Decoro urbano? Capperi che peli!

Decoro urbano? Capperi che peli!

L'assessore Jamil Sadegholvaad è soddisfatto del decoro urbano perché alle attività commerciali questa estate sono state rifilate meno sanzioni. Ma chi ha occhi per vedere si imbatte in una realtà un po' diversa. Non mancano però anche fatti positivi. L'edicola ottocentesca di via Dario Campana è stata finalmente ripulita.

Lo scorso gennaio la studentessa universitaria inglese Laura Jackson, lancia la campagna pseudo femminista “Januhairy”. Le frasi che sulla pagina Facebook sintetizzano in modo abbastanza chiaro il concetto portante della ribellione sono: […] ”Per la società non è attraente, anzi disgustoso, presentarsi al naturale con i peli sul corpo. Siamo così abituate a rimuoverli che siamo come delle sconosciute verso noi stesse”.
La parola “Januhairy” è la crasi tra il lemma january (gennaio) e l’aggettivo hairy (peloso). Non si capisce se gennaio sia semplicemente il mese deputato alla sospensione del doloroso rito depilatorio oppure, essendo il primo mese dell’anno, quello che inaugura una lunga stagione di selvagge selve pilifere senza confini temporali. Fatto sta che l’iniziativa pare avere successo presso alcune note star internazionali. La cespugliazione diventa una vera e propria moda. Variazioni del caso comprese, vedi colorazione mono o pluricromatica dei redivivi scopettoni ascellari e non…. Quindi, peli sì o peli no?

Non sappiamo se il popolo riminese, notoriamente modaiolo, abbia abbracciato i dettami giunti d’oltre Manica. Ma rimanendo in tema di tosature, in questo caso verdi, non rasare le erbacce che crescono anarchiche e indisturbate lungo le strade o non estirparle soprattutto quando ledono l’estetica e la salute dei monumenti, ci pare, se non proprio moda, abitudinaria sciatteria. Anche in centro, purtroppo è frequente imbattersi in erbacce, come segnalatoci da un esperto e attento agronomo riminese che ci ha segnalato il problema. Siamo certi che qualcuno obbietterà che ci sono questioni più importanti, che in fondo qualche filo verde non fa male a nessuno e via discorrendo. Certo, ci sono anche disgrazie peggiori, ma non stiamo facendo altro che dare un modesto contributo alla salvaguardia dello sbandierato “decoro urbano” che a nostro parere non dovrebbe riguardare soltanto quello dei negozi dei cosiddetti viali delle Regine. C’è il decoro cittadino “tout court”, titanicamente assente in alcune zone della città, la cui carenza i riminesi pagano a ben caro prezzo. Venerdì è uscito un comunicato dell’assessore Jamil Sadegholvaad (Sicurezza e Legalità, Igiene pubblica, Lavori pubblici, Attività economiche). Per brevità lo inseriamo in un piccolo richiamo a fondo pagina. Siamo noi ad aver visto un altro film o addirittura ci siamo seduti nel cinema sbagliato? Alcuni (troppi) scorci di Borgo Marina e di Marina Centro sono forse un terribile svolazzo onirico, dovuto a una cena pesante?

Eleganza in batteria. Marina centro, Rimini

Dove hanno controllato i controllori? Li hanno spediti a Wonderland? In centro c’è la tenda di un negozio che da giallo/bianca è diventata nero/grigia. E’ palese: la vediamo solo noi. E ogni volta soffochiamo i rigurgiti. A Marina Centro, nello stesso negozio da noi segnalato (con foto) lo scorso anno, persiste la consuetudine di fermare i piedistalli dei manichini con batterie da auto. Dobbiamo dare atto all’assessore Sadegholvaad che un miglioramento, rispetto allo scorso anno, si è visto: due di queste sono state ricoperte da un elegante tessuto mimetico “animalier” perfettamente in sintonia con la moda del momento. Volendo tornare seri, ma è dura, in questo caso potrebbe intervenire anche l’assessorato all’ambiente. Come siamo esigenti. Decoro Pubblico? Ci menano per il naso. Meglio tornare al più leggero e colorato tema del verde. Facciamo dunque una girata di verifica nelle vie del centro.
Iniziamo da piazza Cavour e dal “palazzo”, sede e motore dell’intellighènzia cittadina. Il biglietto da visita di Rimini, l’abito buono da esporre impettiti. Peccato che dall’occhiello del bavero non spunti una gardenia bensì facciano capolino disordinati ciuffi verdi. Cominciamo bene.

Piazza Cavour

Scattiamo diverse foto. Anche in via Leon Battista Alberti, una di quelle indicateci. Da quel giorno, tra i marciapiedi e gli edifici, sia da un lato che dall’altro, le macchie erbose resistono intonse, tranne che lungo il fianco del Tempio Malatestiano, dove è stata compiuta un’opportuna quanto inopinata rasatura.

Abbiamo il malizioso sospetto che qualcuno, dopo averci visto fotografare, abbia fatto recidere la sterpaglia, proliferata perfino davanti ai sarcofagi ospitati all’interno delle arcate cieche. L’altezza degli sterpi fa presumere che questi non fossero cresciuti in pochi giorni come funghi, ma guarda caso a poche ore dalla nostra incursione… pulizie di Pasqua. Va bene così, naturalmente.

