Esclusiva: ecco dove sono finite le biciclette che avevano invaso la riviera e da dove ripartiranno

Esclusiva: ecco dove sono finite le biciclette che avevano invaso la riviera e da dove ripartiranno

Le 4800 oBike disseminate sulla costa romagnola lo scorso anno adesso le gestisce il "Centro in bici" di Ravenna. Per l'estate 2019 le biciclette in circolazione saranno le stesse ma con un nuovo marchio: "+Bike". Cambiano anche le modalità: di certo andranno agli hotel che aderiranno all'iniziativa. Mentre per il servizio urbano più generale tutto dipenderà dagli accordi che saranno presi con i comuni: "Se lasciato solo sulle spalle del privato questo servizio non si regge". Da dove hanno fallito i colossi asiatici riparte un'azienda romagnola.

Dove sono finite le biciclette gialle che avevano invaso Rimini (e tutta la costa da Cattolica ai lidi ravennati)? Letteralmente, nel senso che si vedevano ovunque, anche parcheggiate in luoghi inopportuni e pericolosi, ai margini delle strade e nelle aiuole. Se ne sono viste smontate e distrutte, altre volate nei cassonetti e anche nei corsi d’acqua. Ma il grosso della flotta non può essersi volatilizzato. E infatti eccole qua. Per ora stazionano in una zona defilata di Cervia dove attendono di tornare in strada e ve le possiamo mostrare in anteprima. Le ha acquistate un ravennate – in collaborazione con Duratel Srl – che si può dire sia stato il precursore del bike sharing nel Belpaese: anche a Rimini arrivarono le sue biciclette rosse, utilizzabili con una chiavetta. Parliamo di una ventina d’anni fa. Il brevetto è di Fulvio Tura, titolare dal 2000 del “Centro in bici”. E’ sempre lui che vuole ridare vita alle oBike.

Il deposito di oBike a Cervia, il più grande dei tre dislocati fra Ravenna e Cattolica

Spera di dare una seconda chance alle oBike messe in circolazione da una multinazionale di Singapore, che però ha avuto vita breve. E’ incappata in un fallimento e non è stata l’unica. Nel 2017 la stessa fine toccò a quello che sembrava un colosso, Bluegogo, che infatti era fra le prime tre aziende cinesi di bike sharing, e poi Wukong e anche altre, seppure più piccole, hanno presto chiuso i battenti. L’altro marchio internazionale, Ofo, che da Pechino in pochi anni si era ramificato in America, Israele, India ed Europa, mettendo sulle strade circa 15 milioni di biciclette, ha avuto lo stesso destino. E pure Mobike è in via di ridimensionamento e alle prese con molti problemi. Sì, perché nei paesi asiatici il mercato delle biciclette a noleggio è stato addentato da una quantità di start up più o meno solide, molte delle quali si sono rapidamente sgonfiate lasciando rottami e voragini di debiti, tanto che il Financial Times ha parlato di “bolla del bike sharing”. Nella sola Cina erano spuntate una settantina di aziende di bike sharing con 23 milioni di biciclette. Nella disfatta delle dueruote dotate di Gps e utilizzabili con uno smartphone, hanno giocato tanti fattori: i prezzi bassi, gli alti livelli di vandalismo, gli elevati costi di ammortamento, l’assenza di regolamentazione e tanto altro.

Diciamolo: visto lo scenario, Fulvio Tura non manca di coraggio. Fu lui a contattare la oBike nel 2017 per proporre lo sbarco in riviera ed oggi traccia questo bilancio: “Il gradimento c’è stato e il consenso pure. Quest’anno mi sto proponendo agli alberghi della costa romagnola per replicare il servizio, però con una novità sostanziale: le biciclette saranno ad uso esclusivo dei clienti degli hotel, anche per evitare che chiunque le possa prendere creando quei problemi che si sono riscontrati in passato”. Ma Tura sta anche contattando le amministrazioni comunali per capire se siano interessate al servizio urbano di bike sharing. Quindi viaggia su due binari: “Per quanto riguarda gli hotel sto già ricevendo adesioni, mentre con i Comuni il dialogo è appena avviato”. Riassumendo, al momento è abbastanza certo che da maggio o giugno rivedremo le ex oBike muoversi nelle località turistiche guidate dagli ospiti degli hotel, mentre per sapere se partirà anche il bike sharing cittadino bisognerà attendere l’esito delle “trattative” con sindaci e assessori. Non le tremano un po’ i polsi nell’imbarcarsi in questa avventura? “Il discorso è abbastanza semplice: se di tutte le società cinesi che facevano free floating in giro per il mondo ne è rimasta solo una un motivo ci sarà. Me lo sono chiesto anche io”. E cosa si è risposto? “Se lasciato solo sulle spalle del privato questo servizio non si regge”. E poi quelli falliti erano colossi non semplici privati. “Infatti. Se sarà solo sulle mie spalle il servizio urbano non si farà”. E già questo è un cambio di passo non piccolo: con le biciclette oBike i Comuni non hanno tirato fuori un euro, mentre il nuovo sistema non sarà comunque a costo zero.

Fulvio Tura per oBike si occupava della manutenzione delle biciclette e ne ha fatta di strada per portare assistenza: “L’anno scorso ho percorso 52mila chilometri tra Ravenna e Cattolica”, dice. Poi la società asiatica è finita male (“attualmente è in liquidazione”) e Tura da creditore è riuscito a farsi ripagare con le biciclette. Quasi tutte quelle che erano su strada nel 2018 in riviera: furono 4800 da Ravenna a Cattolica. Quest’anno vorrei riproporre lo stesso numero, qualora ne servissero di più non avrei problema ad acquistarle da oBike che in giro per il mondo ne ha una quantità”.

Le biciclette saranno la stesse che hanno invaso la costa romagnola la scorsa estate, ma avranno dei nuovi adesivi che contraddistingueranno la gestione by “Centro in bici”. Non si chiameranno oBike ma “+Bike”: “L’etichetta rossa indicherà le bici per gli alberghi, mentre il colore blu quelle di tipo urbano, ovviamente se riuscirò a partire”, spiega Tura. Ci sarà anche una nuova app per gestirle, che nel caso del bike sharing urbano potrebbe orientarsi verso un’applicazione già molto utilizzata e che consente di acquistare biglietti per bus, metro e treno e pagare la sosta. Si vedrà. “Questo è un servizio che a pieno titolo deve essere inserito nel novero dell’offerta turistica della nostra costa”, chiosa Fulvio Tura.

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