Davide Frisoni: «E’ ora che Rimini apra gli orizzonti e guardi oltre il turismo»

Davide Frisoni: «E’ ora che Rimini apra gli orizzonti e guardi oltre il turismo»

"Negli anni novanta abbiamo smesso di pensarci imprenditori a tutto tondo. Noi che raccontiamo al mondo che siamo la terra dell’ospitalità, abbiamo dimenticato quale sia la sua radice. L’attenzione alla persona". Occorre "mettere a tema il futuro" e con un approccio nuovo. Le riflessioni dell'artista e politico riminese a partire dall'intervento di Bonfiglio Mariotti.

Ho letto con attenzione la lettera di Bonfiglio Mariotti che fa un ragionamento ampio e condivisibile. Così come condivisibile è la chiusa della redazione che invoca la “giusta via mezzana”.
Purtroppo i social hanno, per loro natura di brevità, accentuato il giudizio affrettato creando di fatto le due sponde pro o contro. Spesso debordando in insulti. Quello strumento non è indicato per una giusta via mezzana. Per costruirla servono relazioni reali.
Abbiamo imparato molto duramente in questo periodo di Covid che la nostra esistenza (non solo quella economica) è legata ad un filo sottilissimo. Ma questo è perché siamo distratti. Di fatto lo è sempre stato e sempre lo sarà. Ciò che è accaduto e che sta accadendo, ci impone di riprendere coscienza del senso della vita e delle cose. Dei beni che abbiamo, che produciamo, che offriamo e che condividiamo. Dell’uso che facciamo del mondo e della strumentalizzazione che facciamo delle persone.
Noi che raccontiamo al mondo che siamo la terra dell’ospitalità, abbiamo dimenticato quale sia la sua radice. L’attenzione alla persona. L’altro è un bene per me.
Seppur cambiando di molto il modo di concepire la vacanza, il divertimento, il tempo libero, ciò che non è cambiato affatto è che al di là dei concetti vecchi e nuovi di ospitalità, le persone stanno bene se si sentono accolte.
Questo non vale solo per il turismo che è ancora la prima industria riminese, ma per tutti gli ambiti lavorativi, culturali e educativi.
Solo avendo sempre a cuore il bene per sé e per gli altri si può riconcepire anche la burocrazia, affinché non sia solo interpretata e applicata come salvaguardia di una posizione, ma come possibilità di crescita e valorizzazione della vita comune.
Non dimentichiamoci che la burocrazia buona esiste ed è quella che riesce a gestire, accompagnare e valorizzare una città e un paese difficile come il nostro. Senza regole non c’è possibilità di sviluppo armonico in nessun campo e in nessuna area, sia essa produttiva, commerciale, turistica o dir si voglia. Senza una pianificazione che metta a tema interventi strutturali per il futuro e che getti le basi per una nuova burocrazia buona, che sia di servizio e non un ostacolo all’intrapresa, non c’è possibilità di uscire dal vortice burocratico attuale.
Sono stato partecipe in questo mandato e si dovrà continuare e confermare il cambiamento che la Cultura può portare al turismo, diventando determinante anche sulla riqualificazione dell’accoglienza turistica, molto al di sotto gli standard internazionali. Riqualificazione del trasporto pubblico che viene molto apprezzato da chi si muove per cultura perché sensibile al tema ambientale e che volentieri usa mezzi e servizi pubblici se questi sono all’altezza.
E’ ora che Rimini apra gli orizzonti, che guardi oltre al tema del turismo.
Negli anni novanta abbiamo smesso di pensarci imprenditori a tutto tondo.
Tutte le aziende che avevano investito e cambiato l’economia riminese, realizzando comparti di sviluppo industriale e artigianale, creando posti di lavoro e benessere diffuso, hanno subìto il colpo di scelte politiche poco attente al tema del lavoro e che hanno rivolto lo sguardo solo all’industria turistica o alla grande distribuzione (strategicamente sbagliando le locazioni “cittadine” di quest’ultime, che hanno contribuito non poco alla crisi del centro storico). Sbagliato? Forse sì. Il Covid ha messo a nudo una realtà che, fondata solo sulle relazioni come per sua natura è il turismo un po’ goliardico e festaiolo di questi ultimi anni, dimostra tutti i suoi limiti quando diventa quasi l’unico sostentamento della città.
Occorre mettere a tema il futuro. Senza pregiudizi e col desiderio di rimettersi in gioco. E non basta il Piano Strategico che ha un po’ troppo rivolto i suoi interessi solo sul tema del turismo, più preoccupato di gestire le relazioni “albergo-centriche” piuttosto che essere il centro di aggregazione di idee di sviluppo a 360° della città. Ma si può sempre cambiare.
Occorrono infrastrutture importanti. Aeroporto, Avamporto, Autostrada del Mare, Alta velocità per far muovere persone e merci.
Digitalizzazione di tutti gli uffici e servizi pubblici per una amministrazione al passo coi tempi velocissimi della nostra realtà. Proposi io l’assessorato alla digitalizzazione e riorganizzazione della PA alle scorse elezioni. Chi ha gestito questa partita ahimè non è stato all’altezza dell’incarico. Ma si può sempre cambiare.
Rigenerare e rifunzionalizzare le zone artigianali e industriali con nuove destinazioni, lasciando libera intrapresa a chi sa leggere i movimenti del mercato del lavoro, che cambia velocemente interessi e settori di investimento.
Occorre inoltre allacciare i rapporti deteriorati con l’entroterra, Valmarecchia e Valconca, altro cuore palpitante assolutamente da valorizzare, in una relazione di coordinamento vantaggiosa per tutti.
Anche Visit Rimini, la DMC che cura la promo-commercializzazione di Rimini, deve guardare la città dalla battigia, con le spalle al mare e gli occhi verso monte. Quello è il suo vero orizzonte di intervento.
Un ultimo pensiero è rivolto al tema della produzione di energia pulita sul quale sono assolutamente favorevole quando i progetti sono adeguati e concordati. L’impianto eolico proposto recentemente fa parte di quei progetti non adeguati al nostro territorio. Sapete già che in Consiglio Comunale ho chiesto pubblicamente di fermarlo. Non per pregiudizio ma per un giudizio chiaro e semplice. Inadeguato dal punto di vista ambientale, tecnicamente vecchio, troppo vicino alla costa, troppo poco chiare le ricadute dirette sul territorio, positive e negative. Solo io mi sono posto il tema degli espropri che solo il Comune può fare, attirandosi addosso ingiurie e costi in cause lunghissime e costose? Non vi è traccia di copertura finanziaria né di questo né tanto meno su chi deve realizzare i lavori a terra e a quali condizioni… Ribadisco che rimango contrario a questo progetto e soprattutto alla modalità nebulosa con cui è arrivato all’attenzione della politica locale, ma favorevole ad altre più adeguate infrastrutture di produzione di energia pulita.
Mi fermo qui, sempre pensando e auspicando che ci sia la volontà di impegnarsi in un lavoro comune per stabilire priorità, progettualità e visione alla nostra città.

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