comunità locali alle istanze delle periferie, in sostanza è più vicina al cittadino e meno preoccupata dei calcoli elettorali. Cosa che è nel nostro Dna. Su come evitare il rischio non è facile rispondere. Vista la nostra esperienza credo che si debba lavorare fianco a fianco con i partiti, che svolgono un ruolo importante e non differibile, stimolarli a non fare solo calcoli di convenienza politica, entrare il più possibile nella discussione del programma elettorale, porre l’attenzione sulla centralità del cittadino e principalmente delle persone, non cedere a compromessi che alterano la mission civica, essere consapevoli del proprio ruolo e della propria identità.

Guardando all’esperienza amministrativa passata, alla batosta della pandemia e al futuro di Rimini, quali sono le priorità che a suo parere la città deve mettere in agenda per i prossimi anni?
Rimini, ma così l’Italia tutta, deve uscire al più presto da questa pandemia che ha sconvolto il mondo, mettendo in serio pericolo l’economia e il benessere di tutti i cittadini. Ragionando ad ampio respiro credo sia necessario sapere entrare, cioè conoscere e approfondire, nei meccanismi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ci sono risorse importanti alle quali gli Enti Pubblici, Regione e Comuni, possono accedere per programmare interventi a lungo termine. Le aree di intervento vanno dalla digitalizzazione, innovazione, lcultura e turismo, alla transizione ecologica; quindi le infrastrutture per una mobilità sostenibile; inclusione e coesione, lavoro e salute; istruzione e ricerca; giovani e famiglia. Sono aree con risorse destinate che bisogna sapere amministrare. Non tenere conto di questo in un programma per i prossimi cinque anni sarebbe disastroso.

Il centro destra naviga ancora a vista sul candidato sindaco.
Stiamo stimolando la coalizione a fare presto nella scelta del candidato sindaco, figura senza la quale non è possibile predisporre un programma di mandato. Quando ci sarà il candidato condiviso proporremo le nostre priorità per la città. Alcuni temi sui quali faremo le nostre proposte sono questi:
innovazione del comparto turistico (alberghi-spiaggia-attività commerciali); connettività tra amministrazione comunale, imprese e cittadini per servizi efficienti e facilmente accessibili; interventi che tengano al primo posto la salvaguardia ambientale, risanamento e lotta al degrado; sul versante della energia pulita, non scartare del tutto l’ipotesi del parco eolico; e poi viabilità, decentramento e partecipazione, con la reintroduzione dei Quartieri. Ma c’è anche il grande e importantissimo capitolo sicurezza e legalità.

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