Comunque, come in ambito pilifero, anche in quello vegetativo, non tutti la pensano allo stesso modo. Ma non è detto che il gusto personale coincida con la corretta manutenzione dei beni pubblici. In una conversazione di un paio di mesi fa, un assessore comunale sosteneva come le piante di cappero sulle mura di Castel Sismondo fossero a suo dire legittimate a rimanere dove sono per almeno tre motivi: «1° perché è più bello il muro, 2° perché apporta i noti benefici ambientali comuni a tutte le piante (su questo punto siamo tutti d’accordo, ndr), 3° perché quella parete spianata a me non piace per nulla; è più bella così com’è».

Capperi: divieto di sosta

La prima e la terza voce sarebbero comunque opinabili poiché attengono al gusto personale. Ma non è questo il punto. Il fatto è che contrariamente a quanto pensi l’assessore, ha pienamente ragione l’avvocato Carlo Rufo Spina, consigliere comunale che ai capperi della rocca ha fatto una lunga battaglia (finora, purtroppo persa). Le ottime ragioni del consigliere Spina sono tutt’altro che peregrine. E nemmeno isolate.

Poco meno di quattro anni fa, Alessandro Russo, capo-redattore della rivista on line “Ponza Racconta”, intervista l’architetto Valeria Casella, non propriamente l’ultima arrivata in tema di conservazione dei beni archeologici. Attualmente la dottoressa ricopre la carica di funzionario architetto presso il Parco Archeologico di Ostia Antica per il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. Oltre ai nostri lettori, il qualificato parere potrebbe (dovrebbe) suscitare l’interesse dell’amministrazione pubblica riminese. Vedremo se dopo lo scavo del fossato rimarrà infine qualche pìcciolo per salvaguardare Castel Sismondo.
Uno stralcio dell’intervista: «Sono architetto, lavoro nel campo del restauro dei monumenti e in particolare nei cantieri della Soprintendenza Archeologica di Roma. I luoghi che frequento ogni giorno per lavoro sono interessati dalle problematiche del degrado dovuto alla vegetazione che infesta i monumenti. Chi studia per diventare architetto non impara solo ad arredare appartamenti, ma anche che la pianta di cappero è pericolosa per le murature antiche, così come deve sapere il motivo per cui nei cimiteri si piantano cipressi e non platani. Il cipresso ha radici che si sviluppano in profondità nel terreno, seguendo lo stesso profilo della chioma; esse hanno uno sviluppo ‘a fittone’ e non si propagano in orizzontale in superficie ai piedi dell’albero intralciando le sepolture come i platani, o anche i pini, caratteristica che è anche la principale causa di dissesto delle strade di molte città. Per l’esame di “Restauro dei monumenti” si analizzano tutte le forme di degrado possibili dei materiali lapidei e tra queste c’è la vegetazione infestante che comprende vegetazione superiore e le patine biologiche come muschi e licheni. Tra le piante che attecchiscono tra la malta dei giunti delle muratura ci sono anche le piante di cappero. (…) I capperi svolgono un’azione distruttiva principalmente attraverso la pressione che esercitano a causa dell’accrescimento del loro apparato radicale che può spingersi molto in profondità nelle fratture della muratura o crearne di nuove producendo sconnessioni con conseguenti danni meccanici oltre a facilitare l’ingresso dell’acqua che favorisce l’innescarsi di ulteriori fenomeni di degrado. Quindi le piante di cappero sono pericolose anche perché oltre a ricoprire la muratura creando danni meccanici e disgregando la malta tra i giunti della muratura, creano l’ambiente adatto per far impiantare altre piante infestanti: dalle briofite, le più elementari come licheni, muschi ed epatiche), alle tracheofite (piante più evolute dotate di un sistema vascolare) e di altri macro- o micro-organismi infestanti».

Una lunga battaglia per ridare decoro all’edicola ottocentesca, quella condotta dal nostro giornale, e finalmente…

Risolta definitivamente (per quanto ci riguarda) la questione “cappero”, in chiusura diamo con piacere una buona nuova: al centro della rotonda Marianna Mozzoni in via Dario Campana, l’edicola ottocentesca edificata dell’ingegner Gaetano Urbani è stata finalmente liberata dagli aghi di pino e dai tronchi lasciati (colpevolmente!) crescere sulla cuspide. Ora basterà una ripulitura saltuaria, ma costante. Si farà?

L'assessore vede miglioramenti nel decoro urbano
Secondo l’amministrazione comunale cresce il decoro urbano fra le attività commerciali perché a due anni dall’applicazione del regolamento in materia, calano le violazioni. “Dagli oltre 200 controlli fatti dalla Polizia Locale alle attività dislocate sul litorale, con particolare attenzione alla zona della marina, sono state 20 le sanzioni elevate per irregolarità, di cui 3 nel litorale nord. Violazioni contestate sia in riferimento al decoro urbano, che per irregolarità legate all’occupazione del suolo pubblico”. “Sicuramente è un risultato incoraggiante – spiega l’assessore alle attività economiche del Comune di Rimini, Jamil Sadegholvaad – spinto forse anche dai controlli dell’estate precedente, in cui si sono sentite coinvolte anche le tante attività gestite da stranieri, che l’anno precedente si erano fatte trovare impreparate. Si tratta senz’altro del contributo di tutta una comunità imprenditoriale che, in maniera responsabile, sta dando una risposta seria ad una traiettoria precisa segnata dall’amministrazione, oltre a rappresentare un segnale importante anche dal punto di vista dell’integrazione.”

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