Elezioni comunali: per capire la vera posta in gioco che agita i sonni di molti a sinistra

Elezioni comunali: per capire la vera posta in gioco che agita i sonni di molti a sinistra

Lo scontro interno sui candidati è aria fritta. La preoccupazione di fondo è una: come riuscire a non perdere il potere reale. In ballo centinaia di milioni di euro.

Dunque la sinistra, stando ai sondaggi, se si votasse oggi perderebbe il Comune di Rimini.
Qualcuno dei satelliti del Partito democratico ha parlato sui giornali di una città “in grande progressione culturale, urbanistica, turistica, sociale”. Se questa fosse la verità, non ci sarebbero problemi e la giunta Gnassi troverebbe facilmente in famiglia i suoi eredi.
Il fatto è che gli elettori la pensano diversamente. Ed è proprio questo a mettere paura ai più avvertiti ed esperti fra i politici ex Pci-Pds-Ds-Pd. Non a caso, da mesi si stanno sbranando per le candidature.
Ma fermiamoci un momento e domandiamoci quale sia il vero motivo degli scontri interni.
Lo scoglio da superare è forse la scelta fra i tre-quattro nomi in circolazione, oppure le questioni sul piatto sono altre?
Che cosa c’è veramente in ballo alle amministrative?
Per rispondere basta fare due conti.

Il Comune di Rimini nel suo bilancio 2019 ha segnato un attivo di 1 miliardo e 148 milioni di euro, un patrimonio netto di 984 milioni, ricavi caratteristici per 187 milioni di euro [relazione organo revisore]

Il Comune di Rimini nel solo anno 2017 ha speso 1,8 milioni di euro per pagare 380 incarichi di collaborazione esterna o consulenza [fonte: https://archivio.comune.rimini.it/sites/comune.rimini.it/files/albo_incarichi_anno_2017.xls ].
Quanto al personale interno, il Comune di Rimini è un autentico colosso che dà lavoro a un mare di persone: ha un super-dirigente, 18 dirigenti, 36 posizioni organizzative, 1.306 posti previsti dalla dotazione organica (attuali dipendenti circa 1.100) più 14 docenti di musica. In totale, 40,6 milioni di euro lordi annui in stipendi e oneri solo per il personale a tempo indeterminato [dati].
Ma ecco che cos’altro distribuisce in giro il Comune.

Nel solo anno 2019 sono stati pagati contributi, sussidi, sovvenzioni e vantaggi economici per un totale di 6,1 milioni di euro [fonte: Albo dei beneficiari].
Il Programma biennale di acquisti di forniture e servizi 2021/2022 vale un importo totale di 43 milioni di euro.
Il Programma triennale dei lavori pubblici 2020/2022 vale un importo totale di 81,7 milioni di euro.
Non è finita.

Il Comune ha 6 società partecipate, 5 enti di diritto privato controllati, poi le società partecipate indirettamente (che sono 11 più altre 27 facenti parte del Gruppo Hera) [dati aggiornati al 5 gennaio 2021, fonte].
Le attività economiche controllate più o meno direttamente da palazzo Garampi vanno dalla messa a dimora dei platani agli asili nido alle onoranze funebri e cremazione, dalla gestione dell’acqua alla vendita all’ingrosso di ortaggi, dai massaggi termali all’università, dalle reti in fibra ottica agli autobus ai musei e teatri, dall’organizzazione di fiere e congressi al ciclo dei rifiuti, per finire con la gestione di aeroporti e pacchetti turistici aerei (in questo caso con due società attualmente in fallimento, dati i brillanti risultati ottenuti nel settore fly dal tandem Vitali-Gnassi).
In breve, il Comune “cura” i cittadini riminesi portandoli dalla culla al loculo, nel frattempo organizzando per loro in vita anche i divertimenti, pardon, i fracassi notturni, specie se di massa. Tutto, naturalmente, a spese dei contribuenti.

Per mettere le unghie in questo popo’ di roba, sapete quanti amministratori nomina il Comune nelle società partecipate e controllate? La cifra – approssimata per difetto, aggiornamento all’1 gennaio 2021 [fonte] – è di 52 (cinquantadue) persone attualmente in carica.
Nomine che – anziché diminuire ed essere razionalizzate – aumentano nel corso degli anni: infatti nel 2017 erano “solo” 44 gatti, in quattro anni cresciuti poi del 28%.

Costoro, gli amministratori nominati, dovranno pur vivere. E infatti la mangiatoia di prebende vale oltre mezzo milione di euro di compensi annui lordi (precisamente 522mila e 600 euro), cui vanno aggiunti i gettoni di presenza, da un minimo di 100 (cento) euro a botta, a un massimo di 500 euro, record raggiunto da RiminiTerme. Il primato appare anomalo, visto che proprio questa società iper-gettonata ha segnato i bilanci in rosso sia nel 2017 che nel 2019.
Va comunque precisato, per la cronaca, che non tutti i nominati sono compensati in denaro e non tutti i cda e collegi sindacali prevedono gettoni. Al sistema imperniato sul Comune, infatti, le società partecipate servono anche per accontentare con una poltrona – a volte solo una poltroncina simbolica – i politici in disarmo. Per dire, nell’elenco dei 52 si trovano cognomi e nomi di ex assessori, capigruppo, consiglieri o perfino deputati: Bernabè Tonino, Giannini Stefano, Ioli Luca Maria, Marchioni Elisa, Turci Donatella, Vitale Vittoria Eugenia, Zaghini Paolo.

Il discorso sui conti delle partecipate sarebbe troppo lungo, qui ci limitiamo a uno sguardo su Rimini Holding, al 100% del Comune, la “cassaforte” che detiene a sua volta le quote di quasi tutte le altre società di cui sopra. Il bilancio consolidato 2019, nello stato patrimoniale vede alla voce dell’attivo un valore di quasi 120 milioni di euro di partecipazioni, nel passivo un totale debiti di 20 milioni. Nel conto economico, pur essendoci un buco di oltre un milione di euro (differenza tra valore e costi della produzione), il risultato netto è positivo per oltre 8 milioni, grazie soprattutto ai 6,3 milioni di proventi da partecipazioni e interessi finanziari.

Riepilogando: il Comune di Rimini è un giocattolo da centinaia di milioni di euro e chi lo governa ha in mano una fetta notevole di potere, non immaginario ma reale. Potere reale. Questo sta agitando da tempo i sonni di molti, a sinistra: perdere il potere reale. Una eventualità che, con scialbe figure di partito o d’apparato, avrebbe molte possibilità di concretizzarsi.

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